Il suicidio dell’Europa secondo Mosca


Il ministro degli Esteri russo ha parlato di «suicidio energetico» da parte dell’Unione europea, continuando a sostenere il danno autoinflitto dall’Occidente.
Da quando l’Europa e gli Stati Uniti hanno approvato il primo pacchetto di sanzioni contro la Russia, il capo del Cremlino Vladimir Putin ha subito affermato che «avrebbe fatto più male» all’Occidente che a Mosca. Una convinzione condivisa anche da alcuni esponenti politici nostrani come Matteo Salvini, che verso la fine della campagna elettorale aveva chiesto di rivedere le sanzioni in modo che fossero meno gravose per famiglie e imprenditori. L’attività ritorsiva della Russia, in effetti, con i rifornimenti di gas centellinati e l’aumento dei prezzi, ha davvero influito negativamente sul mercato, in aggiunta a un tasso di inflazione sempre più alto. A distanza di mesi Mosca torna a farsi sentire parlando di «suicidio energetico» da parte dell’Unione europea.
Nello specifico, la convinzione espressa dal vice ministro degli Esteri russo Alexander Grushko, nel suo intervento alla XV edizione del Forum economico eurasiatico, in corso a Baku è che «Siamo nella fase finale del suicidio energetico dell’Europa». E che siamo entrati in questa fase, ha denunciato il numero due della diplomazia di Mosca, lo dimostra «la reazione di assoluta impassibilità dell’Europa di fronte agli attacchi contro i gasdotti Nord Stream 1 e 2, che sono di proprietà russa, ma costituiscono la base della sicurezza energetica dell’Europa».
Grushko ha ricostruito come si è arrivati a questa fase, dall’avvio della cooperazione tra Russia ed Europa per la costruzione dei primi gasdotti alla «rinuncia totale alla libertà da parte europea, scambiata con la dipendenza dagli Stati Uniti».
Nel corso dei decenni, sono stati realizzati decine di progetti nell’ambito della cooperazione tra Mosca ed i Paesi europei, progetti che sono stati tenuti «al di fuori del contesto ideologico, c’è stata la Guerra fredda e poi la guerra nella ex Jugoslavia, interi Stati sono scomparsi dalla mappa, ma a nessuno mai è venuto in mente di utilizzare la cooperazione energetica come arma di pressione e anche militare», ha sottolineato il vice ministro degli Esteri russo. Che poi ha lamentato come invece ad un certo punto «gli europei abbiano deciso di rinunciare ai vantaggi che venivano dalla cooperazione con la Russia, mentre gli Stati Uniti sono riusciti a evitare quello che temevano di più: il riavvicinamento tra la Russia e l’Europa».
Purtroppo per noi ha ragione.
Ci siamo auto evirati.
In modo particolare in Italia.
Siamo sempre stati molto dipendenti dall’estero in fatto di energia ed ora paghiamo le conseguenze di una politica cieca e scellerata.