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Truffa del finto incidente: cos’è e come difendersi

4 Marzo 2023 | Autore:
Truffa del finto incidente: cos’è e come difendersi

C’è stato un sinistro stradale, tuo figlio sta per essere arrestato: per evitarlo puoi pagare e tutto si risolve. Così operano falsi carabinieri e poliziotti.

Negli ultimi tempi si è diffusa una truppa molto pericolosa e subdola: è la truffa del finto incidente. Colpisce specialmente chi ha figli, o nipoti, già grandi e che vivono fuori di casa; quindi le vittime sono in prevalenza persone anziane, tendenzialmente più fragili ed esposte ai raggiri.

Vediamo cos’è la truffa del finto incidente e come difendersi da questi imbrogli, che possono costare cari se si cade nella trappola e si consegna una notevole somma di denaro a colui che si presenta come benefattore ma che in realtà opera come un malfattore.

Quello che stiamo per dirti non ha nulla a che vedere con la ormai classica truffa dello specchietto rotto, che avviene in presenza simulando un falso incidente per chiedere un risarcimento.

Truffa del finto incidente: cos’è?

La truffa del finto incidente è un tipo di truffa che si consuma a distanza. Parte con una telefonata alla vittima – di solito nelle ore serali o notturne, ma talvolta anche in pieno giorno – in cui si avvisa che il figlio, nipote o comunque una persona cara di famiglia ha avuto un grave incidente stradale ed è stato ricoverato. Chi parla si presenta come un’autorità – a seconda dei casi, un carabiniere o un poliziotto (spesso si qualifica come graduato: maresciallo, brigadiere, commissario, ispettore), ma in alcune varianti c’è anche la figura dell’avvocato o del medico ospedaliero – e comunica che un familiare – il figlio, la figlia o un nipote – ha avuto un incidente stradale, che è accaduto per colpa sua: guidava ubriaco, o sotto effetto di sostanze stupefacenti, e senza assicurazione.

Se l’interlocutore appare incredulo, il truffatore aggiunge dei particolari inquietanti: dice che il sinistro è stato grave, che ci sono dei feriti, che il ragazzo ha tentato di scappare o ha fatto resistenza agli agenti. Per tutto questo il conducente rischia di essere arrestato: è già stato fermato e condotto in caserma, e perciò non può parlare personalmente con il genitore o con gli altri parenti.

Truffa del finto incidente: quando scatta la trappola

A questo punto scatta la trappola per raggirare la vittima, ormai allarmata da quanto gli è stato raccontato, e che magari chiede cosa bisogna fare per evitare quelle conseguenze negative: il truffatore afferma che è in grado di intervenire in maniera fattiva e risolutiva, ad esempio “aggiustando” la faccenda coi colleghi, o – se si è spacciato per avvocato o medico – promettendo la scarcerazione e quindi il rilascio immediato, o l’alterazione del referto delle analisi. Una variante della truffa consiste nella richiesta di una «cauzione» per evitare l’arresto (anche in questo caso, da consegnare in contanti al poliziotto o carabiniere): ma la legge italiana non lo prevede affatto.

Però niente per niente: per fare tutto questo ci vuole un compenso. Il prezzo del favore va pagato subito, e in denaro contante. Prendere o lasciare, non ci sono alternative. Se vuoi bene a tuo figlio, o a tuo nipote, e vuoi risolvere il problema, ti conviene pagare. La cifra richiesta è elevata ma non è altissima: di solito si tratta di mille, o anche duemila euro: vista la gravità dei fatti, conviene accettare. A chi consegnare questa mazzetta? A un complice del truffatore, il quale dice che un suo collega, nel giro di pochi minuti, si recherà personalmente a casa per prendere la somma. Ovviamente andrà in borghese e raccomanda silenzio e discrezione, per non dare pubblicità alla vicenda.

Se il truffato dice di non avere quell’importo immediatamente disponibile in contanti, il truffatore gli replica di non preoccuparsi: non c’è bisogno di andare a prelevare al bancomat, si accontenta anche di oggetti preziosi di pari valore, come gioielli o orologi. A questo punto, se la vittima aderisce il gioco è fatto: i truffatori si impossessano dei soldi, o dei valori, e se ne vanno indisturbati. Pronti a replicare lo stesso meccanismo nei giorni successivi con altre vittime, che vengono scelte accuratamente.

Finto incidente: perché è reato di truffa

Il reato di truffa attraverso questo sistema del finto incidente è conclamato e sussiste in tutti i suoi elementi costitutivi: precisamente, scatta quando si pongono in essere «artifizi o raggiri» che, inducendo in errore, consentono di procurarsi  un ingiusto profitto con altrui danno [1]; la punizione è la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa fino a 1.032 euro. Si può ravvisare anche l’aggravante della “minorata difesa” (che aumenta la pena fino ad un terzo) perché il colpevole approfitta di circostanze di tempo, di luogo e di persona tali da impedire la reazione della vittima: ad esempio, telefonando di notte, o ad una persona anziana.

Se la vittima non aderisce alla richiesta di denaro, sussiste comunque la tentata truffa, a norma dell’art. 56 del Codice penale, essendo stati compiuti «atti idonei, diretti in modo non equivoco», a perpetrarla.

Truffa del finto incidente: come difendersi?

La truffa del finto incidente fa leva sull’affetto che la vittima nutre nei confronti del proprio familiare e sullo sgomento nell’apprendere, all’improvviso, che ha avuto un incidente e sta per essere arrestato. Inoltre è basata su due presupposti che agiscono efficacemente a livello psicologico: la gravità e l’urgenza. In questo modo la vittima è messa alle strette, e viene costretta a decidere subito  il da farsi. Tutto si consuma nel giro di pochi minuti, il tempo che passa tra l’adesione alla richiesta di denaro e l’arrivo a casa del complice per prelevarlo.

Per impedire questi raggiri, nel momento in cui si riceve la telefonata truffaldina le forze dell’ordine consigliano di adottare questi semplici accorgimenti e cautele:

  • mantenere la calma e la lucidità: bisogna ragionare a mente fredda, senza farsi prendere alla sprovvista;
  • contattare il congiunto che si crede essere in difficoltà: basta una telefonata o un messaggio su WhatsApp per rassicurarsi delle sue condizioni e capire che non ha avuto nessun incidente o fermo di polizia;
  • prendere tempo con il truffatore, adducendo ogni possibile scusa per non aderire alla sua illecita richiesta;
  • appena chiusa la telefonata, chiamare il numero di emergenza 112 per avvertire dell’accaduto (con l’occasione si potrà sapere se il proprio familiare è stato veramente coinvolto in un incidente stradale);
  • attenzione: se si è ricevuta la chiamata truffaldina sul numero di telefono fisso, la chiamata d’emergenza alle forze dell’ordine va fatta dal cellulare, perché di solito il malfattore non chiude il collegamento; perciò la vittima che compone il 112 o il 113 continuerebbe a parlare con lui (e crederebbe che è veramente un appartenente alle forze dell’ordine);
  • non aprire la porta di casa: i truffatori potrebbero reagire in maniera violenta al rifiuto di consegnargli il denaro o i preziosi.

note

[1] Art. 640 Cod. pen.


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