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Nuove regole anti rave, a rischio i sit-in?

2 Novembre 2022 | Autore:
Nuove regole anti rave, a rischio i sit-in?

La nuova norma sui rave party, per come è scritta, non punisce esclusivamente chi partecipa a questi raduni illegali ma rischia di colpire anche chi manifesta.

Per qualcuno non sarebbe male se, in virtù del nuovo decreto legge varato dal Consiglio dei ministri che ha lo scopo di punire chi organizza e partecipa a rave party illegali, saltassero anche le infinite e, spesso, inutili riunioni condominiali. Del resto, inutile negarlo, seppur non siano un vero party spesso per il disordine e il caos che creano le riunioni condominiali sanno essere altrettanto rumorose.

Ma oltre ad essere una simpatica provocazione avanzata dal comico Fiorello questa mattina, che in una diretta su Instagram ha chiesto al Governo di vietare le riunioni di condominio, perché «Ci sono delle priorità, bisogna occuparsi delle cose che incidono sulla vita delle gente»,  la nuova norma non inciderà su questo tipo di attività ma il rischio, come ha messo in evidenza l’opposizione di Governo, c’è per altri tipi di raduni non autorizzati, come manifestazioni studentesche o dei lavoratori.

Con il decreto legge approvato il 31 ottobre, il Cdm ha modificato «le norme relative all’invasione di terreni o edifici, pubblici o privati, con la previsione della reclusione da 3 a 6 anni e della multa da 1.000 a 10.000 euro. Se il fatto è commesso da più di 50 persone allo scopo di organizzare un raduno dal quale possa derivare un pericolo per l’ordine pubblico o la pubblica incolumità o la salute pubblica. Nel caso di condanna o applicazione della pena su richiesta delle parti, si prevede la confisca delle cose utilizzate per commettere il reato».

Il neo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, con lo scopo di giustificare l’utilizzo della misura del decreto legge per varare una norma sui rave party, ha spiegato che «I requisiti di necessità e urgenza nascono dal fatto che l’assenza di una normativa efficace nel nostro Paese ci rendeva particolarmente vulnerabili, come testimonia la cronaca degli ultimi anni».

Il Viminale, per sedare le critiche sorte in seguito alla pubblicazione del nuovo testo, ha specificato che «La norma anti-rave illegali interessa una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo per la salute e l’incolumità pubbliche. Una norma che non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà di manifestazione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle Istituzioni».

Eppure, il rischio che vengano punite altre attività oltre a quelle illegali dei rave, è concreto. Nella lettera del neo introdotto art. 434-bis relativo proprio «all’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica», infatti, possono rientrare raduni di tutt’altro genere, come le occupazioni studentesche di scuole e università, o le manifestazioni pacifiche in piazza (non le riunioni di condominio autorizzate, nonostante le speranze di qualcuno). Ed è proprio per questo che l’opposizione è allarmata: il diritto di manifestare deve rimanere inviolabile.

«Ieri era un timore, dopo aver letto il testo della nuova norma che hanno introdotto, è una certezza: hanno usato il pretesto del contrasto ai rave per inserire norme con pene pesantissime che potranno essere utilizzate in ben altri contesti. E penso ad esempio ai cortei sindacali dei lavoratori sempre più esasperati, alle mobilitazioni studentesche o alle proteste dei comitati e dei movimenti come quelle che in questi mesi si sono sviluppate a Piombino. Una decisione rischiosa e pericolosa, che può semplicemente avvelenare ulteriormente il clima sociale e politico del Paese» ha affermato il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra. «Ormai è evidente dopo solo qualche giorno del nuovo esecutivo: intendono farsi beffa della Costituzione, e preparano per i prossimi mesi una blindatura delle proprie azioni».

Per il deputato e presidente di Più Europa, Riccardo Magi, «la lettura del testo rivela una norma molto diversa dal provvedimento specifico sui Rave che è stato evocato nella conferenza stampa di ieri dalla presidente Meloni e dai suoi ministri. Si tratta di una norma talmente generica e a maglie così larghe che potrà trovare applicazione nei casi più disparati e con grande discrezionalità. Una legge dal sapore putiniano».

Enrico Letta, segretario uscente del Pd, ha invece twittato «Il Governo ritiri il primo comma dell’art. 434 bis di riforma del Codice Penale. È un gravissimo errore. I rave non c’entrano nulla con una norma simile. È la libertà dei cittadini che così viene messa in discussione».

Ma ad essere preoccupati sono anche le associazioni come Amnesty Italia, Rete degli Studenti Medi e l’Unione degli Universitari che vedono leso e in pericolo il diritto a manifestare pacificamente a causa della vaghezza del testo.

La nuova norma solleva anche un ulteriore problema: quello delle intercettazioni. «Col nuovo reato sono possibili le intercettazioni per tutti, perché la pena prevista è superiore a 5 anni, e il codice di procedura penale prevede che le intercettazioni sono consentite per tutti i reati con la pena massima superiore a 5 anni, o se si vuole non sono consentite per reati con la pena massima inferiore a 5 anni. E qui si tratta di un reato che prevede una pena massima fino a 6 anni» ha spiegato all’Adnkronos il presidente dell’Unione Camere Penali Italiane, Giandomenico Caiazza.

«Dicono che questo vale per gli organizzatori e non per i partecipi – spiega Caiazza -, ma non è così, perché nella norma si dice solo che se si è partecipi la pena è ‘diminuita’, dunque ci troviamo di fronte a quella che tecnicamente si chiama una ‘diminuente’, non una pena diversa».

«Aggiungo – osserva ancora Caiazza – che si continua a parlare di norma sul Rave, ma questa non è una norma sul Rave, nel testo non c’è nessun riferimento ai Rave, è una norma che si riferisce a qualunque adunanza, riunione di più di 50 persone, su terreno privato o pubblico, che venga qualificata come pericolosa. Quindi qualunque adunanza o riunione superiore a 50 persone di qualunque genere, personale o per fare una manifestazione pubblica, per occupare una facoltà, per fare qualunque cosa, ricade in quest’ipotesi di reato». Non vi è alcuna tassatività nella norma, pertanto la valutazione della pericolosità della situazione starebbe alla discrezionalità dei Prefetti, braccio esteso del Governo.



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