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Posso lavorare mentre sono in malattia?

9 Novembre 2022 | Autore:
Posso lavorare mentre sono in malattia?

Il dipendente può svolgere attività extra durante il periodo di assenza dal lavoro? Quando c’è il rischio di essere licenziati?

Un brutto virus ti ha sdraiato, nel senso vero del termine: ti ha costretto a letto per parecchi giorni, e poi il tuo medico curante te ne ha dati altri di convalescenza, per favorire il recupero attraverso il riposo a casa. Però tu non sei il tipo che resta con le mani in mano e vorresti fare qualcosa, approfittando di questo periodo per arrotondare un po’ lo stipendio. Così ti chiedi: posso lavorare mentre sono in malattia?

La tua più grande preoccupazione non riguarda la salute o le energie, ma consiste in questo: temi di essere scoperto dal tuo datore di lavoro, che potrebbe non prendere bene quel comportamento. In tal caso, rischi di subire un procedimento disciplinare e, forse, di essere addirittura licenziato. Beh, se la pensi così, la tua paura è fondata: alcune aziende lo fanno, ravvisando nella condotta del dipendente che svolge un secondo lavoro durante il periodo di congedo per malattia una grave violazione dei doveri di «correttezza, buona fede, diligenza e fedeltà» che – non sono parole vuote: è la legge che le impone – devono sempre presidiare lo svolgimento del rapporto.

D’altronde, se sei assente dal lavoro per malattia dovresti recuperare le forze e non fare attività, magari impegnative e gravose, che rischiano di ritardare la guarigione e dunque di procrastinare oltre il necessario il tuo rientro in sede. Insomma, se hai avuto una distorsione alla caviglia non dovresti giocare a tennis e neppure trasportare carichi pesanti. Ecco, il punto nodale è proprio qui: ti diciamo subito che il licenziamento è illegittimo quando – come afferma la Cassazione in alcune recentissime pronunce – l’attività extra compiuta dal dipendente durante il periodo di congedo per malattia non comporta «alcun rischio di aggravamento della patologia né alcun ritardo nella ripresa del lavoro» [1].

Adesso, vediamo meglio cosa si può fare e cosa no durante la malattia per evitare guai di questo genere; da quanto ti diremo comprenderai quali sono i limiti da non superare mai, fermo restando che in queste situazioni devi rispettare, prima di tutto, le prescrizioni impartite dal tuo medico curante per non compromettere la tua salute con sforzi eccessivi e non compatibili con la patologia che ti è stata diagnosticata.

Assenza dal lavoro per malattia: cosa comporta?

Lo stato di malattia di un lavoratore dipendente subordinato sorge con il certificato medico che attesta una patologia tale da comportare la legittima assenza dal lavoro per tutto il periodo di prognosi formulata. Il certificato medico viene inviato telematicamente sia al datore di lavoro sia all’Inps, che corrisponderà al lavoratore ammalato l’indennità sostitutiva della retribuzione (leggi “Come  viene pagata la malattia“).

Il lavoratore in malattia matura regolarmente l’anzianità di servizio, le ferie, la tredicesima e le quote di Tfr. Inoltre, ha diritto alla conservazione del posto, a meno che non superi il “periodo di comporto” previsto dalla legge o dai contratti collettivi: in tal caso, potrebbe essere licenziato per superamento della durata massima delle assenze per malattia consentite.

Chi è assente dal lavoro per malattia deve rimanere a casa (anche nei giorni festivi) durante le apposite fasce orarie di reperibilità, mattutine e pomeridiane, per essere sottoposto alla “visita fiscale” da parte dei medici dell’Inps che accerteranno il suo reale stato di salute.

Dipendente lavora durante la malattia: può essere licenziato?

Lo svolgimento di un’altra attività lavorativa del dipendente durante la malattia può far presumere al suo datore di lavoro che la patologia sia inesistente e che egli abbia voluto approfittare del periodo concesso per dedicarsi ad altri incombenti. Ancora peggio se l’attività concretamente svolta risulta incompatibile con la patologia diagnosticata nel certificato di malattia, che, dunque, puzza di falso. Così il dipendente che ha simulato una malattia non vera per sottrarsi alle prestazioni lavorative che avrebbe dovuto svolgere in quel periodo può legittimamente essere licenziato.

Questo principio generale però non vuol dire che il dipendente in malattia debba sempre e comunque rimanere a casa senza far nulla: il criterio di fondo deve essere adattato alle situazioni concrete e specifiche, altrimenti sarebbe vietato anche fare attività motoria o praticare un innocuo hobby. A tal proposito, la giurisprudenza della Corte di Cassazione [2] afferma che «il lavoratore assente per malattia non per questo deve astenersi da ogni altra attività, quale, in ipotesi, un’attività ludica o di intrattenimento, anche espressione dei diritti della persona».

Quando e come si può lavorare durante la malattia?

In questa prospettiva, la malattia consiste in un’infermità che comporta «una concreta ed attuale, seppur transitoria, incapacità al lavoro» ma questo non esaurisce certo tutte le possibilità: anzi – spiega la Suprema Corte – «può comunque accadere che le residue capacità psico-fisiche possano consentire al lavoratore altre e diverse attività». Ad esempio, se sei un impiegato ammalato di influenza, ben potresti lavorare da casa gestendo il tuo sito di e-commerce online, perché ciò non compromette il tuo recupero. Di conseguenza, non c’è un divieto assoluto, per il dipendente in malattia, di svolgere altre attività, lavorative o ricreative: in questo comportamento non può ravvisarsi automaticamente quell’«inadempimento» degli obblighi imposti dal contratto di lavoro dipendente che giustificherebbe il licenziamento.

Ecco perché, nella pronuncia che ti abbiamo anticipato all’inizio, i giudici di piazza Cavour hanno reintegrato il lavoratore che era stato indebitamente licenziato per aver lavorato durante il periodo di malattia, e gli hanno anche riconosciuto un’indennità risarcitoria in misura pari a 12 mensilità di retribuzione, come previsto dallo Statuto dei lavoratori per tali casi [3]: era emerso che l’attività svolta non aveva affatto ritardato la guarigione e dunque non aveva dilatato la tempistica di rientro al lavoro. In questi casi, pertanto, si può lavorare durante la malattia.


note

[1] Cass. Sez. Lav., ord. n. 32810/2022 e n. 13063/2022.

[2] Cass. sent. n. 6047/2018 e n. 3655/2019.

[3] Art. 18, co. 4, L. n. 300/1970.


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