Dl Aiuti sblocca le trivelle, cosa significa?


Il Cdm ha deliberato la ricerca di nuovi giacimenti di gas e la trivellazione nell’Adriatico, nonostante la contrarietà di parte della Lega e dell’opposizione.
Per qualcuno riprendere a trivellare i nostri mari nel 2022 è una scelta anacronistica e fuori da ogni logica volta alla salvaguardia dell’ambiente. Per il Governo è l’unica soluzione all’esigenza di gas naturale che il nostro Paese ha, motivo per cui, nonostante le critiche e gli appelli, il Consiglio dei Ministri ha proseguito sulla strada prefissata. Con il Decreto Aiuti Quater approvato ieri sera dal CdM è arrivata anche la norma sblocca-trivelle che prevede, al fine di incrementare la produzione nazionale di gas naturale, l’aumento delle quantità estratte da coltivazioni esistenti in zone di mare e l’autorizzazione di nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia.
Il decreto ha dato l’ok alla ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi in mare in quelle zone che, oltre ad essere sufficientemente lontane dalle coste, non siano soggette a fenomeni di subsidenza, ossia possibilità di frane del terreno. La disposizione sulle trivelle, così come disposta dal Governo, verrebbe applicata alle concessioni di coltivazione di idrocarburi situate nel tratto di mar Adriatico compreso tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po (sempre mantenendo le distanze indicate). Il provvedimento governativo specifica che la coltivazione delle concessioni è consentita solamente per la durata del giacimento, purché vengano prima effettuati monitoraggi e analisi che garantiscano l’assenza di effetti significativi di subsidenza sulle linee di costa interessate. Si tratta di una scelta non affatto apprezzata dal governatore del Veneto, lo storico leghista Luca Zaia, il quale ricorda ancora bene quanto avvenuto negli anni Cinquanta con le trivellazioni in Polesine, a causa delle quali morirono decine di persone.
«Condivido pienamente la posizione espressa dal governatore veneto Zaia» sulle trivelle, ha dichiarato il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, entrando a Palazzo Chigi. La decisione assunta dal Consiglio dei Ministri, quindi, spacca il Governo: buona parte della Lega storica, infatti, è fortemente contraria a questa scelta.
Naturalmente, anche buona parte dell’opposizione si è dichiarata fortemente contraria all’idea di trivellare nuovamente in mare, «il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha detto in una intervista di essere contro le trivelle: ne prendiamo atto ma deve fermare il suo capo politico Salvini». Lo dice la presidente del Gruppo di Alleanza Verdi- Sinistra alla Camera, Luana Zanella.
«Intanto nel consiglio dei Ministri che ha discusso e deliberato l’emendamento del governo sulle nuove trivellazioni in Adriatico, in particolar modo nella laguna veneta, erano presenti i ministri della Lega: quindi c’è un problema che li riguarda, escludendo che non abbiano inteso cosa stessero approvando – aggiunge la verde – . Quella misura è totalmente ecocida: oltre ad attivare impianti già esistenti, prevede il rilascio di nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia, in deroga al decreto legislativo del 2006 che invece precludeva nuove attività in materia di idrocarburi nelle aree marine protette e nelle 12 miglia da dette aree e dalle coste. Dunque ci aspettiamo dal presidente Zaia un comportamento conseguente: dica al suo capo politico Salvini di fermare l’approvazione della norma».
«Nel referendum del 2016, io avevo sostenuto il no alle trivelle, come quasi l’86% dei veneti e degli italiani. E oggi confermare quel no non è soltanto questione di coerenza. Gli effetti di eventuali danni ambientali sarebbero devastanti per turismo e balneazione in un raggio amplissimo’. Per una volta siamo d’accordo con il governatore del Veneto Luca Zaia, della Lega. Gli diamo un consiglio, bastano due telefonate per fermare la nuova corsa a trivellare i nostri mari da parte del suo Governo: una al leader del suo partito e vicepremier Matteo Salvini e l’altra alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni». Questo era stato l’appello pubblicato ieri su Facebook del Movimento 5 stelle, rimasto inascoltato.