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Spetta a tutti i dipendenti il nuovo bonus da 3mila euro?

14 Novembre 2022 | Autore:
Spetta a tutti i dipendenti il nuovo bonus da 3mila euro?

Le aziende non sono obbligate a erogare i fringe benefit, il cui valore massimo è fino alla fine del 2022 di 3mila euro.

Grazie al Decreto Aiuti Quater il Governo ha deciso di alzare il tetto massimo dei fringe benefit esentasse così da consentire alle aziende di aiutare i propri dipendenti. Grazie all’ultimo intervento governativo, i premi aziendali esclusi dalla tassazione passano così a 3.000 euro, rispetto ai 600 euro previsti fino ad oggi dalla normativa. I fringe benefit per i lavoratori dipendenti non concorrono a formare il reddito e possono servire per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale entro il limite. Si tratta, dunque, di un semplice premio che l’azienda può decidere di corrispondere ai propri dipendenti.

I fringe benefit rientrano nel welfare aziendale, ossia nell’insieme di benefici che il datore di lavoro può decidere di erogare nella contrattazione integrativa. Si tratta di premi che non possono essere tassati e che non concorrono alla formazione del reddito imponibile e che ciascun azienda può decidere di concedere ai dipendenti.

Grazie alla bozza del decreto che il Consiglio dei ministri ha approvato il 10 novembre, il tetto massimo a questi benefici esentasse è stato notevolmente alzato, passando da 600 euro a 3mila: in questo modo, i datori di lavoro possono aiutare i dipendenti anche nel pagamento delle bollette e delle utenze domestiche. Va ricordato, però, che la misura è per il momento temporanea e valida per il periodo d’imposta 2022 (da erogare entro il 12 gennaio 2023): ciò significa che i datori hanno due mesi di tempo per erogare questi fringe benefit. I rimborsi potranno essere riferiti a fatture emesse nell’anno 2023 solo a patto che riguardino consumi effettuati entro il 31 dicembre 2022.

Ma a tutti i dipendenti spettano i fringe benefit? I datori di lavoro non sono obbligati a concedere i premi aziendali, né quando il tetto era fissato a 600 euro né ora che è portato a 3mila. Soprattutto per le piccole aziende, è possibile che il datore decida di non procedere all’erogazione di fringe benefit viste le complesse procedure da seguire e la frequente assenza di avanzi in bilancio. Per le aziende più grandi, invece, i sindacati hanno già invitato le rappresentanze aziendali a farsi portavoce dell’esigenza dei dipendenti, così che il datore di lavoro agisca per tempo per tutelarli.

Ma la misura adottata dal Governo potrebbe avere delle falle. Le misure in favore dei fringe benefit «non ci convincono molto. Primo perché la platea dei lavoratori che potrebbe usufruire di questa agevolazione è molto ridotta: i primi conteggi parlando del 17% della platea dei lavoratori. Secondo non ci convince perché si sposta la palla nel campo delle imprese». Lo afferma il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. «Alcune attività – secondo Bonomi -lo potranno erogare, altre in modo parziale e altre non potranno perché non sono nelle condizioni, in questo momento, di avere degli spazi di bilancio e di finanza per poterli pagare». La soluzione per mettere più soldi nelle tasche dei lavoratori, secondo il presidente, deve arrivare dall’Esecutivo: «Chiediamo che l’assunzione di responsabilità sia da parte del governo stesso: il taglio delle tasse sul lavoro».



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