Il controverso discorso del Ministro Piantedosi sui migranti


Piantedosi al Senato parla di flussi migratori, di traffico di esseri umani, di dignità e della necessità di governare le migrazioni anziché subirle.
È un discorso che appare paradossale quello fatto dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nell’informativa al Senato sulla gestione dei flussi migratori e sui recenti interventi delle navi di Ong nel Mediterraneo centrale, avvenuta questa mattina. Piantedosi parla di rispetto e tutela della dignità umana, come se non fosse stato lui a lasciare in balia delle onde, del freddo e della paura per giorni centinaia di persone, trattata come merce di scambio.
Il Ministro attribuisce alla Ocean Viking, che ha deciso di attraccare sulle sponde francesi, la colpa dei dissidi avuti con la Francia, forse senza comprendere che l’ira francese è scaturita puramente dall’indegno trattamento che l’Italia ha riservato ai migranti. Piantedosi, poi, snocciola numeri a favore della propria tesi, omettendo di evidenziare i corrispettivi numeri dell’accoglienza europea, in grado di mettere in luce che i migranti non finiscono neanche lontanamente tutti in Italia, anzi.
Ma vediamo che cosa ha detto al Senato il capo del Viminale.
«Alla base delle scelte adottate c’è una priorità assoluta: la tutela della dignità umana, della dignità della persona». La gestione dei flussi migratori è, «come ha affermato il presidente Meloni, una di quelle ”idee epocali che non possono essere affrontate dai singoli Stati, sulle quali è arrivato il tempo che l’Unione europea sviluppi una grande politica per le migrazioni». Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nell’informativa al Senato sulla gestione dei flussi migratori e sui recenti interventi delle navi di ong nel Mediterraneo centrale.
«L’azione del Governo è e sarà sempre ispirata a umanità e fermezza. Non abbiamo nessuna intenzione di venire meno ai doveri di accoglienza e solidarietà nei confronti di persone in fuga da guerre e persecuzioni, al contempo affermiamo con determinazione il principio che in Italia non si entra illegalmente e che la selezione di ingresso in Italia non la faranno i trafficanti di esseri umani».
«La sostenibilità dell’accoglienza si misura anche in termini di impatto sulla sicurezza della nostre comunità». «Non c’è dubbio che il percorso da seguire è quello di governare le migrazioni anziché subirle – ha sottolineato Piantedosi -. La necessità di governare i flussi e di fermare le partenze illegali trova conferma anche nelle difficoltà che sta incontrando il sistema nazionale di accoglienza. Sono difficoltà che ben conoscono i prefetti e sindaci e che mettono a dura prova la sostenibilità dell’intero sistema con evidenti ricadute in termini di inefficienza dei servizi offerti, di lievitazione dei costi e non ultimo di capacità di assicurare un’effettiva integrazione delle persone».
«Al momento sono presenti circa 100mila migranti nei centri di accoglienza nazionale e le prefetture stanno sempre più segnalando una tendenza alla saturazione dei posti disponibili e criticità nel reperimento di nuove soluzioni alloggiative, anche a causa della particolare congiuntura economica».
«Al 10 novembre sono state presentate 69.078 richieste di protezione internazionale, ben il 56% in più rispetto al 2021 e sono state emesse 50.048 decisioni pari a circa il 27% in più rispetto al 2021. Il 57% di queste decisioni ha avuto come esito un diniego, mentre il 43% si è concluso positivamente con l’attribuzione delle seguenti forme di protezione: il 13% è stato riconosciuto come rifugiato, il 12% ha ottenuto la protezione sussidiaria, il 18% quella speciale» ha detto Piantedosi snocciolando un po’ di numeri comodi per sostenere la sua tesi.
«Dal raffronto tra i dati degli arrivi, quelli di presentazione delle domande di asilo e del loro limitato accoglimento, si desume che la maggior parte delle persone che giungono in Italia è spinta da motivazioni di carattere economico e che quindi non ha titolo a rimanere sul territorio nazionale». Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nell’informativa al Senato sulla gestione dei flussi migratori e sui recenti interventi delle navi di Ong nel Mediterraneo centrale.
«La nota verbale del nostro ministero degli Esteri ha rilevato che la condotta della nave Humanity1 non era in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale, sollecitando, pertanto, lo Stato di bandiera a compiere ogni azione necessaria per l’individuazione di un place of safety per i migranti, nell’esercizio dei propri poteri sulle navi». «I numeri delle operazioni in mare, per oltre 90.000 ingressi di migranti solo nel 2022, mostrano un aumento del 60% rispetto allo stesso periodo del 2021, incidendo pesantemente sul sistema di accoglienza nazionale già provato dagli arrivi dall’Ucraina, oltre 172.000 persone accolte in Italia» ha continuato Piantedosi.
«Il 3 novembre l’ambasciata del Regno di Norvegia ha negato qualunque responsabilità in ordine alle attività di search and rescue effettuate al di fuori della propria area Sar in relazione alla nave Ocean Viking. A partire dal 22 ottobre, la Ocean Viking ha inviato richieste di place of safety alle autorità italiane, maltesi, libiche, francesi, greche e spagnole e per conoscenza alla Norvegia, Stato di bandiera», ha spiegato Piantedosi sottolineando che quindi si «è sollecitata la Norvegia, in quanto Stato di bandiera anche in questo caso, a compiere ogni azione necessaria per l’individuazione di un place of safety per i migranti nell’esercizio dei propri poteri sulle navi».
«È un dato certo che le convenzioni internazionali vigenti non stabiliscono a priori quale debba essere il place of safety, né che esso debba coincidere, come talvolta si dice frettolosamente, con il porto più vicino e, conseguentemente, che l’Italia debba farsi carico di tutti i migranti che vengono portati nelle nostre acque territoriali da assetti navali privati perfettamente funzionanti e ben attrezzati e, quindi, senza problemi sotto il profilo della sicurezza della navigazione».
«L’Ocean Viking si è diretta autonomamente verso le coste francesi. Una decisione, questa, non solo mai auspicata dall’Italia, ma che ha di fatto creato attriti sul piano internazionale, anch’essi assolutamente non voluti dal Governo, con il rischio di produrre ripercussioni sulle politiche migratorie a livello europeo» ha proseguito il Ministro.
Piantedosi ha spiegato che «l’Ocean Viking non è mai entrata in acque territoriali italiane e di conseguenza, lo sottolineo, alla nave in questione le autorità italiane non hanno mai notificato alcun provvedimento di divieto, al contrario di quanto era avvenuto per la Humanity 1 e per la Geo Barents».
«Inoltre – ha aggiunto – nel primo pomeriggio dell’8 novembre i sistemi di rilevazione della posizione indicavano che l’Ocean Viking, dopo aver sostato diversi giorni davanti alle coste della Sicilia sud-orientale, aveva iniziato la navigazione in direzione ovest, di sua spontanea volontà e senza fornire alcuna comunicazione alle autorità italiane, né a Malta (Paese assegnatario dell’area Sar e molto più vicino dell’Italia ai luoghi dell’intervento). La decisione dell’Ocean Viking di allontanarsi dalle coste italiane risulta essere stata presa dopo che i media, come coincidenza temporale, avevano già diffuso la notizia che tutte le persone soccorse a bordo delle altre navi Ong erano sbarcate» ha concluso il Ministro.