Manifestazioni studentesche: perché i giovani protestano


Gli studenti si appellano al nuovo Governo affinché introduca la scuola tra le priorità dell’agenda politica, stanziando più fondi e garantendo più diritti.
Sono tornate le manifestazioni in piazza. Si parla di proteste studentesche «così spesso» che a volte si danno per scontate le ragioni che spingono gli studenti a scendere in piazza a gridare la propria rabbia, cercando di farsi ascoltare da una politica che a volte sembra avere le orecchie tappate. Ma cosa li spinge a manifestare?
Dalle scuole alle Università i giovani di tutta Italia oggi sono scesi in piazza in oltre 40 città. Da Napoli a Milano, da Genova a Bologna, si legge in una nota di Uds e Link, i giovani manifestano per scuole e università gratuite, per essere non solo ascoltati dalla politica ma vedere i propri diritti realmente rispettati.
«Siamo partiti in corteo in tutta Italia perché maggiori investimenti sul diritto allo studio e un cambiamento strutturale del sistema di istruzione pubblica – affermano gli studenti in piazza – In oltre 40 città stiamo manifestando per Scuole e Università accessibili e gratuite. Nel contesto attuale di guerra e crisi economica l’aggravamento delle condizioni materiali sta determinando abbandono scolastico e universitario e precarietà giovanile. Abbiamo bisogno che la politica ci ascolti, il governo attuale non ci rappresenta, perché è un Governo che difende potenti e privilegi, reprime dissenso, libertà e diritti civili. Gli spazi democratici stanno venendo tagliati, la nostra voce viene continuamente zittita con la violenza, non lasciandoci nessuno spazio di decisionalità. Vogliamo poter decidere sulle nostre vite, sui nostri percorsi lavorativi, scolastici e universitari!».
«Da decenni ormai le scuole non si trovano nelle priorità della politica, mentre il livello di dispersione scolastica cresce a dismisura – afferma la coordinatrice dell’Unione degli Studenti Bianca Chiesa – siamo scesi in piazza perché una legge nazionale sul diritto allo studio, l’abolizione dei Pcto a favore dell’istruzione integrata, strumenti di maggiori rappresentanza e protagonismo studentesco, investimenti sull’edilizia, sportelli psicologici e carriere alias, un nuovo statuto dei diritti degli studenti che garantisca il diritto allo sciopero».
La coordinatrice di Link Coordinamento Universitario, afferma che «oggi ci mobilitiamo come studenti universitari perché oggi gli studi universitari sono un privilegio che sempre meno giovani possono permettersi. Vogliamo investimenti strutturali per il diritto allo studio e per tutto il comparto universitario, forme di reddito studentesco che permettano emancipazione e possibilità di scegliere indipendentemente dalla propria condizione economica, politiche per l’abitare, università accoglienti e della cura».
Il coordinatore della Rete della Conoscenza Manuel Masucci continua: «Oggi scendiamo nelle piazze di Italia perché le condizioni dei giovani lavoratori sono insostenibili. Precarietà, contratti a tempo, disoccupazione, posti di lavoro insicuri sono la quotidianità per noi giovani. Vogliamo il superamento delle forme di contratto precarie».