Reato per chi ha la password al database ma vi accede per fini illeciti


Commette reato di accesso abusivo anche chi, pur avendo legittimamente le password di accesso, entra nel database informatico per commettere un illecito.
Anche chi ha i codici e le password per entrare legittimamente in un database risponde del reato di accesso abusivo [1] se usa il sistema informatico per commettere un illecito.
La Cassazione [2] ha, sulla scorta di tale principio, condannato un carabiniere che, entrato nell’archivio dell’arma, non lo aveva utilizzato per scopi investigativi di servizio, ma per rivelare a una conoscente informazioni riservate su terzi soggetti.
Non è dunque vero che tale delitto è riservato solo agli hacker, cioè a coloro che, non muniti delle credenziali di accesso al sistema, lo forzino con espedienti tecnologici. È sufficiente, invece, essere animati dallo scopo di violare le condizioni e i limiti prescritti dal titolare del sistema per l’uso dello stesso.
Il reato dunque si pone alla portata di chiunque.
Tanto per esemplificare: illecito potrebbe essere il comportamento del titolare di una palestra che prelevi i dati degli iscritti e li offra a società che vendono prodotti sportivi; o il caso di un segretario di un istituto scolastico che reperisca il numero di telefono degli studenti per finalità diverse da quelle dell’istruzione; o ancora il dipendente di una società che, prima di dimettersi, copi il contenuto di un hard disk con gli estremi della clientela, per poi operare, in un momento successivo, una concorrenza sleale ai danni dell’ex datore di lavoro.
note
[1] Art. 615-ter c.p.
[2] Cass. Sez. Un., sent. n. 4694 del 7 febbraio 2012.