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Il grande ritorno dei voucher per pagare i dipendenti

23 Novembre 2022 | Autore:
Il grande ritorno dei voucher per pagare i dipendenti

Dal 1° gennaio 2023, i datori di lavoro di specifici settori avranno la possibilità di tornare a pagare i propri dipendenti tramite voucher.

Chiunque abbia fatto il cameriere, magari durante il periodo universitario o mentre cercava un lavoro più stabile, o chiunque abbia lavorato per un periodo nel settore della ristorazione, i voucher se li ricorda bene. Quei piccoli «assegni» rilasciati dai datori di lavoro a fine settimana, o magari a fine mese, (spesso accompagnati da una corposa fetta di banconote), che dovevano essere «riscossi» in tabaccheria. Quei voucher che si frapponevano tra il lavoro in nero e un contratto d’assunzione, garantendo al datore di lavoro la certezza di essere in regola e di non avere alcun obbligo nei confronti del dipendente, motivo (tra i tanti) per il quale erano spariti dalla circolazione cinque anni fa.

Quei voucher che proprio ora vengono reintrodotti dalla Manovra fiscale approvata dal Consiglio dei Ministri del Governo Meloni. I cosiddetti buoni lavoro erano stati cancellati nel 2017 dal Governo Gentiloni dopo un dibattito politico a dir poco tempestoso e introdotti per la prima volta nel 2003 con la legge Biagi ma operativi solo dal 2008 come forma di pagamento alternativa in caso di lavoro occasionale accessorio, o di prestazioni saltuarie. L’occasione per reintrodurre uno strumento che dal 2018, dal D.L. dignità in poi, ha conosciuto una profonda trasformazione, è la manovra 2023 presentata dalla Premier Giorgia Meloni.

Sarà dunque possibile, dal 1° gennaio del prossimo anno, ricorrere ai buoni lavoro per i settori dell’agricoltura, del comparto dell’industria alberghiera (il cosiddetto comparto Horeca), e della cura della persona, in particolare per quel che riguarda i lavori domestici.

Il nuovo «assegno» dunque avrà un valore nominale di 10 euro lordi all’ora, 7,50 euro netti, e un tetto di reddito per i lavoratori, fino a 10mila euro l’anno. Obiettivo quello di avere «uno strumento utile per regolarizzare il lavoro stagionale e quello occasionale da accompagnare a controlli molto rigidi per evitare storture».

Il governo Meloni dunque raddoppia il tetto di reddito ammissibile rispetto a quanto previsto attualmente dalle norme introdotte con il D.L. Dignità che aveva fissato a 5mila euro, per le prestazioni occasionali rigidamente circoscritte, il reddito massimo per i lavoratori, indipendentemente dal numero dei committenti e imponendolo anche a quei datori di lavoro che avessero attinto da questo canale per evitare derive nell’uso di uno strumento dedicato a regolarizzare il lavoro saltuario.

Il testo della Manovra dirà comunque quanto dell’intervento previsto per il 2023 si discosta dalla normativa attuale. In ogni caso, la decisione di rimettere in pista i ‘voucher’ è comunque destinata a riaprire il dibattito su una misura che dal 2008 al 2017 aveva registrato utilizzi record: in 104 mesi, infatti, ha calcolato lo stesso Inps in un dossier dedicato ai numeri del lavoro occasionale, furono venduti complessivamente 433 milioni di buoni lavoro.

Una valanga di buoni lavoro, esentasse e che non prevedevano a quel tempo nessun tetto di utilizzo a carico del datore di lavoro, duramente criticato da Cgil, Cisl e Uil per i quali gli ‘assegni’ mascheravano una forma di elusione ed erano in molti casi una forma di precariato estremo e povero.



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