Pos non più obbligatorio per tutti: esenzioni in arrivo


Nella Manovra fiscale sono inserite esenzioni all’obbligo per gli esercenti di accettare pagamenti elettronici per transazioni dal valore inferiore a 30 euro.
Sembra incredibile ma è tutto vero: dopo aver finalmente imposto l’obbligo di accettare il Pos per tutti gli esercenti commerciali, con tanto di maxi multe e sanzioni pesantissime per chi non adempie a questa imposizione (che, oltre ad essere vantaggioso per gli acquirenti e per le tasche dello Stato, è un semplice passo avanti di civiltà e progresso tecnologico che ormai quasi ovunque all’estero è dato per scontato), ora il Governo Meloni mette l’ennesima retromarcia a una misura che non è durata neppure sei mesi.
Sembra ormai un valzer, una danza che porta l’Italia a fare piccoli passi avanti per poi tornare indietro non appena cambia il Governo. Prima il tetto del contante si sarebbe dovuto abbassare fino a mille euro, ora crescerà fino a cinquemila; prima il Reddito di cittadinanza era lo strumento di salvezza dei poveri, ora verrà cancellato per fare spazio a un’altra misteriosa misura ancora tutta da inventare; prima poter pagare con strumenti elettronici era finalmente diventato un diritto di tutti gli acquirenti, ora spuntano esenzioni che garantiranno all’esercente di rifiutare le operazioni con Pos permettendogli di rimanere fedele al buono e vecchio contante.
Nella bozza della Legge di Bilancio 2023 approvata dal Consiglio dei Ministri, silenziosamente e senza pubblicizzarla affatto il Governo Meloni ha introdotto una norma che riguarda il pagamento con il Pos, prevedendo la possibilità per gli esercenti di rifiutare carte di credito e bancomat per acquisti dal valore inferiore a 30 euro.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, avrà 180 giorni di tempo (entro giugno, quindi) per stabilire i «criteri di esclusione al fine di garantire la proporzionalità della sanzione e di assicurare l’economicità delle transazioni in rapporto ai costi delle stesse». In sostanza, il Governo asseconda in questo senso la tesi degli esercenti per cui «il Pos è troppo costoso».
In attesa di maggiori specifiche da parte del Ministero, il Governo ha comunque disposto la sospensione delle sanzioni per chi rifiuta questo tipo di pagamenti elettronici, con buona pace dei commercianti.
Ma la domanda sorge spontanea: perché, al posto che garantire una scorciatoia agli esercenti per i pagamenti sotto i 30 euro, incentivando passivamente i versamenti in nero e l’evasione fiscale (che, specialmente in determinati settori come quello della ristorazione, nasce anche da micro-pagamenti come questi), il Governo non ha deciso di abbassare i costi di transazione che gli esercenti devono sostenere anche per pagamenti di modico valore?
Lo Stato si sarebbe potuto fare carico della spesa lamentata dai commercianti – ufficialmente il motivo per il quale sarebbe per loro sconveniente consentire tout-court agli acquirenti di pagare col Pos – obbligandoli comunque ad erogare un servizio che garantisce corretti e più agevoli pagamenti. Invece, anche questa volta (come già avvenuto questa estate, quando il Governo Draghi aveva derogato all’obbligo per tabacchi, valori bollati e postali), ha preferito chiudere un occhio scegliere la via più semplice: altroché lotta all’evasione, altroché innovazione tecnologica.