In Italia la benzina costa più che in Europa


I dati della Commissione Europea sui prezzi dei carburanti nei paesi Ue confermano in pieno le anomalie nei prezzi di benzina e gasolio.
Ora che da settimane ormai si parla di carburanti e di prezzi folli, è stato svelato – come ciclicamente accade – uno dei più grandi segreti di Pulcinella all’italiana: il problema della benzina in Italia sono le tasse. Facendo un pieno di carburante buona parte di quanto viene speso finisce dritto nelle tasche dello Stato tramite le famose accise, il quale ridistribuirà i fondi offrendo beni e servizi alla cittadinanza. Nonostante dalle fila dell’opposizione sia semplice chiedere che le accise vengano tagliate, come ha ben compreso ora la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, una volta al Governo la situazione è ben diversa e bisogna fare i conti con la realtà. Eppure, nonostante per la nostra penisola la situazione sia questa, nel resto d’Europa lo scenario è ben diverso.
I dati della Commissione Europea sui prezzi dei carburanti nei paesi Ue confermano in pieno le anomalie nei prezzi di benzina e gasolio esistenti in Italia. Lo afferma Assoutenti, che sottolinea come gli italiani paghino benzina e gasolio di più rispetto alla media Ue. «Per un pieno di verde gli automobilisti italiani pagano oggi 6,9 euro in più rispetto alla media europea, con un litro che costa 1,812 euro al litro in modalità self contro 1,674 euro al litro – spiega il presidente Furio Truzzi – La differenza si assottiglia per il gasolio, con il pieno di diesel che costa nel nostro paese 4,8 euro in più rispetto la media».
«Se si considera però il prezzo del gasolio senza le tasse, l’Italia risulta estremamente più conveniente, con il prezzo al netto di accise e Iva pari a 0,913 euro al litro contro la media Ue di 1,000 euro/litro, praticamente l’8,7% in meno – prosegue Truzzi – Questi dati indicano al Governo la strada da seguire per contenere i listini dei carburanti, che non deve passare solo dalla sacrosanta lotta alle speculazioni, ma deve prevedere interventi strutturali per ridurre sul lungo termine la tassazione, ricorrendo agli extra-profitti delle società energetiche e petrolifere in modo da reperire risorse non dalle tasche degli automobilisti, ma da quei soggetti che grazie alla crisi economica in atto hanno visto crescere i propri utili».