Giustizia: passo indietro sulla procedibilità per alcuni reati


Il Ministero della Giustizia ha annunciato di star valutando interventi urgenti per riparare al alcune «criticità» della riforma Cartabia.
Ancora una volta la riforma Cartabia viene rimandata, con la previsione di nuove modifiche e di accorgimenti di una normativa che sembra essere troppo lacunosa e incerta. La promessa di mettere delle pezze sui buchi lasciati dalla riforma voluta dall’ex Ministra della Giustizia questa volta arriva proprio da chi sta calcando le sue orme.
Il ministero della Giustizia «è già al lavoro per studiare ed elaborare gli interventi urgenti, anche di carattere normativo, che la recentissima segnalazione di talune criticità sembra rendere senz’altro opportuni». In particolare, sono in corso, si legge in una nota, «le valutazioni necessarie a riconsiderare alcune scelte di rendere procedibili a querela reati contro il patrimonio in contesti mafiosi e altre ipotesi di reato che, per il contesto in cui maturano, rendono indispensabili provvedimenti cautelari di urgenza».
«Altri interventi – si legge ancora nella nota del ministero- saranno preordinati a rendere più scorrevole l’applicazione di norme processuali, ad esempio in materia di presentazione dell’appello, sgombrandole da qualsiasi dubbio interpretativo. Non può essere dimenticato che le riforme processuali sono state oggetto di esame da parte della Commissione Europea, e ritenute, allo stato, idonee a garantire all’Italia le risorse indispensabili per la ripartenza, con la conseguenza che ogni loro modifica non potrà non tenere conto di tale determinante percorso».
«In gioco qui c’è uno dei principi cardine del Pnrr, ci appelliamo dunque al ministro Nordio: occorre convocare al più presto un tavolo, per dare indicazioni chiare per degli interventi correttivi, innanzitutto ripristinando la data di entrata in vigore relativamente alla fase introduttiva del processo di cognizione e le norme relative ai procedimenti di famiglie e minori. Il rischio è che salti la condizione di efficienza richiesta dall’Europa, e che invece si venga a creare una situazione caotica, e più critica dell’attuale». Lo dichiara il segretario dell’Associazione nazionale forense Giampaolo Di Marco.
«La legge di bilancio ha predisposto un nuovo spostamento della data di entrata in vigore della riforma Cartabia, in particolare del decreto legislativo attuativo della legge delega di riforma del processo civile – ricorda – Ma a ben vedere viene si complessivamente anticipata l’entrata in vigore della riforma ai giudizi introdotti a partire dal 28 febbraio 2023, ma di alcune disposizioni specifiche si prevede l’applicabilità a partire dall’1 gennaio 2023 e in alcuni casi anche ai giudizi pendenti. Risulta anticipata all’1 gennaio 2023, poi, l’entrata in vigore delle disposizioni in materia di giustizia digitale, ma non per tutti gli uffici giudiziari, mentre parte della disciplina riformata del processo in Cassazione risulta applicabile dall’1 gennaio 2023 anche ai giudizi pendenti, altra soltanto a quelli di nuova introduzione, altra ancora diverrà operativa dall’1 marzo 2023. Insomma – conclude Di Marco – è tutto uno stop and go, un pasticcio a spese dei cittadini, dei tribunali e di tutti gli operatori della giustizia».