Perché la pubblicità di Google rischia di essere smantellata


Il Dipartimento di Giustizia Usa ha intentato una causa contro Google: lo scopo è quello di smantellare la sua attività pubblicitaria.
A causa del peggioramento delle condizioni dell’economia e dell’aumento dei costi, sono tempi duri anche per chi lavora su internet. La crisi economica, infatti, non risparmia (quasi) nessuno. Ma ancor più impetuosa è la giustizia americana, che ha intenzione di verificare se Google abbia effettivamente abusato del suo dominio nel settore pubblicitario, così da smantellare il suo monopolio.
Il colosso è infatti finito nel mirino del Dipartimento di Giustizia Usa che ha intentato una seconda causa antitrust federale contro il gigante del web sostenendo che la società ha abusato del suo dominio per escludere i concorrenti nella pubblicità digitale. La causa mira di fatto a smantellare l’attività pubblicitaria di Google, costringendo l’azienda a disinvestire dai principali prodotti pubblicitari.
Nelle motivazioni della causa si sostiene che la società si è impegnata in una «campagna sistematica» per ottenere il controllo degli strumenti ad alta tecnologia che editori, inserzionisti e broker utilizzano per acquistare e vendere pubblicità digitale.
«Dopo essersi inserito in tutti gli aspetti del mercato della pubblicità digitale, Google ha utilizzato mezzi anticoncorrenziali, esclusivi e illegali per eliminare o ridurre drasticamente qualsiasi minaccia al suo dominio sulle tecnologie pubblicitarie digitali», si legge nel provvedimento.
Sono acque difficili quelle in cui anche il colosso Google sta navigando negli ultimi mesi. Oltre all’attacco da parte del Dipartimento di Giustizia Usa, che causerà sicuramente danni importanti alla piattaforma, con ricadute che potrebbero potenzialmente stravolgere i suoi ricavati, è di pochi giorni fa la notizia del taglio di 12mila posti di lavoro.
Alphabet, la società madre di Google, taglierà circa 12.000 posti di lavoro in tutto il mondo, una cifra vicina al 6% della forza lavoro, per far fronte all’indebolimento delle condizioni economiche. In questo modo, il colosso di Mountain View si unisce all’ondata di licenziamenti massicci nel settore tecnologico statunitense a causa del peggioramento condizioni dell’economia e dell’aumento dei costi, dopo l’annuncio di questa settimana da parte di Microsoft del taglio di circa 10.000 posti di lavoro e che Amazon ha iniziato a comunicare la partenza di circa 18.000 lavoratori.
«Abbiamo deciso di ridurre la nostra forza lavoro di circa 12.000 posizioni», ha detto Pichai, precisando che l’azienda ha già contattato i dipendenti interessati via e-mail negli Stati Uniti, mentre, in altri Paesi, «questo processo richiederà più tempo a causa delle leggi e delle pratiche» richieste.