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Quanto costa cointestare un conto corrente?

1 Marzo 2023 | Autore:
Quanto costa cointestare un conto corrente?

Ci sono delle spese in più se i titolari del rapporto sono almeno due? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi? Cosa cambia con firma congiunta e disgiunta?

La maggior parte delle famiglie tiene i propri risparmi in un conto cointestato, sul quale confluiscono gli stipendi di entrambi e vengono domiciliate le bollette e da cui viene prelevato ciò che occorre per le spese di ogni mese. Ma quanto costa cointestare un conto corrente? Il fatto che ci sia più di un titolare autorizzato ad operare comporta qualche maggiorazione?

Aprire un conto corrente cointestato non prevede delle spese aggiuntive, anzi: a dire la verità, uno dei vantaggi è quello di risparmiare sui costi di gestione di un secondo conto quando non si rende necessario. Non ci sono nemmeno dei vincoli sul rapporto tra i titolari: possono essere parenti, amici o soci in affari. Vediamo quali sono i principali vantaggi e svantaggi di questa scelta.

I vantaggi di un conto corrente cointestato

I principali vantaggi di cointestare un conto corrente sono:

  • il risparmio sui costi di gestione rispetto all’apertura di due conti: quello cointestato non prevede delle spese maggiori e, pertanto, i costi vengono dimezzati;
  • se il conto è a firme disgiunte, ciascuno degli intestatari può effettuare qualsiasi tipo di operazione (anche online) senza dover chiedere autorizzazione all’altro o senza la necessità di una delega;
  • se il conto è a firma congiunta, è possibile porre dei limiti a specifiche operazioni su conto corrente: in determinati casi, quindi, sarà necessaria l’autorizzazione di tutti i titolari del rapporto;
  • ogni cointestatario può avere il proprio Bancomat o un libretto di assegni per operare in maniera autonoma. In tal caso, però, potrebbero esserci delle spese aggiuntive per la carta e per gli assegni in più.

Gli svantaggi di un conto corrente cointestato

Gli eventuali svantaggi di un conto corrente cointestato sono:

  • non poter fare determinate operazioni in autonomia quando il conto è a firma congiunta;
  • se il conto è intestato a più eredi, la banca non si prende alcuna responsabilità nel caso in cui uno di loro effettui delle operazioni non consentite dagli altri;
  • se uno dei cointestatari preleva tutti i soldi depositati, la banca non può impedirlo;
  • nel caso in cui uno dei due titolari accumuli dei debiti, i creditori hanno la possibilità di aggredire, cioè di pignorare, il 50% del conto corrente.

Conto cointestato a firma disgiunta o congiunta

Abbiamo citato la possibilità di cointestare un conto corrente con firma disgiunta o congiunta.

La firma disgiunta prevede che ogni cointestatario possa fare qualsiasi tipo di operazione sul conto senza limitazioni e senza l’autorizzazione dell’altro titolare del conto. Viene scelto, di norma, da chi, pur gestendo insieme i risparmi, vuole operare in autonomia, in modo più pratico.

La firma congiunta, invece, prevede, invece, l’autorizzazione da parte di tutti i cointestatari per poter effettuare qualsiasi operazione. Viene scelta da chi vuole tenere sotto controllo i movimenti effettuati sul conto dagli altri titolari.

Cosa serve per aprire un conto cointestato?

Per poter cointestare un conto corrente occorre che tutti i titolari del conto depositino in banca la propria firma. Questo servirà per verificare l’autenticità di qualsiasi operazione venga effettuata.

Verrà inoltre richiesto a ciascuno dei titolari:

  • un documento di identità in corso di validità;
  • il codice fiscale.

Il contratto deve specificare se si tratta di un conto a firma congiunta o disgiunta.

Che succede se muore uno dei cointestatari del conto?

In caso di decesso di uno dei cointestatari del conto corrente:

  • se è a firma congiunta, il conto viene bloccato in attesa di individuare i legittimi eredi e di concludere la fase di successione, dopodiché il conto verrà chiuso e gli eredi potranno decidere se aprirne uno nuovo;
  • se è a firma disgiunta, l’individuazione degli eredi interessa solo la parte che spettava al defunto, mentre l’altra parte resta a disposizione del cointestatario. Conclusa la successione, bisognerà chiudere il conto cointestato.

Gli eredi dovranno presentare entro un anno dal decesso la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate che ha competenza territoriale in base all’ultimo domicilio del defunto o dichiarazione sostitutiva di atto notorio per le casistiche previste dalla normativa vigente. Bisognerà pagare alle Entrate l’imposta di successione.

Nel caso di eredi in linea retta, l’imposta di successione è dovuta se il valore del patrimonio ereditato supera 1 milione di euro per ciascun erede.

Per le successioni tra fratelli, l’imposta è dovuta se il valore del patrimonio ereditato supera i 100.000 euro per ogni fratello.



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