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Come riconoscere un debito prescritto

2 Marzo 2023 | Autore:
Come riconoscere un debito prescritto

Come si calcola il termine di prescrizione, quali sono i tempi di prescrizione dei crediti e come far dichiarare l’intervenuta prescrizione. 

Un debito non dura in eterno: tutti i crediti infatti sono soggetti a prescrizione. In pratica, scadono per il decorso del tempo. E ciò riguarda qualsiasi credito, anche quelli del fisco. La prescrizione non è altro che il decorso del tempo senza che, in questo frangente, il creditore abbia esercitato il proprio diritto chiedendo il pagamento, diffidando il debitore o agendo contro di lui tramite un giudizio.

Ma come riconoscere un debito prescritto e, soprattutto, quando si verifica la prescrizione? I termini di prescrizione sono diversi in base al tipo di credito, ma ricordarli non è affatto difficile. Peraltro, come avremo modo di spiegare meglio qui di seguito, la prescrizione è un meccanismo che si verifica automaticamente, senza bisogno di alcuna pronuncia del giudice o di attività da parte del debitore stesso. Basta il semplice decorso del termine. 

In questo articolo, parleremo di come riconoscere quando un debito è prescritto e quali sono le conseguenze per il debitore e il creditore.

Che cos’è la prescrizione del debito?

Anche se spesso si parla di «prescrizione del debito», a ben vedere è più corretto parlare di «prescrizione del credito». Se infatti è vero che la prescrizione non è altro che la decadenza di un diritto, questa decadenza coinvolge il creditore e non il debitore, il quale piuttosto ha un obbligo (non già un diritto). 

Ciò nonostante si parla spesso di debiti caduti in prescrizione e non già, come dovrebbe essere, di crediti caduti in prescrizione. Si tratta di una precisazione terminologica che non influisce sulla sostanza dell’argomento: la prescrizione altro non è che il termine legale entro cui il creditore può esigere il pagamento del debito. In altre parole, dopo un certo periodo di tempo, il creditore non può più richiedere il pagamento del debito, poiché la prescrizione ha avuto luogo. Questo periodo di tempo varia a seconda del tipo di debito e delle normative locali.

Quando si prescrivono i crediti?

In generale tutti i crediti si prescrivono in 10 anni. E ciò riguarda soprattutto quelli derivanti da un contratto. Si pensi, ad esempio, al diritto a ottenere un pagamento in forza di un contratto di compravendita, di esecuzione di un’opera, ecc. 

Ci sono però numerose eccezioni. Sempre per rimanere in tema di contratti, il credito del professionista (avvocato, medico, ingegnere, commercialista, architetto, ecc.) si prescrive in 3 anni. E lo stesso temine vale per il credito degli insegnanti che svolgono lezioni private. Invece i contratti con alberghi e altre strutture ricettive (come ad esempio b&b) si prescrivono in 6 mesi. Il diritto alla provvigione dell’agente immobiliare (ad esempio in caso di intermediazione di una compravendita o di una locazione) si prescrive in 1 anno.

Tutti i pagamenti che devono essere fatti periodicamente, almeno una volta all’anno o in frazioni più brevi, si prescrivono in 5 anni. Si pensi al pagamento degli abbonamenti o dell’utenza del telefono. Fanno eccezione le utenze della luce, dell’acqua e del gas che si prescrivono in 2 anni. 

Tutti i crediti derivanti da un atto illecito, come un danneggiamento o un reato si prescrivono anch’essi in 5 anni. Si pensi al diritto di credito per i danni procurati a un appartamento da condutture dell’acqua condominiali. 

Il termine di prescrizione di un mutuo o un finanziamento è di 10 anni e inizia a decorrere dall’ultima rata non pagata, da quando quindi il contratto è stato risolto. 

I diritti del lavoratore allo stipendio, al TFR e alle differenze retributive si prescrivono in 5 anni che decorrono però dalla cessazione del rapporto di lavoro. Durante quindi tutto l’arco di tempo in cui il contratto di lavoro è in essere, il termine di prescrizione resta sospeso. Ciò potrebbe far sì che la prescrizione si compia anche molto tempo dopo da quando il pagamento non è stato effettuato. 

Quanto alle tasse e alle relative cartelle esattoriali, la prescrizione è di 10 anni se il creditore è lo Stato (Iva, Irpef, Ires, imposta di bollo, ecc.) ed è invece di 5 anni se si tratta di Comuni, Regioni, Province (Imu, Tari, Tosap, ecc.). Il bollo auto si prescrive in 3 anni. Le multe stradali, tutte le sanzioni amministrative e i contributi Inps e Inail si prescrivono anch’essi in 5 anni. 

Le sanzioni fiscali e penali si prescrivono in 5 anni.

In ultimo, tutti gli atti giudiziari (sentenze, decreti ingiuntivi, ecc.) si prescrivono in 10 anni. Quindi se una persona è stata condannata in forza di un decreto ingiuntivo, la prescrizione si compie da quando ha ricevuto il provvedimento tramite l’ufficiale giudiziario.

Per avere una panoramica completa di tutti i termini di prescrizione si può leggere la guida sulla prescrizione dei crediti.

Come riconoscere quando un debito è prescritto?

Una volta che si conosce il tipo di debito, bisogna verificare quando è necessario verificare la data di scadenza del pagamento. È da questa che deve iniziare il conteggio degli anni di prescrizione.  

Il riconoscimento di un debito prescritto non è complicato. Ciò passa attraverso due verifiche:

  • il calcolo degli anni dal giorno in cui il pagamento è scaduto o, per gli atti illeciti, da quando si è compiuto il danno;
  • l’accertamento che, in tale frangente di tempo, il creditore non abbia mai richiesto il pagamento con un atto formale (una raccomandata, una Pec.) o che il debitore non abbia inviato promesse di pagamento o taciti riconoscimenti del credito.

L’invio, da parte del creditore, della richiesta di pagamento (sia essa nella forma di un semplice sollecito bonario o di una vera e propria diffida con messa in mora) oppure il riconoscimento del debito da parte del debitore interrompono il termine di prescrizione e lo fanno decorrere nuovamente da capo. Ad esempio, se dinanzi a una diffida, il debitore risponde chiedendo più tempo per pagare oppure avanzando un’offerta di saldo e stralcio, tale richiesta – che è un tacito riconoscimento del debito – interrompe la prescrizione. 

Invece l’eventuale azione contro il debitore – ossia la causa in tribunale – sospende il decorso del termine di prescrizione per tutto il corso del giudizio. Con la conseguenza che la prescrizione inizia a decorrere da capo al momento dell’emissione della sentenza di condanna e, come detto sopra, sarà in questo caso di 10 anni (anche se il credito originario aveva una prescrizione più breve).

Quali sono le conseguenze della prescrizione del debito?

La prescrizione del debito ha importanti conseguenze legali e finanziarie. In primo luogo, il creditore non può più richiedere il pagamento del debito, poiché questo non è più legalmente valido. Inoltre, il creditore non può nemmeno intraprendere azioni legali per recuperare il debito prescritto. Non è quindi legittimo neanche un pignoramento. 

Tuttavia, è importante notare che la prescrizione non cancella il debito, ma lo rende semplicemente inesigibile legalmente. Ciò significa che se il debitore paga spontaneamente il debito prescritto non può poi chiedere la restituzione della somma corrisposta al creditore.

Tuttavia, se il creditore tenta di riscuotere un debito prescritto, il debitore ha il diritto di negare il pagamento e di contestare il tentativo di recupero del credito.

Segnalazione alle banche dati come cattivo pagato

È importante notare che la prescrizione del debito non ha alcun effetto sulla segnalazione del debito ai sistemi di informazione creditizia, come i registri di protesti o i report di credito. Ciò significa che, anche se un debito è prescritto, il creditore può ancora segnalarlo alle agenzie come la Crif oppure alla Centrale Rischi Interbancaria e ciò può influire sulla valutazione del credito del debitore.

Cessione del credito e prescrizione 

Capita spesso che il creditore ceda il proprio credito a un soggetto terzo. Ciò succede per lo più con banche e finanziarie. La cessione non interrompe il termine di prescrizione. Lo interrompe però la lettera che il cedente invia al debitore con cui, oltre a informarlo della cessione, gli rinnova la richiesta di pagamento. 

Nulla esclude dunque che, dopo la cessione, se il cessionario del credito non esercita il proprio diritto, intervenga la prescrizione.

Come far dichiarare la prescrizione

La prescrizione è un fatto che si verifica automaticamente, senza bisogno di alcuna attività. Non è quindi necessario né rivolgersi al giudice, né inviare una comunicazione al creditore con cui si fa presente di volersi avvalere della prescrizione. Una volta decorso il termine, infatti, il diritto di credito cessa definitivamente.

A quel punto, una volta compiuto il termine di prescrizione il debitore non deve fare nulla (se non dormire sonni sereni). Difatti semmai il creditore dovesse agire nei suoi riguardi per chiedere il pagamento di un debito prescritto, il debitore potrà limitarsi a eccepire l’intervenuta prescrizione.

Non è il debitore a dover dimostrare la prescrizione, potendosi limitare a far notare al giudice il decorso del termine. È il creditore a dover fornire la prova di aver interrotto la prescrizione con diffide, azioni giudiziarie o tramite eventuali comunicazioni del debitore con cui questi abbia riconosciuto il proprio debito. 



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