Cosa succede dopo due lettere di richiamo?


Sanzioni disciplinari al dipendente: cosa può fare il datore di lavoro in caso di recidiva? È possibile il licenziamento?
Se sei un dipendente e hai ricevuto due lettere di richiamo dal tuo datore di lavoro, potresti chiederti cosa succederà ora. La risposta dipende da numerosi fattori: dal tipo di contestazioni che ti sono state mosse, dal contratto collettivo e dalle previsioni in esso contenute in merito alle sanzioni disciplinari che può adottare il datore di lavoro, dalla gravità della situazione e dalle politiche aziendali in materia di disciplina e gestione dei dipendenti.
In questo articolo, ti spieghiamo cosa succede dopo due lettere di richiamo da parte del datore di lavoro e quali sono i tuoi diritti in materia di disciplina aziendale. Ecco insomma tutto ciò che devi sapere per proteggere i tuoi interessi ed evitare un licenziamento.
Indice
Cos’è il procedimento disciplinare?
Tutte le volte in cui un dipendente commette un illecito sul lavoro può essere oggetto di provvedimenti sanzionatori da parte del datore di lavoro.
Quali sono questi comportamenti illeciti? Il codice civile è molto generico sul punto e parla, in generale, della violazione degli obblighi di obbedienza, diligenza e fedeltà, senza individuare le singole infrazioni rilevanti sul piano disciplinare. Pertanto la determinazione dei comportamenti non consentiti si trova generalmente nei contratti collettivi (CCNL) o nei regolamenti aziendali predisposti dal datore di lavoro. Questo però non esclude la possibilità di comminare una punizione al dipendente anche per condotte illecite non descritte né dal CCNL, né dal regolamento aziendale. La valutazione finale spetta sempre al datore, una valutazione che tuttavia il giudice può sindacare in merito alla proporzionalità della sanzione adottata.
Tutte le volte in cui il datore di lavoro deve adottare una sanzione disciplinare nei confronti del dipendente deve prima dargli il tempo per difendersi. Proprio per questo lo Statuto dei lavoratori prevede un iter obbligatorio che deve essere preliminarmente rispettato. In particolare il datore deve prima inviare una lettera di contestazione al dipendente in cui gli comunica l’addebito che gli viene mosso, descrive specificamente la condotta ritenuta illecita e le circostanze di luogo e di tempo in cui essa sarebbe stata commessa. Il datore non può attendere troppo tempo tra l’illecito e la contestazione: quest’ultima infatti deve essere “immediata” rispetto alla condotta contestata.
Con la comunicazione in questione, il datore dà al dipendente 5 giorni per presentare memorie difensive scritte e/o per chiedere di essere sentito personalmente, eventualmente con l’assistenza di un proprio sindacalista (non è ammesso invece l’avvocato).
All’esito della valutazione delle difese, il datore adotta il provvedimento disciplinare se ritiene di non dover accogliere le istanze del lavoratore.
Cosa sono le lettere di richiamo?
Esistono diversi provvedimenti disciplinari che il datore può adottare nei confronti del dipendente: sono tutti disciplinati dalla legge e non possono esisterne di ulteriori. Questi sono:
- rimprovero verbale: è l’unica sanzione che non richiede l’instaurazione del procedimento appena indicato. È la classica “sgridata” che viene fatta nell’immediatezza e non lascia ovviamente traccia nella storia curricolare del dipendente;
- ammonizione scritta: è il provvedimento disciplinare per le infrazioni di minore gravità. Dall’ammonizione scritta va tenuta distinta la nota di qualifica, che consiste nella valutazione complessiva dell’attività del lavoratore da parte del superiore gerarchico. Questa ha una funzione prettamente valutativa, circoscritta alla qualità della prestazione che il lavoratore deve fornire;
- multa: consiste nella trattenuta in busta paga dell’importo corrispondente ad un massimo di 4 ore di retribuzione base;
- sospensione: la sospensione disciplinare dal servizio comporta necessariamente l’interruzione della corresponsione della retribuzione per l’intera sua durata, che non può comunque eccedere i 10 giorni previsti dalla legge;
- trasferimento: il trasferimento disciplinare di un dipendente ad altra sede o reparto è qualificato come disciplinare se è ricollegabile ad una mancanza o insubordinazione del lavoratore;
- licenziamento: a differenza delle sanzioni appena viste, che vengono definite «conservative» perché mantengono in vita il rapporto di lavoro, il licenziamento invece determina la risoluzione definitiva del contratto tra datore e dipendente.
La lettera di richiamo dunque è la cosiddetta ammonizione scritta che il datore invia al dipendente per contestargli una condotta ma che non è accompagnata da alcuna ulteriore sanzione o conseguenza sul piano pratico.
La recidiva del dipendente
Come anticipato, il più delle volte è i contratto collettivo (CCNL) a stabilire le conseguenze degli illeciti dei dipendenti e quindi le relative sanzioni che il datore può adottare. Ed è sempre lo stesso contratto collettivo a individuare le conseguenze in caso di reiterazione degli illeciti. È chiaro infatti che la gravità della condotta illecita è legata anche al numero di violazioni commesse.
La Cassazione ha detto che non può essere presa una sanzione disciplinare a fronte di una serie di illeciti che sono già stati sanzionati singolarmente. Così, ad esempio, se un dipendente ha subito per ben due volte una multa per la medesima condotta, alla terza non può ricevere una sanzione più elevata solo perché si tratta dell’ennesima violazione: sarebbe infatti come sanzionare ancora degli illeciti che già sono stati puniti.
Dunque, motivo per poter considerare più grave una condotta è che quelle precedenti non siano già state sanzionate.
Tuttavia la legge prevede la cosiddetta recidiva. Di cosa si tratta? Commette recidiva il lavoratore che, nell’arco di 2 anni, reitera il comportamento che ha dato luogo ad un precedente provvedimento disciplinare.
Tuttavia, la recidiva deve essere contestata preventivamente al lavoratore solo se costituisce un elemento costitutivo della mancanza addebitata. In ogni caso, le sanzioni disciplinari irrogate più di due anni prima non possono essere tenute in considerazione, ma possono essere utilizzate come circostanze confermative degli addebiti contestati. Esse possono, tuttavia, venire in considerazione come circostanze confermative degli addebiti contestati, ai fini della valutazione della complessiva gravità e, anche sotto il profilo psicologico, delle inadempienze del lavoratore e della proporzionalità del provvedimento disciplinare.
In sintesi, la recidiva può comportare conseguenze disciplinari per il lavoratore, ma la contestazione preventiva della recidiva deve rispettare determinate condizioni. Inoltre, le sanzioni disciplinari irrogate più di due anni prima non possono essere considerate, ma possono essere utilizzate come elementi di conferma degli addebiti contestati. Il datore di lavoro ha il diritto di valutare anche altre circostanze oggettive per decidere il provvedimento disciplinare appropriato.
Cosa succede dopo la seconda lettera di richiamo?
Se un datore di lavoro ha inviato due lettere di richiamo a un dipendente, la situazione dipende dal contenuto delle lettere e dalla politica aziendale in materia di disciplina e gestione dei dipendenti. In genere, l’invio di due lettere di richiamo indica che il datore di lavoro ha ritenuto che il dipendente abbia violato una regola aziendale o non abbia rispettato gli obblighi contrattuali.
Difficilmente dopo due lettere di richiamo potrà mai esserci un licenziamento, salvo in caso di comportamenti particolarmente gravi. E ciò perché, prima del licenziamento, esistono una serie di altre sanzioni disciplinari che il datore può adottare per rispettare la proporzionalità tra contestazione e sanzione adottata.
Nella maggior parte dei casi, il datore di lavoro continuerà a monitorare la situazione e a valutare le azioni del dipendente, in modo da poter valutare se siano necessarie ulteriori azioni disciplinari. In genere, il dipendente verrà convocato per una riunione con il datore di lavoro o il responsabile delle risorse umane per discutere delle ragioni delle lettere di richiamo e per cercare di risolvere eventuali problemi.
Se il comportamento del dipendente non cambia o se continua a violare le regole aziendali, il datore di lavoro potrebbe decidere di intraprendere ulteriori azioni disciplinari, che potrebbero includere la sospensione dal lavoro, la riduzione del salario o, in ultima istanza, il licenziamento. Tuttavia, prima di adottare tali misure, il datore di lavoro deve seguire la procedura prevista dallo Statuto dei lavoratori di cui abbiamo parlato sopra.
In ogni caso, è importante che il datore di lavoro agisca in modo proporzionato, coerente e trasparente, in modo da garantire che la disciplina aziendale sia applicata in modo equo e giusto. Inoltre, il datore di lavoro deve rispettare i diritti del dipendente, in particolare il diritto alla difesa, consentendogli per ogni addebito la possibilità di presentare scritti a propria discolpa.
In sintesi, dopo l’invio di due lettere di richiamo da parte del datore di lavoro, la situazione dipende dal contesto specifico e dalle azioni del dipendente. Il datore di lavoro continuerà a monitorare la situazione e a valutare se siano necessarie ulteriori azioni disciplinari, nel rispetto dei diritti del dipendente e della normativa vigente.