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Cos’è la misura di inclusione attiva (MIA)?

7 Marzo 2023 | Autore:
Cos’è la misura di inclusione attiva (MIA)?

Arriva la MIA che sostituisce il reddito di cittadinanza: ecco a quanto ammonta e chi ne ha diritto. 

Il Reddito di cittadinanza verrà sostituito da un nuovo strumento: la «Misura di inclusione attiva» che probabilmente verrà riconosciuta più facilmente con il suo acronimo: Mia. Con questa riforma, si vuole prevedere un sostegno attivo per i poveri, anche per gli occupabili. 

Ma cos’è la misura di inclusione attiva che prenderà il posto del RdC? A chi spetterà e quando si potrà ottenere? Ecco le risposte alle domande più frequenti. 

Chi ha diritto alla misura di inclusione attiva?

Le famiglie che possono accedere alla Mia sono divise in due categorie: gli occupabili e coloro che non lo sono.

Nel secondo gruppo sono comprese le famiglie che hanno almeno un minore, un anziano con più di 60 anni o un disabile. Gli occupabili invece comprendono i nuclei familiari che hanno almeno una persona tra i 18 e i 60 anni. Il sussidio per gli occupabili sarà di importo inferiore rispetto al Reddito di cittadinanza e alla Misura di inclusione attiva prevista per le famiglie senza occupabili. Inoltre, il periodo di percezione del sussidio sarà anche inferiore rispetto al Reddito di cittadinanza.

Per quel che riguarda il requisito della residenza in Italia, dovrebbe scendere da 10 a 5 anni per evitare nuovi richiami da parte di Bruxelles. 

Misura di inclusione attiva: da quando scatta?

Il sussidio diventerà disponibile subito dopo la proroga di sette mesi del Reddito di cittadinanza, come stabilito dalla Manovra 2023. Ciò significa che i cittadini potranno presentare le prime richieste per la Misura di inclusione attiva a partire da settembre, secondo le modalità che saranno definite nei prossimi mesi.

Soglie Isee per avere la Mia

La nuova Misura di inclusione attiva prevede un tetto Isee inferiore rispetto al Reddito di cittadinanza, pari a 7.200 euro. Questa riduzione, rispetto al tetto attuale di 9.360 euro, potrebbe rappresentare un ostacolo per molti potenziali beneficiari. Tuttavia, la Misura di inclusione attiva si concentrerà sul garantire più risorse alle famiglie più numerose, attraverso una revisione della scala di equivalenza. Questo significa che l’importo del sussidio aumenterà in base al numero dei membri del nucleo familiare, garantendo maggiori risorse alle famiglie con più figli o componenti a carico.

Nonostante la riduzione del tetto Isee, questa misura vuole quindi puntare sulla riduzione delle disuguaglianze e sul sostegno alle famiglie più vulnerabili, soprattutto quelle con bambini, anziani o disabili. Le modalità di richiesta e l’implementazione della Misura di inclusione attiva verranno definite nei prossimi mesi.

A quanto ammonta  la misura di inclusione attiva?

L’importo base per un single non occupabile della Misura di inclusione attiva dovrebbe essere lo stesso del Reddito di cittadinanza: 500 euro al mese. Per chi deve pagare un affitto potrebbe esserci una quota in più, ma su questo la discussione è ancora aperta. Per gli occupabili invece la quota base potrebbe scendere a 375 euro.

Con Mia, il beneficio decorre dalla sottoscrizione, da parte del richiedente, del patto di attivazione digitale, ma l’erogazione dell’importo mensile è condizionata al rilascio della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro da parte dei componenti del nucleo familiare maggiorenni, o minorenni che abbiano adempiuto agli obblighi scolastici.

I minorenni hanno diritto alla Mia?

Anche i minorenni con almeno 16 anni saranno tenuti all’obbligo di partecipazione attiva, formazione e lavoro nel nuovo sussidio contro la povertà se non impegnati in un percorso di studi. Sono esclusi dall’obbligo i beneficiari della Mia over 60, nonché i componenti con disabilità. Possono essere esonerati dall’obbligo i componenti con carichi di cura (figli minori di tre anni di età o disabili in condizioni di gravità).

Chi non accetta un lavoro perde la Mia?

I beneficiari della Misura di inclusione attiva che rientrano nella categoria degli “occupabili” dovranno accettare un’offerta di lavoro adeguata, altrimenti perderanno il diritto al sussidio. Anche un solo rifiuto comporterà la revoca della misura. Nel caso dei nuclei familiari che hanno almeno una persona occupabile, la durata massima del sussidio sarà di 12 mesi alla prima richiesta. Nel caso di una seconda richiesta, la durata si ridurrà a sei mesi e sarà possibile presentare una terza domanda solo dopo un anno e mezzo di pausa. Questo meccanismo mira a incentivare i beneficiari classificati come “occupabili” a cercare un lavoro.

La banca dati per il confronto tra domanda e offerta di lavoro

La piattaforma per l’incontro di domanda e offerta di lavoro è il cuore pulsante del nuovo sistema delle politiche attive del lavoro destinate ai percettori occupabili di Mia. Sarà una banca dati digitale a raccogliere le informazioni per assicurare quel matching che finora è mancato. Prima bisognerà avere un quadro delle compentenze per consentire all’algoritmo di offrire posti di lavoro ”congrui” (l’ipotesi è nell’ambito provinciale e per profili analoghi): al momento della sottoscrizione del Patto di attivazione digitale, che rappresenta il primo step, con email o sms, attraverso un link saranno comunicate le informazioni necessarie per profilare quanti ancora non sono stati presi in carico dai centri per l’impiego.



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