Tasse, imposte, cartelle, finanziarie, mutui e altri debiti in eredità: la ripartizione tra gli eredi e le responsabilità. La guida sulle regole relative alla successione.
Quando una persona muore, spesso i suoi debiti continuano ad esistere, e la questione di come vengono suddivisi tra gli eredi può diventare un tema delicato e complesso. In questi casi, conoscere le normative che disciplinano la successione è fondamentale per evitare spiacevoli sorprese e per affrontare in modo consapevole la situazione.
In questa guida spiegheremo come si dividono i debiti tra gli eredi: individueremo cioè le norme di legge che regolano la suddivisione del cosiddetto “passivo” della successione ereditaria. Analizzeremo le diverse tipologie di debiti che possono essere ereditati, come quelli relativi ai mutui o alle carte di credito, e quelli che invece non passano agli eredi, come le multe stradali e le sanzioni tributarie. Ed in ultimo scopriremo cosa rischiano gli eredi se uno di questi non dovesse pagare la propria quota di debito. Ma procediamo con ordine.
Indice
Quando si ereditano i debiti di una persona?
Innanzitutto è bene sapere che tutti i debiti che il defunto aveva prima di morire passano a coloro che accettano l’eredità e che, in forza di tale volontà, si considerano quindi eredi.
La successione dei debiti è un fenomeno che avviene automaticamente al momento dell’accettazione dell’eredità e non già con la morte del debitore.
Dunque, prima che venga effettuata l’accettazione, i creditori del defunto non possono chiedere il pagamento delle somme dovute da quest’ultimo ai suoi familiari, neanche se si tratta dei conviventi. L’eventuale pretesa può essere ignorata.
Quali debiti si ereditano?
In linea generale, tutte le obbligazioni del defunto passano ai suoi eredi, comprese le imposte e le tasse.
Al momento del decesso di una persona, tutti i debiti non ancora saldati passano agli eredi. Tra i debiti che possono essere ereditati vi sono le tasse come l’Irpef, l’Iva, il bollo auto, l’Imu e la Tari. Anche il canone Rai e le cartelle esattoriali, già notificate o ancora da notificare, rientrano tra i debiti ereditari.
Inoltre, gli eredi sono tenuti a pagare le rate del mutuo o del finanziamento in corso, così come eventuali ulteriori debiti contratti con le banche (ad esempio gli scoperti sulle carte di credito, l’apertura di un fido, ecc.).
Se il defunto possedeva un immobile in condominio, gli eredi sono tenuti a saldare le spese condominiali anche se queste sono maturate dopo il decesso del proprietario. Gli eredi sono anche responsabili di pagare i canoni di affitto maturati prima e dopo la morte del defunto, in quanto la morte non fa cessare il contratto.
Inoltre, gli eredi sono tenuti a pagare le utenze domestiche, come le bollette della luce, dell’acqua e del gas.
Altri debiti che possono passare agli eredi includono quelli derivanti da eventuali sentenze di condanna civile, debiti con professionisti come avvocati, medici, commercialisti e ingegneri, debiti per cure mediche sostenute dal defunto prima della morte, debiti legati a contratti stipulati dal defunto e debiti con eventuali dipendenti o collaboratori come colf o badanti.
Quali debiti non si ereditano?
Non tutti i debiti passano in successione. In particolare gli eredi non devono pagare:
- le sanzioni amministrative, penali o tributarie;
- le multe stradali;
- gli alimenti;
- l’assegno di mantenimento all’ex moglie e ai figli;
- i debiti di gioco;
- le obbligazioni personali.
- Ecco alcuni esempi di sanzioni amministrative: protesto di un assegno o di una cambiale, atti osceni in luogo pubblico, atti contrari alla pubblica decenza, danneggiamento, violazione di obblighi relativi al commercio e all’igiene dei prodotti alimentari.
Le multe stradali sono, in realtà, sanzioni amministrative e dunque non passano agli eredi.
Anche le sanzioni penali, quelle cioè conseguenti all’accertamento di un reato, non passano in successione.
Le sanzioni tributarie sono quelle derivanti dall’inesatto adempimento degli obblighi fiscali. Dunque, se il defunto non ha corrisposto determinate imposte (ad esempio l’Irpef, l’Iva, l’Imu) o ha commesso delle irregolarità nella dichiarazione dei redditi, gli eredi devono corrispondere solo la sorte capitale ma possono nel contempo esigere scorporo delle sanzioni (la cosiddetta “mora”). E ciò anche in caso di notifica di cartelle esattoriali.
Gli alimenti sono le obbligazioni che spettano al beneficiario di una donazione nei confronti del donante o ai parenti più prossimi in caso di gravi difficoltà economiche o fisiche di un soggetto. Sono tenuti agli alimenti il coniuge o, in sua assenza i figli o, in loro assenza i nipoti o, in loro assenza i genitori. E poi a seguire: generi e nuore, suocero e suocera, fratelli e sorelle.
Le obbligazioni personali sono quelle basate cioè sulle particolari caratteristiche del defunto: ad esempio un contratto per la scrittura di un libro, per l’esecuzione di un quadro, per una prestazione artigiana o professionale, ecc.
Come si dividono i debiti tra gli eredi?
Ciascun erede risponde dei debiti del defunto in proporzione alla propria quota di eredità.
Per esempio, un erede al 33% deve pagare, a ciascun creditore, solo un terzo della somma da questi rivendicata.
Così, se il defunto ha lasciato un mutuo in banca o altri finanziamento ciascun erede è tenuto a estinguere la parte del debito corrispondente alla propria quota, senza perciò dover rispondere anche delle quote degli altri coeredi.
Anche le tasse e le imposte non corrisposte dal defunto prima della morte passano in successione agli eredi, anche se ancora non erano state oggetto di accertamento da parte del fisco. Quindi, ad esempio, se il defunto non ha pagato il bollo auto, l’Imu, la Tari, il debito si spalma tra gli eredi. Tuttavia, per queste valgono due diverse regole:
- Irpef, imposta di successione e di registro relativa alla successione: tutti gli eredi sono responsabili in solido. Ciò significa che il fisco può pretendere il pagamento dell’intero importo da ciascuno di questi, salvo poi il diritto di quest’ultimo di pretendere dagli altri la restituzione di quanto anticipato per loro conto;
- altre imposte (Imu, bollo auto, Tari, Iva, Tosap, ecc.): ciascun erede è responsabile solo in proporzione alla propria quota di eredità, secondo la regola generale valevole per tutti gli altri debiti.
Cosa succede se non si pagano i debiti del defunto?
L’erede risponde nei confronti del creditore del defunto anche con il proprio patrimonio personale. Il che significa che se non paga quanto dovuto, il creditore può pignorargli la casa, il conto in banca, lo stipendio e tutti gli altri beni di cui questi era proprietario prima dell’accettazione dell’eredità.
Per contenere i danni, l’erede può accettare l’eredità con beneficio d’inventario: in tal caso il creditore può solo pignorare i beni che l’erede ha ricevuto in eredità e non anche quelli personali. A tal fine però, l’accettazione con beneficio di inventario deve essere manifestata entro termini più stringenti. Se infatti per l’accettazione dell’eredità ci sono 10 anni di tempo dal decesso, in caso di accettazione con beneficio bisogna fare l’inventario entro 30 giorni dal decesso e, nei successivi 40 giorni, effettuare l’accettazione stessa dinanzi al notaio o al cancelliere del tribunale.
Cosa succede se un erede non paga i debiti del defunto
Ogni erede ha la responsabilità solamente della porzione di debito che corrisponde alla propria quota ereditaria. Se gli altri eredi non pagano la propria parte del debito, l’erede che ha effettuato il pagamento non è a rischio. Inoltre, il creditore che vuole ottenere il pagamento dell’intera somma che gli è dovuta deve agire nei confronti di tutti gli eredi, ognuno in proporzione alla propria quota di eredità; non può cioè aggredire chi ha pagato per ottenere ciò che gli altri dovevano pagare.
Come si è visto sopra, però, tale regola non si applica solo nel caso di Irpef dovuta dal defunto e nel caso di imposta sulle successioni e di registro relativamente alla successione, per le quali vale la regola della responsabilità solidale.