Chi deve mantenere i genitori, i fratelli e le sorelle e i parenti più stretti? La guida sui parenti tenuti agli alimenti e sui donatari.
Ti sarà certo capitato di sentire parlare di alimenti e, probabilmente, di aver associato tale concetto all’assegno di mantenimento che il coniuge deve versare all’ex o ai figli dopo la separazione o il divorzio. Anche se tale uso del termine è abbastanza diffuso nel gergo comune, gli alimenti sono, per la legge, tutt’altra cosa. In generale, gli alimenti sono una forma di assistenza economica che un soggetto deve fornire a un altro, che si trova in condizioni di grave bisogno, per permettergli di soddisfare i propri bisogni primari, come l’alimentazione e la salute. Tale obbligo deriva dalla legge e scatta solo in presenza di determinati condizioni e rapporti tra le parti.
In questo articolo vedremo che cosa si intende per alimenti, quali sono i parenti tenuti a versarli e come fare ottenerli, qual è l’importo degli alimenti e come si calcolano. Ma procediamo con ordine.
Indice
Cosa sono gli alimenti?
Chi si trova in difficoltà economiche e non riesce a far fronte ai propri bisogni primari, tanto che la sua stessa sopravvivenza è a rischio, può ottenere un pagamento periodico da parte dei suoi familiari più prossimi e da coloro in favore dei quali, in passato, ha disposto una donazione.
Gli alimenti sono un contributo economico che viene erogato a chi si trova in stato di grave e incombente necessità economica o fisica che non gli consente di provvedere alle proprie esigenze basali.
Come vedremo a breve, tale contributo è legato alla posizione sociale del richiedente e alle possibilità economiche di chi è tenuto a versarlo.
È importante sottolineare che gli alimenti si differenziano dal mantenimento, che invece è un contributo più ampio e completo che viene erogato all’ex coniuge e ai figli dopo la separazione e il divorzio, e che copre tutte le spese del mantenuto, anche quelle non strettamente necessarie alla sopravvivenza.
In pratica, gli alimenti rappresentano un sostegno economico finalizzato a garantire la sopravvivenza del richiedente, senza coprire tutte le esigenze della vita quotidiana. La somma che viene erogata è quindi nettamente inferiore a quella del mantenimento, ma pur sempre sufficiente per far fronte alle necessità primarie del richiedente, come ad esempio l’alimentazione, le spese mediche e quelle relative alla casa.
Quando spettano gli alimenti?
Gli alimenti possono essere richiesti solo in caso di bisogno incombente, quando cioè in gioco la stessa sopravvivenza del richiedente. Questi non deve essere in grado di provvedere – in tutto o solo in parte – al proprio sostentamento per mancanza di adeguate sostanze patrimoniali e involontaria assenza di un lavoro. Si pensi a una persona che sia divenuta invalida e non possa più lavorare né procurarsi altri redditi.
A chi chiedere gli alimenti?
Vediamo ora chi è tenuto a pagare gli alimenti. Due sono le categorie di soggetti obbligati agli alimenti:
- donatari;
- parenti prossimi.
Vediamo singolarmente tali ipotesi.
Alimenti e donazione
Tra i soggetti tenuti a versare gli alimenti ci sono innanzitutto coloro che hanno ricevuto una donazione. In particolare la legge stabilisce che se il donante si trova in uno stato di bisogno e non è in grado di provvedere al proprio mantenimento o di soddisfare i propri bisogni primari, il donatario è obbligato a mantenerlo fino al valore di quanto ricevuto. Quindi, ad esempio, una persona che abbia ricevuto una donazione di 10mila euro non potrà essere tenuto a corrispondere al donante un importo superiore a titolo di alimenti.
Non sono soggetti all’obbligo degli alimenti coloro che hanno ricevuto una donazione per riconoscenza (si pensi al paziente che fa un regalo al medico che l’ha guarito per sdebitarsi) o in vista di un matrimonio.
Non è tenuto agli alimenti neanche chi riceve una donazione indiretta: tale è il caso di una persona che, per consentire a un’altra di acquistare un determinato bene (ad esempio una casa) gli eroga la somma necessaria a corrispondere il prezzo o la eroga direttamente al venditore.
Il donatario è tenuto a versare gli alimenti prima ancora del coniuge, dei parenti e degli affini. E ciò per via del vincolo di gratitudine e riconoscenza che lo lega al donante.
L’obbligo ricorre anche quando lo stato di bisogno del donante non è causato dalla donazione e il bene ricevuto non è comunque in grado di procurare al donatario un reddito sufficiente.
Alimenti e parenti stretti
Vediamo ora quali sono i parenti tenuti agli alimenti. Obbligati a versare gli alimenti sono, oltre al donatario, i parenti più stretti secondo l’ordine che vedremo qui di seguito.
In prima istanza, se il richiedente non può chiedere gli alimenti ad alcun donatario, è il coniuge che si deve prendere cura di lui. Nel caso in cui non sia presente o non sia in grado di pagare, il debito passa ai figli. In loro assenza, ai nipoti. Se anche questi ultimi non sono in grado di soddisfare l’obbligo alimentare, il debito passa ai genitori e, in caso di impossibilità di questi ultimi, ai generi e alle nuore, poi al suocero e alla suocera e, solo in ultimo, ai fratelli e sorelle (germani o unilaterali).
Come ottenere gli alimenti
Per ottenere gli alimenti, il soggetto in stato di bisogno deve intentare una causa legale contro l’obbligato che deve provvedere al loro pagamento. Si tratta di una causa civile che chiaramente necessita dell’assistenza di un avvocato.
In sede giudiziaria, l’avente diritto dovrà dimostrare di avere un bisogno effettivo e una capacità finanziaria limitata. È importante notare che solo il titolare del diritto può intentare l’azione per gli alimenti, e non un’altra persona, anche se convivente con l’avente diritto, come ad esempio il genitore che non può farlo al posto del figlio maggiorenne. Così, ad esempio, se una persona nota che il proprio fratello è in stato di bisogno non può far causa ai suoi figli che si disinteressano di lui.
Inoltre, se si chiedono gli alimenti a un obbligato di grado inferiore, è necessario dimostrare che gli obbligati di grado superiore non hanno la capacità economica di adempiere alla propria obbligazione.
Nel caso in cui il giudice accolga la richiesta di alimenti, la decisione non ha effetto retroattivo; quindi l’avente diritto non può richiedere la liquidazione degli alimenti per il periodo precedente alla causa, anche se in quel periodo versava in stato di bisogno.
Insomma, per ottenere gli alimenti è necessario avviare una causa legale e dimostrare di essere in uno stato di bisogno effettivo, oltre alla limitata capacità finanziaria. In caso di successo della causa, tuttavia, non si ha diritto a un risarcimento per il passato, ma solo a un pagamento futuro degli alimenti.
A quanto ammontano gli alimenti?
Non c’è una misura prefissata per gli alimenti. È il giudice che decide l’importo di volta in volta. L’importo è però parametrato a due elementi:
- le necessità del richiedente;
- le possibilità economiche del soggetto obbligato.
Dunque, in presenza di più soggetti obbligati – ad esempio, tutti i figli di un disabile – la somma da questi dovuta non sarà necessariamente uguale, ma varierà in base ai rispettivi redditi.
Se un familiare propone domanda di alimenti, ci si può difendere provando che le proprie condizioni economiche non sono idonee a sopportare il carico degli alimenti.
La giurisprudenza ha ammesso anche la rivalutazione dell’assegno alimentare a seguito dell’intervenuta svalutazione monetaria.