Quando muore il marito a chi vanno i soldi?


Come si divide il conto corrente quando muore l’intestatario: il conto intestato a una sola persona e quello cointestato, la coppia in comunione e separazione dei beni.
La morte di un marito o di un convivente rappresenta un momento difficile e delicato per la famiglia, specie se non si è preparati a tale eventualità. Oltre al dolore emotivo, spesso ci si trova a dover affrontare anche questioni finanziarie e legali piuttosto complesse. Una delle domande che può sorgere in questi casi è: a chi spettano i soldi del defunto? Come si divide cioè l’eventuale conto corrente su cui siano ancora presenti risparmi, titoli di investimento, obbligazioni?
In questo articolo cercheremo di fare chiarezza su questa tematica, analizzando le normative in vigore e i diritti dei familiari sopravvissuti. Risponderemo cioè alla domanda: quando muovere il marito, a chi vanno i soldi? In questo modo scopriremo insieme come proteggere il proprio patrimonio e come pianificare il futuro finanziario della famiglia.
Indice
Cosa succede alla morte di una persona?
Nel momento in cui muore una persona si apre la sua successione, sicché i relativi beni vengono divisi tra i suoi eredi.
Gli eredi sono coloro che vengono indicati nel testamento o, in assenza di testamento, dal codice civile secondo regole ben precise che privilegiano prima i parenti più stretti (coniuge e figli) e, in assenza di questi, gli altri di grado più lontano.
La successione però non si verifica in automatico: affinché gli eredi diventino tali è necessario che facciano una dichiarazione dinanzi al notaio o al cancelliere del tribunale, chiamata accettazione di eredità. Solo da questo momento gli eredi diventano proprietari dei beni del defunto. Ma non solo. Con l’accettazione dell’eredità, gli eredi subentrano anche nei debiti del defunto, ossia le obbligazioni da questi non adempiute prima di morire, comprese quelle con il fisco. Ciascun erede risponde solo della parte del debito proporzionale alla propria quota di eredità e non per quella degli altri coeredi.
Con la morte di una persona, gli eredi devono anche presentare all’Agenzia delle Entrate la dichiarazione di successione. Quest’atto non costituisce accettazione dell’eredità ma ha valore puramente fiscale: serve cioè al fisco per liquidare l’imposta di successione ed esigerla dai vari eredi.
Di chi sono i soldi sul conto corrente?
Quando una coppia è sposata, i soldi sul conto corrente sono di proprietà dell’intestatario del conto stesso finché questi è in vita. Ciò vale sia per la coppia in comunione dei beni che per quella in separazione dei beni.
La comunione dei beni infatti non implica una contitolarità del denaro risparmiato in banca. Se tuttavia la coppia in comunione dei beni decide di separarsi e poi di divorziare, il giudice divide le somme giacenti sul conto tra i due ex coniugi. In buona sostanza, finché la coppia è unita, il denaro è di chi se lo è guadagnato, ma nel momento in cui si separa il denaro residuo va ripartito tra marito e moglie in misura paritaria.
Ciò non succede in caso di coppia in separazione dei beni dove, anche dopo la separazione, il denaro sul conto resta in capo al suo esclusivo proprietario.
Se il conto è cointestato, invece, la proprietà dei soldi spetta a ciascun coniuge in misura paritaria, ossia al 50% l’uno. E ciò vale sia per la coppia in comunione che in separazione dei beni. Resta salva la possibilità per i coniugi di concludere un accordo da cui risulti una differente ripartizione del conto stesso (ad esempio: 30% l’uno, 70% l’altro). Nel caso in cui la coppia si separi, il conto cointestato resta in vita e i coniugi dovranno procedere alla sua divisione di comune accordo o, in mancanza di accordo, tramite il giudice.
Secondo la giurisprudenza, cointestare un conto al proprio coniuge configura un atto di donazione. La donazione tuttavia può essere contestata dal donante stesso se dimostra che si è trattato di una simulazione, come nel caso del marito che cointesti alla moglie il proprio conto non già per regalarle dei soldi ma per consentirle di gestire le risorse economiche familiari al fine di badare alle esigenze delle casa e dei figli.
A chi vanno i soldi sul conto corrente quando una persona muore?
La disciplina è diversa a seconda che si tratti di
- conto corrente intestato solo al defunto;
- conto corrente cointestato.
Dovremo analizzare separatamente le due ipotesi.
Divisione soldi del conto intestato solo al defunto
Nel caso di conto corrente intestato a una sola persona, nel momento in cui l’intestatario muore, i suoi soldi vanno agli eredi secondo quanto da questi indicato nel testamento o, in assenza di testamento, in proporzione alle quote di eredità spettanti secondo le regole del codice civile. Leggi in proposito: Chi sono gli eredi se manca testamento.
La banca è tenuta quindi a consentire agli eredi di prelevare il denaro. Il conto non si estingue con la morte del titolare ma resta in vita finché gli eredi non dichiarano di volerlo chiudere.
La banca consente agli eredi di prelevare le somme del defunto solo dopo aver presentato la dichiarazione di successione dalla quale risultano le rispettive quote. In tal modo la banca si tutela da possibili condotte illeciti di chi pretenda una quota di denaro superiore a quella che gli spetterebbe per legge.
È tuttavia possibile chiedere alla banca, anche prima della dichiarazione di successione, il prelievo delle somme strettamente necessarie alle spese funebri, ma solo se c’è il consenso di tutti gli eredi.
Attenzione però: il prelievo dal bancomat di somme del defunto, dopo la morte di questi, costituisce accettazione tacita dell’eredità e determina quindi la responsabilità del prelevante in merito ai debiti lasciati dal defunto. Questi quindi non potrà più rinunciare all’eredità, essendo l’accettazione un atto irrevocabile.
Divisione soldi conto corrente cointestato
Nel caso di conto cointestato, va in successione solo la quota di proprietà del defunto. Quindi, ad esempio, in un conto cointestato a marito e moglie, solo il 50% va ripartito tra gli eredi mentre l’altro 50% resta integralmente di proprietà della moglie che non dovrà dividerlo con nessuno.
Ciò succede anche in caso di conto corrente intestato solo al defunto ma sposato in comunione dei beni: in tale ipotesi, infatti, metà del conto resta di proprietà del coniuge superstite.
Vale quanto già detto nel paragrafo precedente in merito allo sblocco del conto corrente: la banca impedisce agli eredi di effettuare i prelievi finché questi non presentano la dichiarazione di successione, salvo le spese funebri.
Inoltre il prelievo successivo alla morte costituisce atto di accettazione tacita dell’eredità con conseguente impossibilità di tornare indietro e revocare l’accettazione stessa.
Gli eredi che si trovino dinanzi a un conto cointestato, devono quindi rispettare la quota di titolarità dell’eventuale cointestatario, non potendo avanzare pretese su di essa. Ma – come anticipato sopra – possono sempre dimostrare che la cointestazione è stata fittizia, come succede nel conto alimentato da uno solo dei cointestatari. È tipica l’ipotesi della nonna che riceve sul conto postale la pensione ma cointesti il conto stesso alla figlia o alla nipote affinché l’aiuti a gestire le spese, paghi le bollette e le medicine, ecc. In un’ipotesi del genere, la cointestazione è solo una donazione simulata che gli eredi possono contestare per poi spartire l’intero conto.