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Cosa si rischia se si fa appello?

10 Marzo 2023 | Autore:
Cosa si rischia se si fa appello?

Quando conviene fare causa e impugnare la sentenza di primo grado.

Hai perso una causa e tuttavia non vuoi darti per vinto? Vuoi tentare l’appello ma temi che questa scelta possa peggiorare la situazione? In linea generale, a suggerire la fattibilità di un appello è sempre l’avvocato, ma è ragionevole perdere la fiducia in chi ha perso il primo grado. 

Ecco perché è sempre bene sapere in anticipo cosa si rischia se si fa appello, anche perché il legale risultato sconfitto in tribunale potrebbe essere portatore di un interesse personale ed egoistico a proseguire il giudizio, al fine di “riabilitare” la propria reputazione professionale. Ma, come già sa chi perde una causa, la condanna alle spese processuali ricade sul cliente ed è questi che si fa carico anche degli errori del suo difensore.

Quali rischi per l’appello?

L’appello costituisce una revisione del giudizio di primo grado limitatamente alle parti della sentenza che sono oggetto di contestazione, quelle cioè che l’appellante ritiene non corrette. Le altre decisioni del tribunale invece, quelle cioè che non vengono appellate, fanno “stato” ossia diventano definitive e vanno rispettate.

Il giudizio di appello può chiudersi con: 

  • una conferma della sentenza di primo grado;
  • oppure una revisione della stessa.

Nel primo caso, viene rigettato l’appello. Nel secondo caso, il giudice riforma la decisone emessa dal giudice precedente e la sostituisce con un’altra sentenza dal contenuto totalmente o parzialmente diverso. 

Analizziamo queste due ipotesi.

Conferma della sentenza di primo grado

Se il giudice d’appello conferma la sentenza di primo grado, decide anche sulle spese processuali condannando l’appellante a rifondere i costi del giudizio all’appellato, compresa la parcella del suo avvocato.

La condanna però potrebbe essere più sonora rispetto a quella precedente. E ciò perché la Cassazione [1] ritiene che proporre un appello con scarse o nulle possibilità di essere accolto, specie se contrastante con le sentenze della Cassazione e con orientamenti ormai consolidati, configura abuso del processo. In tal caso il giudice può disporre a carico della parte appellante soccombente, oltre alla condanna alle spese processuali, un risarcimento del danno a favore dell’avversario.

Modifica della sentenza di primo grado

La modifica della sentenza può avvenire sia perché il giudice ritiene di accogliere le richieste dell’appellante oppure perché ritiene fondante le richieste dell’appellato e, in questo secondo caso, la situazione dell’appellante peggiora rispetto a quella del primo grado. Per comprendere la questione facciamo un esempio pratico.

Immaginiamo che una persona faccia causa a un’altra per ottenere il risarcimento del danno chiedendo una somma di 30mila euro. Il giudice condanna il danneggiante a pagare 15mila euro. Quest’ultimo però, ritenendo di non dovere nulla, propone appello. In quella sede, però, il danneggiato si costituisce con un controricorso, insistendo nell’iniziale domanda presentata in primo grado per un risarcimento di 30mila euro. Ebbene il giudice d’appello potrebbe diminuire o annullare la condanna di 15mila euro oppure potrebbe aumentarla e portarla a 30mila euro, così come richiesto dal danneggiato.

Dunque, non è escluso che l’appello si concluda in modo peggiore per l’appellante rispetto al primo grado, sempre che l’appellato, anziché limitarsi a difendersi, proponga una propria domanda “d’attacco”.

Si tenga tuttavia conto che in appello è vietato: 

  • proporre domande ed eccezioni ulteriori rispetto a quelle presentate in primo grado;
  • presentare prove o richiedere testimonianze ulteriori rispetto a quelle del primo grado. 

Quindi, nell’esempio di poc’anzi, il danneggiato non potrebbe chiedere più di 30mila euro di risarcimento, essendo questa la somma che aveva chiesto in primo grado, a meno che non si tratti degli interessi e della rivalutazione monetaria che invece consentono di aggiornare la somma.

Divieto di prove in appello

Chi propone appello deve sapere che non può rimettere in gioco l’istruttoria del primo grado. Non può quindi esibire documenti che non aveva allegato (a meno che dimostri di essere stato nell’oggettiva impossibilità di farlo), né chiedere l’escussione di testimoni che non erano stati indicati in primo grado. Se però i testimoni erano stati richiesti ma il giudice ne aveva rigettato l’istanza, è possibile riproporre la domanda in appello.

Di norma non è possibile chiedere in appello neanche nuove consulenze e perizie, a meno che il giudice non le ritenga necessarie ai fini del decidere.  

Il giudice di appello può eliminare la condanna alle spese?

Se si fa appello è per veder ridurre l’eventuale condanna in primo grado. Il giudice può quindi disporre la restituzione delle spese legali versate in primo grado alla parte che, in quel giudizio, aveva vinto.

Ma ciò non toglie che se si perde in appello si verrà condannati una seconda volta a pagare le spese processuali all’avversario. 


note

[1] Cass. ord. n. 7094/2023


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