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Tempi di prescrizione per i debiti fiscali

13 Marzo 2023 | Autore:
Tempi di prescrizione per i debiti fiscali

Irpef, Iva, Imu, Tari, bollo auto e tutte le altre tasse e imposte: dopo quanto tempo cadono in prescrizione e come si calcola la prescrizione. 

Il mondo delle tasse e delle imposte è spesso complesso e pieno di regole. Tra le varie incognite che gli italiani devono affrontare vi è la questione dei tempi di prescrizione per i debiti fiscali. Ma cosa significa esattamente «prescrizione»? In parole semplici, si tratta della perdita del diritto, da parte del creditore, di riscuotere la somma, dovutagli dal debitore, dopo un certo tempo. In questo periodo, il creditore deve però essere rimasto del tutto inerte, non deve cioè aver svolto alcuna attività di recupero contro il debitore come l’invio di solleciti e diffide, di pignoramenti, di ipoteche o fermi amministrativi. 

I tempi di prescrizione dei debiti fiscali variano in base al tipo di tributo e alla specifica normativa che lo regola. Di seguito, esamineremo i principali tributi e le relative prescrizioni.

Come funziona la prescrizione dei debiti fiscali?

Il debito fiscale si prescrive a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui il pagamento è dovuto. 

Facciamo un esempio per rendere la questione più semplice. Prendiamo a riferimento l’Irpef che si prescrive in 10 anni. La prescrizione dell’Irpef che il contribuente deve versare nel 2022 (riferita quindi ai redditi conseguiti nel 2021) inizia a decorrere dal 1° gennaio 2023; pertanto il debito si prescrive il 31 dicembre 2032, ossia dopo 10 anni. 

Attenzione: come detto in apertura, affinché si realizzi la prescrizione è necessario che, in tutto l’arco di tempo in questione, il debitore non riceva alcun atto da parte del creditore (come diffide, intimazioni di pagamento, cartelle esattoriali, preavvisi di fermo o di ipoteca, pignoramenti). Ed è anche necessario che il debitore non effettui pagamenti spontanei (anche solo di una parte del debito) o faccia richieste di rateazione: un atto del genere costituirebbe infatti una tacita ammissione del debito che è incompatibile con la prescrizione.

Difatti, se prima del compimento della prescrizione si dovesse verificare una di tali circostanze (come detto: un’attività del creditore, un pagamento parziale o un’ammissione di debito da parte del debitore) il termine di prescrizione si interromperebbe e inizierebbe a decorrere nuovamente da capo, per un ulteriore periodo di tempo uguale.

Ritorniamo all’esempio dell’Irpef. Se prima di 10 anni il contribuente riceve una cartella esattoriale, il termine di 10 anni si stoppa a inizia a decorrere di nuovo dal giorno successivo a quello di ricevimento della cartella medesima. 

Qui di seguito ci concentreremo sui tempi di prescrizione dei debiti fiscali in base alle diverse tipologie di imposte e contributi.

In generale, il termine di prescrizione per i debiti fiscali è di 10 anni, a meno che non sia previsto un diverso termine dalla normativa vigente. Tuttavia, è importante distinguere tra le diverse tipologie di imposte e contributi per comprendere meglio la questione.

Imposte che si prescrivono in 10 anni: Irpef, Ires, Iva, registro, bollo…

Per quanto riguarda le imposte dirette (come l’Irpef, l’Irap e l’Ires), l’Iva, l’imposta di bollo, l’imposta di registro, l’imposta catastale, il canone Rai e i diritti Camere di Commercio, il termine di prescrizione è di 10 anni. Ciò significa che l’Agenzia delle Entrate ha 10 anni di tempo per riscuotere il debito fiscale.

Possiamo quindi dire che la prescrizione decennale vale per tutte le imposte erariali, ossia quelle dovute allo Stato e riscosse da Agenzia Entrate ed Agenzia Entrate Riscossione.

Attenzione però: esistono delle pronunce, seppur minoritarie, che ritengono di 5 anni la prescrizione di Irpef e Iva. E ciò sulla scorta di una norma del codice civile in base alla quale la prescrizione è sempre di 5 anni per i pagamenti che devono essere fatti ogni anno, come appunto l’Imposta sui redditi delle persone fisiche. In realtà, contro questa tesi si è detto che, se anche l’Irpef e l’Iva sono dovuti tutti gli anni, l’obbligo si poggia su presupposti d’imposta diversi (ossia il reddito dichiarato) e ben potrebbe avvenire che un anno non si debba pagare nulla (si pensi a un professionista che non abbia lavorato o a un collaboratore che sia stato licenziato).  

Imposte che si prescrivono in 5 anni: Imu, Tari, Tosap

Per le imposte dovute agli enti locali, come il Comune, la Regine e la Provincia, la prescrizione è sempre di 5 anni. Pertanto  comunali come l’Imu, e la Tari (l’imposta sui rifiuti) il termine di prescrizione si riduce a 5 anni. Lo stesso vale per la Tosap, ovvero la tassa per l’occupazione di suolo pubblico.

Prescrizione di 5 anni per contribuiti Inps e Inail

Tutti i contributi previdenziali dovuti all’Inps e quelli assistenziali dovuti all’Inail si prescrivono in 5 anni.

Prescrizione sanzioni e multe stradali

Per quanto riguarda le multe stradali per violazione del codice della strada, il termine di prescrizione è di 5 anni. 

È di 5 anni la prescrizione di tutte le sanzioni penali, amministrative o fiscali riscosse da Stato o Enti locali: si pensi alla sanzioni per gli assegni protestati, a quelle per gli atti osceni in luogo pubblico, a quelle per i reati. 

Le sanzioni tributarie si prescrivono in 5 anni anche quando hanno ad oggetto un’imposta la cui prescrizione è più lunga. Tanto per fare un esempio, se l’Agenzia delle Entrate richiede il pagamento dell’Irpef e delle relative sanzioni dopo 6 anni, il contribuente deve versare solo l’imposta ma può chiedere lo sgravio delle sanzioni in quanto prescritte.

Imposte che si prescrivono in 3 anni: bollo auto

Infine, il bollo auto ha un termine di prescrizione di soli 3 anni.

Prescrizione sentenze di condanna

Nel caso in cui il contribuente faccia ricorso contro una richiesta di pagamento e il giudice gliela rigetti, la condanna contenuta nella sentenza di prescrive in 10 anni, anche quando ha ad oggetto un’imposta con prescrizione più breve. Ad esempio, se il contribuente impugna una richiesta di pagamento per bollo auto ma il giudice gli dà torto, il termine di prescrizione, che decorre dalla pubblicazione della sentenza, è di 10 anni e non più di 3.

Prescrizione cartelle esattoriali

Anche se non manca qualche precedente, anche della stessa Cassazione, che ritiene di 5 anni la prescrizione delle cartelle esattoriali, l’orientamento maggioritario ritiene che le stesse seguano le regole sulla prescrizione dell’imposta o della sanzione richiesta. 

Pertanto una cartella che richieda il pagamento dell’Irpef si prescrive in 10 anni, quella che riscuote l’Imu in 5, quella relativa al bollo auto in 3 e così via.

Se con la stessa cartella viene richiesto il pagamento di debiti tra loro diversi, ciascuno di essi segue il proprio termine di prescrizione: con la conseguenza che la cartella si prescriverà in momenti differenti a seconda dell’importo in questione. Ad esempio, una cartella che chieda il versamento dell’Irpef e dei contributi Inail si prescriverà, per la prima parte, dopo 10 anni e per la seconda dopo 5.

Il termine di prescrizione della cartella, a differenza di quanto visto per i tributi, non decorre dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui il pagamento era dovuto ma dal giorno seguente alla notifica. Quindi, ad esempio, una persona che riceva una cartella per bollo auto il 1° marzo 2023 vedrà la prescrizione compiersi dopo 3 anni da tale data. 

Come far valere la prescrizione dei debiti fiscali? 

In caso di prescrizione del debito fiscale, il debitore non sarà più tenuto al pagamento del debito e l’Agenzia delle Entrate, il Comune o l’esattore non potrà più agire per il recupero del credito. 

Non c’è bisogno di far dichiarare la prescrizione da un’autorità, né il debitore deve manifestare la volontà di volersene avvantaggiare: la prescrizione si verifica in automatico, con la scadenza dell’ultimo giorno del termine previsto dalla legge. A quel punto, se il creditore dovesse agire contro il debitore per ottenere il pagamento, a questi basterebbe eccepire l’intervento della prescrizione per liberarsi dall’obbligo di pagamento. Spetterebbe al creditore dimostrare che, prima dell’intervento della prescrizione, è intervenuto un atto interruttivo (come una diffida o una richiesta di rateazione). 

In conclusione

In conclusione, conoscere i tempi di prescrizione dei debiti fiscali è fondamentale per avere una maggiore consapevolezza dei propri diritti e doveri come contribuenti. Tuttavia, è sempre consigliabile rivolgersi a un professionista del settore per avere un’analisi più precisa e dettagliata della propria situazione.



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