Recesso da una vendita: le novità legislative e i tuoi diritti


Scopri le novità sul diritto di recesso, come funziona e quando puoi esercitarlo. Un’analisi pratica per conoscere i tuoi diritti come consumatore.
Il diritto di recesso, o come alcuni preferiscono chiamarlo, il diritto di ripensamento regola molte ipotesi del commercio ai consumatori. Recentemente, una modifica legislativa ha ampliato il termine per esercitare il recesso da 14 a 30 giorni in alcuni casi specifici. In questo articolo, analizzeremo quando e come funziona il diritto di recesso, esaminando esempi pratici e spiegando le novità legislative per aiutarti a comprendere meglio i tuoi diritti come consumatore.
Indice
Quando si può esercitare il diritto di recesso?
Il diritto di recesso vale solo per gli acquisti effettuati al di fuori dei negozi fisici, come quelli online (es. Amazon), televendite, vendite per strada o visite a domicilio da parte di un venditore. In tutti questi casi, il consumatore può esercitare il suo diritto di recesso senza dover fornire alcuna motivazione.
Quali sono le novità legislative sul diritto di recesso?
Da aprile 2023, il termine per esercitare il diritto di recesso è stato esteso a 30 giorni dal ricevimento della merce nel caso in cui l’acquisto sia stato effettuato durante una visita non richiesta presso l’abitazione del consumatore. In questo caso, il consumatore può recedere entro 30 giorni senza dover fornire motivazioni e senza sostenere costi. Ovviamente questo diritto viene meno qualora siamo stati noi a richiedere la visita del venditore.
In tutti gli altri casi, il diritto di recesso deve essere esercitato entro 14 giorni dal ricevimento della merce.
Il diritto di recesso spetta anche se viene aperta la confezione e se il prodotto viene utilizzato. Il venditore non può imporre una penale, salvo ovviamente i costi di spedizione per restituire l’oggetto.
Quando il diritto di recesso non è applicabile?
Se il consumatore fa l’acquisto in un negozio fisico o in uno stand in una fiera, il diritto di recesso non è applicabile. In questi casi, il consumatore può recedere solo se il prodotto è guasto e il guasto non è dovuto a un uso non corretto. In questo caso, si parla di garanzia, che opera per due anni.
Se il negoziante assicura l’acquirente che gli consentirà, entro un determinato termine, il cambio è solo per una sua policy di marketing, per “tenersi stretto il cliente”, ma non già per un diritto del consumatore. Se il negoziante ci ripensa e fa marcia indietro? Ormai si è obbligato ed è tenuto a rispettare la parola data, ma spetterà al consumatore dimostrare tale accordo: e in assenza di documentazione scritta potrà avvalersi di un testimone.
C’è un altro caso in cui il diritto di recesso non spetta neanche per gli acquisti online o fuori dal negozio: quando l’acquisto vi serve non per uso personale ma per il lavoro. Questo perché il diritto di recesso spetta solo ai consumatori e non ai cosiddetti professionisti, agli imprenditori, agli artigiani, ecc.
Ci si potrà allora chiedere: ma come si fa a stabilire per quale uso mi serviva l’oggetto che ho comprato? Possiamo dire che si presume: di solito chi compra un oggetto per lavoro lo fa dando la propria partita Iva e chiedendo la fattura per scaricare la spesa dalle tasse. Chi invece ne fa un uso personale si accontenta dello scontrino.
Come esercitare il diritto di recesso?
Per esercitare il diritto di recesso, il consumatore dovrà inviare una raccomandata A/R al venditore con informazioni personali, quelle relative all’ordine e all’acquisto effettuati, comunicando l’intenzione di recedere dal contratto e intimando di restituire quanto pagato entro 30 giorni. Se previsto in contratto, Tizio può recedere con la diretta e immediata restituzione del bene, senza l’onere di comunicarlo prima. Il termine per la restituzione dell’acquisto non può essere inferiore a 10 giorni lavorativi, e il venditore deve restituire quanto pagato entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione di recesso.