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Qual è la differenza tra interdetto legale e giudiziale?

14 Maggio 2023 | Autore:
Qual è la differenza tra interdetto legale e giudiziale?

Uno dei provvedimenti tutela chi è stato condannato ad una pena superiore ai cinque anni, l’altro riguarda chi non è in grado di badare ai propri interessi.

Guardando il vocabolario, la parola «interdizione» significa sia il divieto di fare qualcosa da parte di una pubblica autorità (ad esempio, di accedere ad un posto) sia l’esclusione dall’esercizio di determinati diritti a seguito di condanna penale o di accertata infermità mentale, come nel caso dell’interdizione dai pubblici uffici. Questo termine ha due sfumature che sono tutt’altro che irrilevanti: qual è la differenza tra interdetto legale e giudiziale?

L’interdizione legale è una pena accessoria che viene disposta nei confronti di chi è stato condannato:

  • all’ergastolo;
  • alla pena della reclusione per un periodo di tempo non inferiore ai cinque anni.

L’interdizione giudiziale è, invece, un provvedimento disposto con sentenza dal Tribunale dei confronti di maggiorenni o minorenni incapaci di provvedere ai propri interessi a causa della loro condizione di abituale infermità di mente.

Nel primo caso, dunque, l’interdizione segue una condanna. Nel secondo, invece, riguarda un’incapacità di agire a tutela dei propri interessi.

L’interdizione legale

Come accennato, l’interdizione legale riguarda un soggetto che ha avuto una condanna per un reato e che deve scontare una pena all’ergastolo o alla reclusione per almeno cinque anni. Di conseguenza, viene sostituito da un tutore, designato da un giudice, nel compimento di atti giuridicamente rilevanti finché non avrà scontato la pena.

Il tutore gestisce e amministra per conto dell’interdetto:

  • i beni immobili;
  • le pensioni;
  • eventuali eredità;
  • donazioni;
  • assicurazioni;
  • indennizzi e pagamenti di crediti,
  • il denaro che aveva con sé nel momento in cui è stato emanato il provvedimento.

Inoltre, il tutore dovrà prestare il giuramento di esercitare il proprio incarico con fedeltà e diligenza. Entro dieci giorni dalla nomina, dovrà iniziare l’inventario dei beni dell’interdetto, che dovrà concludersi entro i 30 giorni successivi.

A differenza dell’interdetto giudiziale, l’interdetto legale mantiene la capacità di agire per quanto riguarda i rapporti con le altre persone o con la propria famiglia.

L‘interdizione legale non vieta di:

  • sposarsi;
  • riconoscere un figlio;
  • fare validare un testamento.

L’interdizione giudiziale

L’interdizione giudiziale è un istituto giuridico, disposto con sentenza dal Tribunale, rivolto a persone incapaci di provvedere ai propri interessi a causa della loro condizione di abituale infermità di mente. Si tratta di un provvedimento volto a tutelare chi soffre di una patologia tale per cui non si è in grado di badare agli atti giuridicamente rilevanti e suscettibili di recare loro un possibile danno dal punto di vista:

  • economico, come, ad esempio, la vendita di un bene immobile o una donazione;
  • personale, come il matrimonio, o il riconoscimento figli nati fuori dal matrimonio.

Il provvedimento può essere disposto nei confronti di persone maggiorenni o minorenni che presentano contestualmente i seguenti requisiti:

  • un’infermità mentale grave ed abituale;
  • l’incapacità di curare i propri interessi economici ed extra patrimoniali;
  • la necessità di una protezione adeguata che lo metta al riparo da situazione dannose.

La sentenza con cui il tribunale dichiara l’interdizione giudiziale prevede la nomina di un tutore, scelto tra:

  • il coniuge non separato;
  • un genitore;
  • il figlio maggiorenne;
  • la persona indicata nel testamento dal genitore superstite.

Il tutore avrà il compito ed il potere di rappresentare l’interdetto e amministrarne il patrimonio. Avrà bisogno dell’autorizzazione del giudice tutelare e del tribunale per gli atti di straordinaria amministrazione, come ad esempio:

  • acquistare beni, ad eccezione di quelli necessari ai bisogni quotidiani dell’interdetto e all’amministrazione del patrimonio;
  • incassare capitali;
  • cancellare ipoteche;
  • svincolare pegni;
  • stipulare contratti e assumere obblighi;
  • rinunciare o accettare eredità, donazioni o legati;
  • stipulare locazioni immobiliari superiori ai nove anni;
  • agire in giudizio, a meno che si tratti di denunce di nuova opera o di danno temuto, azioni possessorie, per riscuotere frutti, ottenere provvedimenti conservativi e procedure di sfratto.


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