Se mi assento senza giustificazione, ho diritto alla Naspi?


Ho letto su alcuni giornali la notizia della nuova norma, contenuta nelle misure sul lavoro adottate dal governo il 1° maggio, per cui se ci si assenta dal lavoro per oltre cinque giorni senza dare alcuna giustificazione questo fatto equivale a dimissioni del lavoratore per cui non si avrebbe più diritto alla Naspi. Esiste questa norma? E’ già in vigore?
E’ vero che alcuni mezzi di stampa, anche online, hanno riportato questa notizia.
La norma a cui lei fa riferimento nel suo quesito non è però già in vigore perché sarebbe contenuta in un disegno di legge di iniziativa governativa.
Uso il condizionale perché il testo di questo disegno di legge non è ancora disponibile ufficialmente.
Trattandosi di un disegno di legge, le norme in esso contenute entreranno in vigore solo dopo che i due rami del Parlamento l’avranno approvato.
Pertanto, ammesso e non concesso che la norma in questione sia davvero poi portata all’esame delle Camere, affinché entri in vigore occorrerà attendere parecchi mesi, se non anni.
La necessità dell’introduzione di una norma del genere è dovuta al fatto che attualmente, se ci si assenta dal lavoro senza giustificazione, il datore di lavoro che abbia bisogno di coprire quel posto vacante, non ha altra scelta da fare che quella di licenziare il lavoratore indisciplinato.
E alcuni lavoratori mettono in atto questa strategia, cioè assentarsi dal lavoro senza giustificare l’assenza, proprio per essere licenziati per poi poter fruire dell’indennità di disoccupazione (Naspi).
L’Inps, infatti, riconosce la Naspi anche nel caso di licenziamento disciplinare (cioè per giusta causa) e quindi talvolta accade che il lavoratore (che ha magari già avuto un’altra più allettante offerta di lavoro) escogiti questo espediente per farsi licenziare, ottenere la Naspi, e poi passare alle dipendenze, con tutta tranquillità, di un altro datore di lavoro (le dimissioni volontarie infatti non danno diritto alla Naspi).
Se la norma contenuta nel disegno di legge entrasse effettivamente in vigore non sarebbe più possibile questa strategia, perché la norma avrebbe l’effetto di equiparare a dimissioni volontarie (impedendo quindi di poter fruire della Naspi) l’assenza ingiustificata del lavoratore che si protragga per un numero di giorni superiore a quello indicato nel contratto collettivo nazionale o, in mancanza, comunque per un periodo superiore a cinque giorni.
Articolo tratto dalla consulenza resa dall’avv. Angelo Forte