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Lo stesso avvocato può difendere l’attore e il terzo chiamato?

24 Maggio 2023 | Autore:
Lo stesso avvocato può difendere l’attore e il terzo chiamato?

Può un avvocato difendere sia l’attore che il terzo chiamato in un processo civile? Esploriamo il delicato tema del conflitto di interessi nella professione legale.

Può un avvocato difendere sia l’attore che il terzo chiamato in un caso giuridico? Questa è una domanda che, in molti casi, può sollevare dubbi riguardo alla deontologia professionale. Un dilemma etico che vede contrapposte le esigenze della rappresentanza legale e le dinamiche di un possibile conflitto di interessi. La sentenza n. 11193 del 27 aprile 2023 della Corte di Cassazione affronta questo tema delicato, chiarendo che il conflitto di interessi può sorgere anche in assenza di una diretta contrapposizione processuale tra le parti rappresentate dall’avvocato.

Cosa significa che un avvocato è in conflitto di interessi?

Un avvocato entra in conflitto di interessi quando si trova a difendere due o più parti i cui interessi sono incompatibili o potenzialmente tali. Questa situazione può sorgere anche in assenza di una contrapposizione diretta tra le parti difese, se le rispettive posizioni possono in qualche modo influenzare le scelte difensive dell’avvocato.

Poniamo il caso di Lucia, un’avvocata che decide di rappresentare sia l’attore che il terzo chiamato in un processo civile. Nonostante non ci sia un diretto scontro tra l’attore e il terzo chiamato, le decisioni difensive che Lucia prenderà per uno potrebbero influenzare o limitare le strategie difensive per l’altro. In questo caso, Lucia si troverebbe in una situazione di conflitto di interessi.

Cos’è la domanda di garanzia impropria nel contesto di un processo civile?

La domanda di garanzia impropria è un istituto del diritto processuale civile attraverso il quale il convenuto, chiamato in giudizio, può a sua volta chiamare in causa un terzo per ottenere un giudizio unico e comune in cui si accerti la responsabilità di quest’ultimo in manleva alla propria. 

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione riguardo al conflitto di interessi?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11193/2023, ha chiarito che un avvocato entra in conflitto di interessi quando rappresenta sia l’attore che il terzo chiamato in un processo civile, anche in assenza di un diretto scontro processuale tra le parti. Questo perché le scelte difensive per una parte potrebbero influenzare o limitare le strategie difensive per l’altra parte, creando quindi un conflitto di interessi.

È possibile impugnare una decisione basandosi sulla violazione delle norme deontologiche?

La Corte di Cassazione, nella medesima sentenza, ha affermato che la violazione delle norme deontologiche sull’imparzialità dell’avvocato non può costituire motivo di impugnazione autonomo, in quanto queste regole non hanno un carattere normativo autonomo e non possono quindi configurare direttamente una violazione di legge. Il che significa che la sentenza emessa con un unico avvocato non è impugnabile, benché questi fosse in conflitto di interessi. Alla parte non resta che presentare una segnalazione all’Ordine di appartenenza dell’avvocato e, se ha subito un danno, richiedere a quest’ultimo il risarcimento. Il danno deve essere concreto e attuale, non semplicemente potenziale; in altri termini deve risultare che, in assenza del conflitto, il giudizio avrebbe avuto un esito diverso e più favorevole per la parte. 

Cosa si intende per conflitto di interessi?

Identificare un caso di conflitto di interessi può essere complesso. Non è necessario che esista un conflitto attuale, come nel caso di posizioni processuali direttamente contrapposte. Anche situazioni di conflitto potenziale, in cui le diverse posizioni processuali delle parti possano limitare o condizionare le scelte strategiche dell’avvocato, rientrano in questa categoria. L’individuazione dei casi di conflitto di interessi deve pertanto avvenire a valutazioni caso per caso.



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