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Aspetti legali della gestione dei pagamenti per conto del defunto

26 Maggio 2023 | Autore:
Aspetti legali della gestione dei pagamenti per conto del defunto

Chi deve pagare e quanto; come si ripartiscono i debiti tra gli eredi; quali debiti non devono essere saldati dagli eredi; come escludere o ridurre la responsabilità per i debiti lasciati dal defunto.

Quando muore una persona, i suoi eredi devono fronteggiare una serie di adempimenti riguardanti i beni, mobili ed immobili, ed i crediti o debiti lasciati da chi è deceduto ai suoi successori. Ci sono diversi aspetti legali della gestione dei pagamenti per conto del defunto che è bene conoscere per non sbagliare ed evitare di essere costretti ad interrompere un contratto, a non poter riscuotere le somme depositate sui conti correnti bancari o a dover pagare debiti non spettanti agli eredi.

Tutto ciò senza trascurare i rapporti tra i vari coeredi, considerato che i creditori possono rivolgersi ad alcuni di essi: se ciò succede, sono tenuti a pagare l’intera somma o sono responsabili dei debiti ereditari soltanto entro precisi limiti?

Debiti del defunto: chi li paga?

L’articolo 754 del Codice civile dispone che gli eredi sono tenuti nei confronti dei creditori al pagamento dei debiti del defunto, in proporzione alle rispettive quote ereditarie. Il testamento potrebbe disporre diversamente (ad esempio stabilendo che determinati debiti debbano essere saldati da alcuni eredi precisamente individuati, e non dagli altri).

Soltanto se il credito è garantito da ipoteca, ogni debitore è tenuto al pagamento per l’intero ammontare.

Tuttavia, il coerede che ha pagato oltre la parte di sua competenza può ottenere dagli altri coeredi il rimborso della parte debitoria ad essi spettante: tecnicamente, si dice che ha diritto di rivalsa.

Una società di recupero crediti si rivolge a Giovanni, in qualità di erede del nonno che aveva lasciato insoluto un finanziamento: è morto prima di poter rimborsare le rate residue. Marco salda l’intera somma, ma poi può rivolgersi a Giacomo, Lorenzo e Valeria – anch’essi eredi insieme a lui – per farsi rimborsare il dovuto, in proporzione alle loro rispettive quote di eredità.

A quali coeredi va chiesto il pagamento?

I creditori del defunto devono indirizzare le loro richieste di pagamento:

  • prima dell’accettazione dell’eredità da parte degli eredi, presso l’ultimo domicilio del defunto;
  • dopo l’accettazione dell’eredità (che può avvenire anche in maniera tacita, immettendosi nel possesso dei beni ereditari e compiendo su di essi atti che solo il proprietario avrebbe diritto di svolgere: ad esempio, vendere un appartamento, prelevare somme dal conto corrente del defunto, o incassare i canoni di affitto) all’indirizzo di residenza di ogni erede.

Debiti del defunto: a cosa fare attenzione

Non tutti i debiti del defunto devono essere pagati dai suoi eredi. Precisamente, i debiti che ricadono nella successione ereditaria sono quelli che il defunto aveva al momento della sua morte, ad eccezione delle cosiddette obbligazioni personalissime, cioè quelle che esclusivamente il debitore avrebbe potuto adempiere (ad esempio, un chirurgo incaricato di eseguire un’operazione, un pittore al quale era stato commissionato un quadro, un avvocato che avrebbe dovuto patrocinare una causa in tribunale).

Inoltre, bisogna prestare attenzione al fatto che l’erede diventa tale soltanto nel momento in cui accetta, in maniera espressa o tacitamente, l’eredità: fino a quel momento egli è un semplice «chiamato all’eredità», cioè un erede meramente potenziale, e non ancora effettivo, che potrebbe anche rifiutare o accettare con beneficio d’inventario, in modo da limitare la propria responsabilità per i debiti del defunto solo a quanto effettivamente ricevuto, e non con il proprio patrimonio personale.

Vediamo meglio questi importanti aspetti nel paragrafo seguente.

Come evitare di pagare i debiti del defunto

Per evitare di dover pagare i debiti lasciati dal defunto, gli eredi hanno a disposizione diverse strategie.

Se si tratta di debiti fiscali – ad esempio, cartelle di pagamento per tributi non versati – o di multe stradali, va sottolineato che le sanzioni non si trasmettono agli eredi, i quali, pertanto, rimangono tenuti al pagamento della sola somma capitale, più gli eventuali interessi maturati. E questa è soltanto la tipologia più frequente; si estinguono anche le sanzioni amministrative di ogni tipo, gli assegni di mantenimento o alimentari, e i debiti di gioco. Per l’elenco dettagliato, leggi quali sono i debiti che non devono pagare gli eredi.

È quindi possibile opporsi alle richieste di pagamento presentando istanza all’Ente impositore o all’Agente di riscossione dimostrando la propria qualità di eredi e chiedendo, in autotutela, l’annullamento e sgravio dell’atto impositivo o di riscossione relativamente alla parte sanzionatoria. Attenzione: per alcuni tipi di debiti tributari, come le imposte sui redditi (Irpef, Irap, Ires) e quelle di successione, vige la regola della solidarietà tra i coeredi, perciò il Fisco può pretendere da uno di essi, individuato a sua scelta il pagamento dell’intero importo dovuto (normalmente sarà colpito quello che tra i coeredi risulta più solvibile, ad esempio perché dotato di un buono stipendio o pensione, o di un patrimonio più cospicuo rispetto a quello degli altri).

Per tutti i tipi di debiti, pubblici e privati, la via maestra per escludere totalmente la responsabilità debitoria per i debiti del defunto è quella di rinunciare all’eredità, con una dichiarazione resa al notaio o al cancelliere del tribunale del luogo in cui si è aperta la successione. Ci sono 10 anni di tempo per farlo, decorrenti dalla data di morte della persona che ha aperto la successione ereditaria, ma è bene muoversi in anticipo, per prevenire le richieste di pagamento che non si è disposti a fronteggiare.

Alcuni usano un escamotage: rinunciano all’eredità e successivamente – se non vi sono chiamati ulteriori che subentrano al loro posto – revocano la rinuncia ed accettano l’eredità. Siccome tutto deve compiersi entro 10 anni dalla data di apertura della successione, dunque entro un termine piuttosto lungo, è possibile che nel frattempo alcune obbligazioni (come quelle relative a pagamenti annuali e periodici), siano andate in prescrizione e dunque non possono più essere chieste in pagamento: l’effetto pratico di tutto ciò è che il creditore non può più esigere il debito. Per maggiori dettagli, leggi come revocare la rinuncia all’eredità.

Come ridurre l’importo dei debiti del defunto

La “terza via” dell’accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario, invece, consente di circoscrivere la responsabilità per i debiti del defunto entro i limiti di valore dei beni ricevuti, e non oltre. In questo modo l’erede potrà evitare di dover pagare di tasca propria, con il suo patrimonio personale. L’inventario consente appunto di analizzare le attività e le passività presenti nel patrimonio ereditario.

Facciamo un esempio concreto per capire come funziona questo utile strumento.

Giorgio accetta con beneficio d’inventario l’eredità di suo padre, composta da un attivo di 30mila euro e da ingenti debiti per un ammontare complessivo di 360mila euro. Siccome Giorgio succede al genitore defunto insieme ad un fratello e ad una sorella, la sua quota è di 1/3. La sua responsabilità per i debiti ereditari sarà limitata a 10mila euro (pari ad 1/3 dell’attivo ereditario): i creditori non potranno chiedergli di più, mentre potranno pretendere dal fratello e dalla sorella – che hanno accettato in maniera pura e semplice l’eredità – fino a 120mila euro a testa.

Se il chiamato all’eredità che vuole accettare con beneficio d’inventario è già entrato nel possesso dei beni ereditari (ad esempio, è il figlio convivente con il genitore defunto e continua ad abitare nella stessa casa) ha solo 3 mesi di tempo per redigere l’inventario (anziché i consueti 10 anni concessi per accettare in maniera pura e semplice). Il termine è prorogabile dal tribunale per ulteriori 3 mesi. Il beneficio d’inventario, però, costa e può risultare impegnativo, specialmente se i creditori sono numerosi o se il patrimonio del defunto è stato assoggettato a pignoramenti e procedure esecutive; in questi casi l’erede potrebbe essere costretto a rilasciare loro alcuni beni ricevuti in eredità. Per approfondire, leggi quali sono i pro ed i contro del beneficio d’inventario.



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