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Quando l’insulto diventa reato?

25 Maggio 2023 | Autore:
Quando l’insulto diventa reato?

L’importanza del rispetto reciproco: cosa succede quando un’offesa va oltre?

Rispettare gli altri è un principio fondamentale di ogni società. Ma cosa succede quando queste linee vengono attraversate? Nel 2016, l’offesa diretta è stata depenalizzata dal nostro ordinamento giuridico. Ciò non significa, tuttavia, che si possa liberamente insultare un individuo senza conseguenze. Infatti, determinati comportamenti possono ancora generare responsabilità civili e, in alcune circostanze, costituire un crimine. Vediamo dunque quando l’insulto diventa reato, il che significa – in parole più tecniche – comprendere quando dall’ingiuria (che è un semplice illecito civile) si passa alla diffamazione (che invece è un illecito penale). 

L’offesa diretta è ancora considerata illecita?

Offendere una persona rivolgendosi direttamente a lei, nel corso di una conversazione o di uno scambio di messaggi online, costituisce ingiuria. Nel 2016, il reato di ingiuria è stato depenalizzato. Oggi è un semplice illecito civile a fronte del quale la vittima può chiedere il risarcimento dei danni. Oltre a ciò, il responsabile verrà condannato dal giudice, con la sentenza che chiude il processo, a pagare una sanzione amministrativa allo Stato che va da 100 a 8.000 euro. Tuttavia se l’ingiuria consiste nell’attribuzione di un fatto determinato o se questa viene commessa in presenza di più persone la sanzione va da 200 a 12.000 euro.

Pensiamo a Marco che, dopo una lite, insulta apertamente il suo amico Luca. Anche se Marco non sarà perseguibile penalmente, Luca potrà ancora citarlo in tribunale per ottenere un risarcimento per il danno morale subito.

L’ingiuria non si manifesta necessariamente con parole sconvenienti. Può anche consistere in un comportamento tacito (ad esempio il fatto di sputare in direzione di una persona o un gestaccio) oppure nell’attribuzione di epiteti che possano ledere il decoro personale o professionale (si pensi al caso di chi dica di un avvocato che è corrotto, a un medico che è incompetente, a un uomo che è un traditore).

Quando un’offesa diventa un crimine?

Ci sono situazioni in cui le parole, usate in modo offensivo, possono costituire un reato. Questo perché la nostra legge tutela non solo l’integrità fisica delle persone ma anche la loro reputazione e il benessere mentale.

Le offese diventano reato quando sono pronunciate in assenza della vittima. Difatti la differenza tra ingiuria (che è stata depenalizzata) e la diffamazione (che invece è ancora reato) sta proprio in questo: nel primo caso, la frase viene detta in faccia al diretto interessato mentre nel secondo questi non è presente e, al suo posto, ci sono almeno due persone. 

Immaginiamo una situazione in cui Giuseppe insulta ripetutamente e deliberatamente Maria alle sue spalle nel corso di una riunione tra amici. Questo comportamento potrebbe essere perseguibile penalmente.

La diffamazione però consiste anche nel pubblicare uno scritto denigratorio su un giornale, su un quotidiano online o su un social network. Un post offensivo su Facebook, ad esempio, costituisce reato; peraltro in questo caso scatta anche l’aggravante dell’uso di un mezzo di pubblicità quale appunto la stampa o internet.

Le offese diventano reato anche quando riferite in una conversazione via email in cui sono presenti, in copia, almeno due persone oltre alla vittima e al responsabile. E secondo la Cassazione, si parla altresì di diffamazione – e quindi di reato – tutte le volte in cui l’offesa viene pronunciata in una chat di gruppo, come ad esempio un gruppo WhatsApp benché la vittima partecipi, sia cioè presente tra gli iscritti alla chat stessa.

Cosa comporta il reato di diffamazione?

Il reato di diffamazione si verifica quando un’offesa compromette la reputazione di una persona in assenza di quest’ultima ed in presenza di almeno due testimoni. In pratica, si tratta di un’offesa “dietro le spalle” della vittima, che non ha la possibilità di difendersi. Come anticipato, se viene usato il mezzo della stampa o di internet, dalla diffamazione si passa alla diffamazione aggravata, con un aumento della pena. 

La pena per la diffamazione consiste nella reclusione fino a un anno o, in alternativa, nella multa fino a 1.032 euro. Se invece c’è la diffamazione aggravata, la reclusione va da sei mesi a tre anni mentre la multa è non inferiore a 516 euro.

In che modo un insulto può diventare una minaccia?

Diversa dal reato di diffamazione è la minaccia. Se un insulto è abbastanza grave da incutere il timore di un danno ingiusto, può essere considerato un reato di minaccia. Questo presuppone che le offese abbiano un forte elemento intimidatorio sulla vittima. Non si rientra nella minaccia se il male prospettato non è credibile o non dipende da chi agisce.

Supponiamo che Antonio offenda Luca e gli dica “Se non la smetti, ti farò pentire!”. Questo potrebbe costituire un reato di minaccia, dal momento che prospetta una conseguenza negativa per Luca.

Se Antonio dice a Marco “Ti spedisco sulla luna con un calcio” non c’è minaccia perché il male prospettato è impossibile.

Se Francesca dice a Rita “Ti auguro di morire di un brutto male” non c’è minaccia perché il male prospettato non dipende dal comportamento di Francesca. 

Cosa succede se un pubblico ufficiale viene insultato?

Il reato di oltraggio a pubblico ufficiale si verifica quando un pubblico ufficiale (ad esempio, un poliziotto, un medico, un insegnante) viene insultato in un luogo pubblico o aperto al pubblico, in presenza di almeno altre due persone (oltre alla vittima e al reo), mentre sta svolgendo le proprie funzioni e proprio in ragione di esse.

Supponiamo che Valerio, in piena strada e di fronte a una folla, insulti un poliziotto che sta svolgendo il suo dovere. Questo potrebbe configurarsi come un reato di oltraggio a pubblico ufficiale.

Se una persona offende l’ufficiale giudiziario entrato in casa propria per pignorare i beni non commette oltraggio a pubblico ufficiale perché manca il pubblico.

Quando un’offesa è considerata maltrattamento?

Se gli insulti sono costanti nel tempo e il destinatario è una persona con cui si convive, si potrebbe configurare il grave reato di maltrattamenti. Questo include non solo violenza fisica, ma anche violenza psicologica. 

Il reato presuppone un comportamento reiterato nel tempo, in grado di creare un pregiudizio psicofisico alla vittima, indipendentemente dal fatto che tale pregiudizio venga poi certificato da un medico. Basta la semplice potenzialità lesiva della condotta.

Supponiamo che Mario, nel corso degli anni, umili continuamente sua moglie Laura, anche di fronte ai figli. Questo comportamento potrebbe essere considerato come maltrattamenti e quindi perseguibile penalmente.

Ricordiamo quindi l’importanza del rispetto reciproco: le parole hanno un grande potere e, se usate in modo sbagliato, possono avere serie conseguenze legali. 

 



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