Canone su PC, smartphone e tablet: la RAI non smentisce, ma incalza. Ecco gli sprechi


La Rai, dopo aver fatto sapere che il canone va pagato anche su computer, smartphone e tablet, sembra fare marcia indietro. Ma…
Per le assurde e anacronistiche motivazioni che abbiamo spiegato qualche giorno fa in questa pagina, la RAI sta esigendo il pagamento del canone anche su PC, tablet e smartphone. In verità, speravamo tutti in una smentita o in un dietrofront. E invece, ieri sera, sul tardi, dopo la polemica scoppiata su Internet e sui socials (primo tra tutti Twitter), la TV di Stato ha diffuso un comunicato in cui non solo non ha smentito la notizia, ma si è affannata anche a motivare le ragioni del proprio comportamento.
Allego la dichiarazione che si commenta da sé.
“Con riferimento alla questione relativa al pagamento del canone di abbonamento alla tv, si precisa che le lettere inviate da Rai non si riferiscono al canone ordinario (relativo alla detenzione dell’apparecchio da parte delle famiglie) ma si riferiscono specificamente al cosiddetto canone speciale cioè quello relativo a chiunque detenga – fuori dall’ambito familiare (es. imprese, società, uffici)- uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezioni di trasmissioni radiotelevisive. Ciò in attesa di una più puntuale definizione del quadro normativo-regolatorio” (Fonte: Aduc).
La RAI, inoltre, pur ammettendo che il quadro normativo non sia ancora chiaro e definito, sta chiedendo a tutti i contribuenti di pagare ugualmente, salvo poi ottenere – eventualmente e coi tempi dello Stato italiano – il rimborso. E già questa la dice lunga sulla “tecnica esattoriale”.
Mi consola pensare che, da sempre, la storia insegna che la caduta di un impero è sempre collegata all’abuso di un potere. Così anche il tramonto dell’epoca degli sprechi RAI e della coattiva riscossione di una tassa tanto inutile quanto iniqua, potrebbe trovare in questa vicenda la sua causa.
Sprechi come l’intervento di Adriano Celentano a Sanremo o, peggio, come la condanna a pagare ben sette milioni di euro, con la recentissima sentenza del Tribunale di Torino, per un servizio diffamatorio ai danni della Alfa Romeo nel corso della trasmissione “Anno Zero” di Santoro (qui il video: http://www.youtube.com/watch?v=qoIXvf1-v9E) . Multa che ovviamente pagheremo noi contribuenti. Ma la storia degli errori dello Stato pagati coi soldi dei cittadini la racconteremo un’altra volta…
Ma dico: a stento gli utenti pagano il canone ordinario, figuriamoci quello speciale…
Premesso che di difendere Celentano non me ne importa nulla bisognerebbe domandarsi: quanto ha permesso di ricavare dalla pubblicità la presenza di Celentano e quindi i relativi picchi di share.
Quanto ha fatto incassare Annozero alla Rai a fronte dei costi per esso sostenuti?
Credo che in entrambi i casi siamo in netto utile. Gli sprechi sono altri nella tv pubblica. Sono quei programmi in cui vengono impiegati figuranti e mignotte raccomandate da qualche politico e sui quali viene cucito su misura qualche programma pessimo. Quelli sono sprechi.
Oggi interviene di nuovo la RAI a chiarire: “IL CANONE VA PAGATO SOLO NEL CASO IN CUI LE IMPRESE, SOCIETA’ ED ENTI UTILIZZINO IL COMPUTER COME TELEVISORE (DIGITAL SIGNATURE), FERMO RESTANDO CHE IL CANONE NON VA PAGATO NEL CASO IN CUI TALI IMPRESE, SOCIETA’ ED ENTI ABBIANO GiA’ PROVVEDUTO AL PAGAMENTO PER IL POSSESSO DI UNO O PIU’ TELEVISORI“.
Un marcia indietro che sembrerebbe ristabilire la normale logicità dell’interpretazione della legge. Tuttavia, mi sembra assai difficile riuscire a stabilire quale computer venga utilizzato per vedere la televisione… Quando ciò succede, è piuttosto un normalissimo video collegato all’antenna.