Contratti a tempo determinato: solo risarcimento e non più conversione


Limite del 20%: addio sanzioni, scatta una multa pari al 50% della retribuzione; avvantaggiati i lavoratori con più di 50 anni.
Nel caso in cui l’azienda sfori il tetto del 20% dei lavoratori assunti con contratto a termine non scatterà più la sanzione dell’automatica conversione del rapporto in un contratto a tempo indeterminato. Al contrario, ci sarà l’obbligo di pagare una multa pari al 50% della retribuzione mensile da questi percepita.
È questa una delle novità più interessanti dei decreti attuativi del Job Act, appena approvata dal Governo.
Come noto, il decreto Poletti del marzo 2014 ha stabiltio che l’impresa che voglia stipulare contratti di lavoro a tempo determinato deve rispettare un limite massimo: questo è costituito dal 20% dei contratti a tempo indeterminato. Insomma, tra i due tipi di rapporti di lavoro ci deve sempre essere tale proporzione, altrimenti si applicherà una sanzione pecuniaria a carico dell’impresa, di importo elevato, che dovrà andare all’Erario. Come detto, tale sanzione sarà forfetizzata e sarà pari alla metà della busta paga. Si tratta di una multa molto elevata: se, per esempio, si lavora a termine oltre tetto per 4 mesi, l’impresa rischia di dover pagare due mensilità a titolo di sanzione.
Sono però previste deroghe al limite del 20%. La più interessante è per i lavoratori con più di 50 anni: le assunzioni di questi ultimi non rientreranno nel suddetto conteggio del 20%, proprio per favorire l’inserimento di lavoratori che, altrimenti, per via dell’elevata età, avrebbero difficoltà a trovare altro impiego.
Restano fuori dai limiti del 20% anche le start-up innovative, le attività stagionali e le imprese che avviano nuove attività.
Resta confermato il limite massimo di 5 proroghe e l’acausalità fino a tutti e 36 i mesi di durata.
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