Che succede se non si fa la dichiarazione di successione entro un anno
Successione a causa di morte e dichiarazione di successione entro 12 mesi dalla data del decesso: cosa succede nel caso in cui non venga presentata nei termini?
La successione a causa di morte è lo strumento che permette agli eredi del defunto di subentrare allo stesso nella disponibilità di quanto da lui posseduto in vita.
Esistono due tipi di successione: testamentaria, quando è regolata da un testamento o legittima quando è disciplinata dalla legge.
A taluni soggetti, quali il coniuge, i discendenti e gli ascendenti in mancanza di discendenti, spetta in ogni caso il diritto ad una quota di eredità. Questo diritto alla quota di legittima configura un limite all’autonomia testamentaria e s’inquadra nell’ambito della cosiddetta
La successione per causa di morte impone una serie di adempimenti anche dal punto di vista fiscale. In particolare, entro un anno dalla morte, gli eredi devono presentare al competente Ufficio dell’Agenzia delle Entrate la dichiarazione di successione.
Tale dichiarazione è funzionale al pagamento dell’imposta sulla successione in quanto in essa viene rappresentato il patrimonio ereditario.
Non c’è obbligo di dichiarazione di successione se l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto e l’attivo ereditario ha un valore non superiore a 100.000 euro e non comprende beni immobili o diritti reali immobiliari.
Si tratta di un adempimento fiscale di fondamentale importanza, in quanto costituisce condizione necessaria al fine di poter disporre dei beni ricevuti a causa di morte.
Soltanto dopo aver presentato la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate quest’ultima provvede a notificare agli eredi la liquidazione dell’imposta di successione che va saldata entro i 60 giorni successivi alla richiesta.
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Sanzioni per omessa dichiarazione di successione
Nel caso in cui la registrazione della dichiarazione di successione sia omessa, si applica una sanzione che va dal 120 al 240 per cento dell’imposta liquidata; e, se non è dovuta imposta, si applica la sanzione amministrativa da 250 a 1.000 euro.
Se invece la dichiarazione è presentata con un ritardo non superiore a trenta giorni si applica la sanzione amministrativa dal 60 al 120 per cento dell’imposta liquidata; e, se non è dovuta imposta, si applica la sanzione amministrativa da 150 a 500 euro.
Il tardivo versamento dell’imposta comporta invece l’applicazione della sanzione del 30%, calcolata sull’importo non versato. Tuttavia, prima che avvenga l’accertamento d’ufficio si può effettuare il cosiddetto “ravvedimento operoso”, mediante il quale è possibile regolarizzare versamenti di imposte omessi o insufficienti, beneficiando della riduzione delle sanzioni.
Cosa succede se non presento la dichiarazione di successione entro un anno?
Come abbiamo appena detto il contribuente è soggetto a una sanzione amministrativa il cui importo varia dal 120 al 240 per cento dell’imposta e qualora non sia dovuta imposta si applica la sanzione amministrativa fissa da 250 a 1.000 Euro.
In secondo luogo è necessario versare l’imposta. Il tributo è commisurato al valore netto dell’eredità costituita dalla differenza appunto tra il valore dell’attivo e quello delle passività deducibili.
L’imposta varia in relazione al grado di parentela degli eredi rispetto al defunto come si vede nell’elenco seguente:
- – 4% per il coniuge e i parenti in linea retta (genitori, nonni, figli, nipoti ecc.) per i patrimoni di valore superiore a Euro 1.000.000;
- – 6% per i fratelli e le sorelle per i patrimoni di valore superiore a Euro 100.000;
- – 6% per gli altri parenti fino al 4° grado (zii, cugini ecc.) e gli affini sino al 3° grado (suoceri, generi, nuore, ecc.). In questo caso non è prevista alcuna franchigia;
- – 8% per tutti gli altri soggetti. Anche in questo caso non è prevista franchigia;
- – 84%, 6% o 8% a seconda della parentela nel caso di persona portatrice di handicap per i patrimoni di valore superiore a Euro 1.500.000.
Il cittadino, che pur essendo in
In particolare, se il pagamento è effettuato:
- – entro 15 giorni dalla scadenza, la sanzione è ridotta a un 1/10 della metà (1,5%) e ulteriormente ridotta di 1/15 per ogni giorno di ritardo (in sostanza, la sanzione è dello 0,1% per ogni giorno di ritardo);
- – entro 30 giorni dalla scadenza, la sanzione è pari a 1/10 della metà (e, quindi, all’1,5%);
- – entro 90 giorni dalla scadenza, la sanzione è pari a 1/9 della metà (e, quindi, all’1,67%);
- – entro 1 anno dalla scadenza, la sanzione è pari a 1/8 (e, quindi, al 3,75%);
- – entro 2 anni dalla scadenza, la sanzione è pari a 1/7 (e, quindi, al 4,29%);
- – oltre 2 anni dalla scadenza, la sanzione è pari a 1/6 (e, quindi, pari al 5%).
- Il pagamento spontaneo deve comprendere l’imposta dovuta, gli interessi – calcolati al tasso legale annuo dal giorno in cui il versamento avrebbe dovuto essere effettuato a quello in cui viene effettivamente eseguito – e la sanzione in misura ridotta. Per le imposte autoliquidate per le successioni occorre utilizzare il modello F24.
In più a queste sanzioni si applicano gli interessi di mora.
Oltre all’imposta di successione vera e propria è necessario pagare anche l’imposta ipotecaria e catastale la cui percentuale è pari al 3% calcolata solamente sugli immobili che cadono in successione. Anche per queste imposte è possibile avvalersi dell’istituto del ravvedimento operoso con le modalità sopra accennate.
Come viene calcolata l’imposta di successione per coniugi e figli
L’imposta di successione è calcolata sul valore imponibile delle singole attribuzioni che ciascun successore riceve. A questo valore imponibile si riferiscono le seguenti aliquote:
- – il 4% che si applica sul valore dell’attribuzione eccedente un milione di euro, se il beneficiario della trasmissione ereditaria è coniuge (o unito civilmente) o figlio del defunto/a (il “de cuius”, cioè colui che lascia l’eredità);
- – il 6% , che si applica sul valore dell’attribuzione eccedente i 100mila euro, se il beneficiario della trasmissione ereditaria è fratello o sorella del de cuius;
- – il 6%, se il beneficiario della trasmissione ereditaria è un parente in linea collaterale del de cuius diverso da fratelli e sorelle: si tratta, ad esempio, dello zio del de cuius (che è parente in linea collaterale di 3° grado) oppure di suo cugino (che è parente di 4° grado), ricordando che l’eredità non si devolve oltre il 6° grado di parentela;
- -il l 6%, se il beneficiario della trasmissione ereditaria è un affine in linea retta del de cuius o un affine in linea collaterale del de cuius entro il terzo grado: per “affini” si intendono i parenti del coniuge superstite (o unito civile) del de cuius (ad esempio, il genitore del coniuge, e cioè lo suocero del de cuius, che è affine in linea retta di primo grado del de cuius, oppure il fratello del coniuge, che è affine in linea collaterale di secondo grado del de cuius);
- – l’8%in ogni altro caso: si pensi al lascito a favore di una persona convivente (anche se la convivenza è registrata all’anagrafe) che non sia né parente né affine né parte di una unione civile; oppure al lascito a un ente che non beneficia di agevolazioni (per il quadro delle agevolazioni fiscali in sede di successione si vedano i servizi nella pagina seguente).
Se il beneficiario dell’eredità è un soggetto colpito da un handicap classificato come grave, egli può in ogni caso avvalersi di una franchigia pari a 1,5 milioni.
All’imposta di successione vanno aggiunte le imposte ipotecaria e catastale, che sono dovute rispettivamente con l’aliquota del 2 e dell’1%, da applicare al valore imponibile degli immobili oggetto di trasmissione ereditaria. Il valore è, di regola, quello che si ottiene moltiplicando la rendita catastale per i noti coefficienti di aggiornamento per il metodo di calcolo (si veda l’apposito servizio nella pagina successiva).