Stalking anche il corteggiamento ossessivo e continui mazzi di fiori

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Stalking il corteggiamento oppressivo: per la Cassazione anche l’invio dei fiori, se non gradito, è un atto persecutorio: la circostanza che la donna sia stata costretta ad andare a vivere dalla madre è sufficiente.

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Con due recenti sentenze la Cassazione ha chiarito che anche il corteggiamento ossessivo, come quello consistente in ripetuti mazzi di fiori inviati a casa, può integrare il reato di stalking.

Con una prima pronuncia [1], la Corte ha ritenuto che il comportamento della donna, costretta a lasciare casa propria e ad andare a dormire dalla madre, per sfuggire al pressing ossessivo di un uomo, è chiaro e palese segnale dell’esistenza del reato: reato che scatta, infatti, quando la vittima è costretta a

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cambiare le proprie abitudini di vita perché teme per la propria incolumità o perché soffocata da uno stato di ansia. Tale trasferimento è sintomo evidente della costrizione subita.

Con la seconda sentenza [2], la Corte se la prende con le forme di corteggiamento anche maldestro, qualora travalichino i limiti che sono loro proprie, anche nel rispetto della persona corteggiata: si tratta, insomma, del pressing che assume il carattere di estrema ed allarmante molestia, tesa a piegare la donna, a perseguitarla, a invadere la vita di costei con la sua presenza.

È comunque necessario che la donna abbia dimostrato un fermo disinteresse verso l’uomo, sia pure occasionalmente ringraziandolo per i regali e i mazzi di fiori.

Spesso il reato di stalking si risolve in una serie di comportamenti che, di per sé, non hanno alcuna valenza criminosa, e che la assumono invece per il fatto della loro maniacale ripetitività, assunta nei confronti di una persona che non la gradisce, rendendola insopportabile. Come appunto recapitare delle rose.

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