Fisco: attenti al colore delle buste
L’Agenzia delle entrate invia le proprie richieste con le raccomandate “bianche”. Il servizio postale le qualifica come comunicazioni commerciali e induce i contribuenti in errore.
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La raccomandata in forma “anonima”
Recentemente un contribuente ha ricevuto un atto giudiziario – busta verde – con il quale il Fisco gli notificava una sanzione di oltre 300 euro per non aver risposto ad un invito che, secondo l’ufficio, gli era stato inviato un mese prima.
Il contribuente, che era assente per lavoro all’estero, ha cercato, insieme con il coniuge, cittadina estera, il documento lasciato dal
Solo in quel momento il contribuente si è reso conto che la raccomandata – busta bianca – che il servizio postale aveva descritto come raccomandata market – codice 649 – conteneva non una normale missiva commerciale ma una richiesta di informazioni inviata dall’amministrazione finanziaria.
Le conseguenze del mancato ritiro
Purtroppo le conseguenze del mancato ritiro della raccomandata sono economicamente rilevanti.
Infatti la mancata risposta ad una richiesta inviata da parte dell’Agenzia delle entrate configura una violazione ad un obbligo di legge che viene sanzionata con una pesante multa.
L’ufficio nel caso specifico, visto che la raccomandata – in busta bianca – ha pure periodo di giacenza breve, dopo 10 giorni dal deposito dell’avviso al contribuente, ha ritenuto l’atto regolarmente notificato per il mittente.
Dunque, non appena il servizio postale ha restituito l’atto all’ufficio per la compiuta giacenza, il funzionario incaricato ha provveduto a notificare al contribuente un atto di contestazione – questa volta in busta verde – comminandogli una
La pericolosità della raccomandata in forma “anonima”
Contrariamente a quanto sinora sostenuto dunque, le comunicazioni degli uffici fiscali possono viaggiare anche con busta bianca e con il codice 649, che, invece, come spesso già evidenziato, dovrebbe corrispondere solo a missive provenienti da soggetti privati o da istituti di credito (contenenti ad esempio carte di credito o bancomat, ecc.).
Il pericolo di trascurare una comunicazione importante è reso ancora più rilevante dal fatto che la dicitura utilizzata dal servizio postale sull’avviso che viene lasciato nella cassetta delle lettere dell’ignaro contribuente è raccomandata market.
Nel caso del contribuente gabbato la beffa è stata duplice, infatti il coniuge, straniero, stava aspettando proprio in quei giorni l’arrivo di un pacco commerciale proveniente dall’estero.
Poiché il pacco è arrivato il giorno dopo il ricevimento dell’avviso in buca, incolpevolmente, la signora aveva ritenuto che la “raccomandata market” coincidesse con l’avviso del pacco in arrivo e dunque, non si era più preoccupata di andare a verificare se vi fosse qualche altra corrispondenza da ritirare.
Ma lo stesso potrebbe capitare ad una persona anziana o a chiunque si trovasse nella cassetta delle lettere un avviso di raccomandata – bianco – con un codice che dovrebbe corrispondere ad un uso da parte di privati e con la dicitura “market” che potrebbe far pensare anche ad un tentativo di truffare ed ingannare i destinatari.
Come si può rimediare
Il contribuente si è recato all’ufficio spiegando le proprie ragioni e precisando che non aveva alcuna intenzione di sottrarsi all’invito del Fisco.
Dal colloquio è così emerso che con lo stesso sistema della busta bianca con codice 649 e dicitura “raccomandata market”, per una convenzione stipulata fra Agenzia Entrate e Poste Italiane, possono viaggiare tutti gli atti di richiesta e di comunicazione rivolti al contribuente: inviti, questionari, avvisi bonari, comunicazioni dei controlli formali, ecc.
Inoltre una volta commessa la violazione, l’ufficio applica comunque la sanzione anche se il contribuente è disponibile a rispondere alla richieste effettuate.
Contro questo formalismo burocratico il contribuente ha solo due possibilità: la prima è ovviamente quella di ritirare la raccomandata in busta bianca e di rispondere al fisco entro il termine in essa indicato; la seconda è quella di depositare, entro 60 giorni dalla notifica della busta verde, le proprie deduzioni difensive contro l’atto di contestazione ed attendere la reazione dell’ufficio, rendendosi immediatamente disponibile alla collaborazione con l’erario, sperando nell’accoglimento delle proprie ragioni, visto che la legge prevede la riduzione o l’eliminazione della sanzione qualora essa sia comminata per fatti non gravi e chi l’ha commessa si adoperi per eliminarne le conseguenze [1].