Come dividere spese acqua in condominio

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Se c’è il contatore di sottrazione la spesa di acqua va ripartita secondo l’effettivo consumo, altrimenti secondo millesimi; non rileva quanto tempo si sia abitato l’appartamento.

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Come si ripartisce la spesa di acqua tra i vari condomini? La questione lascia spesso divisa l’assemblea: c’è chi vorrebbe pagare di meno solo perché è assente gran parte dell’anno (si pensi alle case vacanza) e chi, invece, pur avendo un appartamento grande ma privo di famiglia, ritiene che debba contare il numero di persone che vivono dentro l’appartamento. I più assennati propendono per l’adozione di contatori individuali, che taglierebbero la testa al toro, ma per la loro adozione è sempre necessario il consenso dell’assemblea. Insomma,

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come dividere le spese dell’acqua in condominio se i proprietari non si mettono d’accordo? Lo scopriremo qui di seguito tenendo conto di quanto ha stabilito, in questi anni, la Cassazione.

Come si dividono i consumi di acqua in assenza di contatori?

La regola generale per dividere le spese di acqua in condominio è quella dei millesimi: ciascuno paga in base al valore del proprio appartamento. Ricordiamo, a tal fine, che il «valore millesimale» non viene determinato solo tenendo conto della dimensione dell’appartamento; nella stima dei millesimi individuali rilevano una serie di altri parametri come l’esposizione al sole, la presenza di balconi più o meno vivibili, le linee dell’appartamento e la concreta abitabilità, il piano in cui è collocato, finanche alcuni elementi estetici. Dunque, chi ha più millesimi paga più acqua di chi ne ha di meno.

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Altro importante aspetto: non sono esentati dalla divisione delle spese di acqua né i negozi (benché verosimilmente consumino meno acqua di un appartamento), né coloro che non abitano stabilmente nel condominio (si pensi a chi ha una seconda casa, a chi vorrebbe darla in affitto ma non ci riesce, a chi abita l’appartamento solo nel periodo estivo). Secondo la Cassazione [1], infatti, è nulla la delibera dell’assemblea, assunta a semplice maggioranza, che divide i consumi dell’acqua in base al numero di persone che vivono nel condominio; non si può esentare quindi colui il cui appartamento sia rimasto a lungo disabitato.

Altro importante chiarimento della Suprema Corte: non è possibile dividere le spese di acqua in condominio sulla base del numero di persone che abitano l’appartamento. Quindi, un appartamento molto grande, al cui interno vi abita un uomo non sposato, dovrà pagare di più dell’immobile di pochi metri quadri nel quale vive una famiglia numerosa.

In sintesi, in assenza di contatori individuali, è necessaria una ripartizione dei consumi di acqua tramite millesimi.

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Tali principi sono stati condivisi anche dal tribunale di Roma in una interessante sentenza [2].

Come ripartire le spese di acqua coi contatori

Il condominio potrebbe, in alternativa, autorizzare l’installazione di contatori di acqua nei singoli appartamenti, i cosiddetti «contatori di sottrazione». Secondo la Cassazione, «l’installazione in ogni singola unità immobiliare di un apposito contatore consente, da un lato, di utilizzare la lettura di esso come base certa per l’addebito dei costi, salvo il ricorso ai millesimi di proprietà per il consumo dell’acqua che serve per le parti comuni dell’edificio». Questo significa che si avranno due diversi binari:

Sicuramente, la presenza di contatori di sottrazione è la scelta preferibile per un condominio e garantirebbe, anche per l’acqua, gli stessi principi che oggi valgono per il riscaldamento a seguito dell’installazione obbligatoria delle «termovalvole», in grado di gestire e controllare i consumi individuali.

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Attenzione però: per ripartire l’acqua in condominio in base ai contatori individuali non basta che uno o più condomini si dotino di uno di questi dispositivi, “dissociandosi” dalla ripartizione dei consumi fatta dall’amministratore, ma è necessario che il criterio sia condiviso da tutti. In altri termini, fermo restando il diritto di ciascun condomino di dotarsi di un proprio contatore, per poter poi procedere a una ripartizione della spesa diversa da quella dei millesimi e fondata solo sui consumi effettivi è necessaria l’autorizzazione di una apposita delibera assembleare e che tutti i condomini abbiano il proprio contatore. Quindi, anche dotandosi di un contatore individuale che smentisca i dati e le ripartizioni dell’amministratore, attestando un consumo più basso, non è possibile pagare di meno rispetto al criterio millesimale. I condomini sono tenuti a contribuire, sempre su base millesimale, alla spesa per l’acqua occorrente alle necessità condominiali: per es. irrigazione del giardino, pulizia delle scale, del cortile e delle altre parti comuni dell’edificio.

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Altri criteri per ripartire l’acqua in condominio

Le regole appena enunciate non escludono la possibilità che il condominio si regoli in modo diverso, adottando delle proprie regole, diverse sia da quella dei millesimi che da quella dei contatori. Ad esempio, ben potrebbe avvenire che il regolamento disponga la divisione dell’acqua in base al numero di occupanti ogni appartamento (criterio usato spesso ma che richiede un continuo aggiornamento). Affinché ciò avvenga è necessario un voto che rispetti le seguenti maggioranze:

Criteri di divisione dell’acqua

Acqua potabile

Consumo, in caso di unico contatore condominiale
Tutti i condomini
Secondo millesimi o secondo il numero di occupanti di ciascun appartamento
Consumo, in caso di contatori per singole utenze
Ogni utente
Relativamente ai litri indicati dal suo contatore
Manutenzione tubature comuni
Tutti i condomini
Millesimi

Acqua calda centralizzata

Consumo, con contatori per singole utenze
Ogni utente
Relativamente ai litri indicati dal suo contatore
Consumo, senza contatori per singole utenze
Tutti i condomini
Millesimi o secondo il numero di occupanti l’appartamento
Manutenzione caldaia e tubature comuni
Tutti i condomini
Millesimi

Aiuole e giardino

Irrigazione, taglio erba e semine stagionali
Tutti i condomini
Millesimi
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