Le sentenze della Cassazione fanno legge?

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Il precedente della Cassazione o delle Sezioni Unite è vincolante anche per i terzi?

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«È Cassazione»: un modo di dire popolare che sintetizza, in due sole parole, la massima certezza che vuol darsi a un’affermazione. In questo modo si vuol mettere la Cassazione al pari della legge. Ma è davvero così? Le sentenze della Cassazione fanno legge? Immagina di aver letto, in un giornale, la notizia secondo cui la Cassazione avrebbe affermato un principio nuovo, a te particolarmente conveniente; se, recandoti in un ufficio, al lavoro o dall’amministratore di condominio, chiedessi l’applicazione di questa nuova regola avresti diritto a ottenerla come se, appunto, fosse una legge? È quello che cercheremo di spiegarti in questo articolo.

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Prima però di spiegare se le sentenze della Cassazione fanno legge o meno dobbiamo fare una premessa. Come sa bene chi ha letto l’articolo Differenza tra sistemi di civil law e common law, nel nostro ordinamento l’unica legge è quella che proviene dal Parlamento, dal Governo (nella forma del decreto legislativo o del decreto legge) o dal Parlamento europeo (regolamenti e, a particolari condizioni, anche le direttive). Le sentenze quindi non hanno forza di legge: queste servono solo a decidere un caso specifico, un litigio portato all’attenzione del giudice. Si dice, a riguardo, che le sentenze hanno valore solo tra le parti in causa, nonché tra i loro eredi e gli eventuali soggetti cui lo stesso diritto dovesse essere trasmesso per vendita o donazione (si pensi a una proprietà in contestazione tra due persone: una volta accertata la titolarità, se il legittimo proprietario dovesse vendere l’immobile a un’altra persona, la sentenza emessa a suo favore varrà anche a favore dell’acquirente).

È vero che i giudici fanno quello che vogliono?

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Il giudice – recita la Costituzione – «è soggetto solo alla legge»: significa che non è vincolato dalle interpretazioni degli altri giudici. Tant’è che, molto spesso, i tribunali si orientano in modo diverso dalla stessa Cassazione. Ti sembra assurdo? Ti consiglio sul punto di leggere l’articolo Quando il giudice se ne frega di ciò che dice la Cassazione e comprenderai quali situazioni – a volte paradossali – possono verificarsi nelle nostre aule di tribunale.

Insomma, le sentenze della Cassazione non fanno legge. Ma la particolarità della Cassazione è quella di definire la corretta interpretazione di una legge o altra norma (anche un contratto collettivo di lavoro). Specie quando la Cassazione si riunisce a Sezioni Unite, la sua decisione dovrebbe servire a risolvere tutti i dubbi sul reale significato di una disposizione legislativa. Gli altri giudici dovrebbero – ma non è detto che lo facciano – orientarsi di conseguenza e tenere conto del principio fissato dalla Suprema Corte. Se però è vero che «il giudice è soggetto solo alla legge», è suo diritto dissentire anche dalle Sezioni Unite, purché motivi il suo convincimento.

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Se i precedenti della Cassazione non sono vincolanti per i giudici, a maggior ragione non lo sono per i cittadini che non sono quindi tenuti a conformarvisi. Se, ad esempio, esce una sentenza che stabilisce un determinato principio non è detto che – in assenza di una apposita circolare interna – gli uffici della pubblica amministrazione vi si conformino. E così il tuo rivale come l’amministratore di condominio, il vicino di casa o il datore di lavoro. Per ottenere giustizia e l’applicazione dello stesso principio anche al tuo caso, dovresti fare una causa e sperare che il giudice si adegui a tale interpretazione o, in caso contrario, arrivare fino in Cassazione.

A questo potresti arrenderti a un’evidenza: non esiste la certezza del diritto. Se è vero che ogni giudice può interpretare la legge per come vuole, senza dover sottostare alle precedenti sentenze degli altri giudici o della stessa Cassazione, le cause diventano un “terno al lotto”. Non possiamo contraddirti: non poche volte succede che, nei vari tribunali, i magistrati decidano in modo contrario alla Suprema Corte. Peraltro, tieni conto che la stessa Cassazione non sempre decide nello stesso modo: a volte una sezione è di avviso diverso rispetto alla sentenza di un’altra sezione oppure si ha che la stessa sezione, nel tempo, muta orientamento. Certo, si possono stilare delle statistiche e sapere in anticipo se il cosiddetto orientamento maggioritario è conforme o meno a una certa tesi, il che consente di ridurre il margine di rischio. Ma il rischio rimane e non c’è modo, purtroppo, di eliminarlo. Insomma, il tribunale è un po’ come l’ospedale: si sa come ci si entra, ma non si sa come se ne esce.

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