Come provare i rumori molesti
Condominio: come difendersi dal vicino che fa rumore, come e quando agire per farlo smettere o chiedergli il risarcimento. Quando scatta il reato di disturbo della quiete pubblica.
Il tuo vicino di casa è una persona molto rumorosa: rientra tardi la notte e, quando torna a casa, sbatte forte le porte, alza il volume della televisione, parla ad alta voce noncurante di chi dorme a quell’ora. Talvolta la mattina si alza presto e, prima di uscire, accende gli elettrodomestici e l’aspirapolvere; lo senti gridare con qualcuno, forse al telefono, e nonostante tu glielo abbia fatto capire (anche con i classici colpi di manico di scopa sul soffitto) lui è del tutto indifferente. Insomma, si tratta del classico scostumato. A questo punto, per salvaguardare la tua salute, hai deciso di agire legalmente contro di lui. Lo dovrai fare da solo perché gli altri condomini, pur avendo contezza del fatto, non intendono muovere un dito. A questo punto, però, ti chiedi
Indice
Qual è la soglia per stabilire se i rumori sono illegali o meno?
Come potrai tu stesso immaginare,
- l’orario in cui viene prodotto il rumore: la televisione accesa a mezzogiorno crea meno fastidio che a mezzanotte;
- la persistenza del rumore: va bene sbattere i tappeti per 10/15 minuti, ma per una giornata intera può far venire il mal di testa ai vicini;
- la collocazione geografica dell’appartamento: in una casa situata al centro, il rumore di fondo che proviene dall’esterno (costituito dal traffico e dal vociare delle persone) può coprire più facilmente i rumori del vicino che, quindi, per diventare molesti devono superare una soglia più elevata che in una zona residenziale o di campagna.
Non rilevano, invece, le condizioni di salute dei vicini o l’età che sono elementi soggettivi.
Inoltre bisogna considerare l’eventuale presenza, all’interno del regolamento di condominio, di specifiche clausole che vietano di fare rumore entro determinate fasce orarie. Se così fosse, in tali frangenti di tempo la soglia della liceità del rumore si abbasserebbe al di sotto della «normale tollerabilità». Tanto per fare un esempio, se il regolamento vieta di fare rumore dalle 8 di sera alle 6 di mattina, in questi orari sarebbe vietato fare una festa.
Fare rumore è reato?
Veniamo all’aspetto più delicato della questione dei rumori in condominio: la differenza tra illecito civile e penale. Contrariamente a quanto spesso si pensa il confine tra l’uno e l’altro non è l’entità del rumore ma il numero di persone molestate. Cerchiamo di spiegarci meglio. Quando il rumore supera la normale tollerabilità scatta subito l’illecito civile che dà la possibilità di ottenere:
- una sentenza che vieta al vicino la prosecuzione dei rumori: si ottiene così un ordine “categorico” del giudice che impone al proprietario dell’appartamento di smetterla con le molestie acustiche. Eventualmente il giudice gli può anche ordinare di insonorizzare la casa laddove necessario (si pensi al titolare di un asilo nido o di un centro sportivo). Il magistrato può anche predeterminatele un risarcimento da corrispondere alle vittime del rumore per ogni giorno, successivo alla sentenza, in cui il vicino continuerà a fare rumore non rispettando l’ordine del giudice. Per ottenere questa condanna non è necessario aspettare numerosi anni: si può infatti fare un ricorso in via d’urgenza (cosiddetto «ricorso ex articolo 700 del codice di procedura civile»);
- una sentenza di risarcimento del danno: in questo caso non è possibile agire in via d’urgenza, ma bisogna rispettare la trafila della causa ordinaria, con tempi di non meno di tre/quattro anni. È molto importante dimostrare non solo il rumore del vicino ma anche il danno subìto: difatti un orientamento più rigoroso della Cassazione (anche se contrastato da altre sentenze) ritiene che la prova del danno va ugualmente data e non è implicita al fatto stesso del rumore. Questo significa procurarsi certificati medici che abbiano attestato, ad esempio, un pregiudizio alla salute per via dello scarso sonno.
Il
Perché scatti il reato è indifferente quante persone si siano lamentate, essendo sufficiente che la denuncia sia sporta anche da una sola persona. Addirittura è possibile procedere penalmente anche d’ufficio, ossia su iniziativa della polizia e dei carabinieri, senza che nessuno abbia fatto la segnalazione, se le autorità si accorgono di un rumore eccessivo (si pensi al caso del tuning con l’automobile o a un locale con il volume della musica al massimo).
A riguardo la Cassazione ha detto che è irrilevante il numero di persone che si sono in concreto lamentate. È invece necessario che i rumori «abbiano una tale diffusività che l’evento di disturbo sia potenzialmente idoneo ad essere risentito dalla collettività».
Vicino rumoroso: come dimostrarlo?
Veniamo ora alle prove da dare al giudice per dimostrare che il vicino fa rumore. La prova tradizionale è quella della perizia fonometrica: un tecnico nominato dal giudice, nel corso della causa, valuta con appositi strumenti i decibel prodotti dal responsabile e se questi sono superiori alla normale tollerabilità. Tuttavia, allertato da una causa in corso, il vicino potrebbe interrompere i rumori e farla franca. Come risolvere questo problema? Qui interviene il chiarimento della giurisprudenza che dice: è possibile dimostrare i rumori prodotti dal vicino in passato anche tramite una prova testimoniale. Si potrebbero, ad esempio, chiamare gli altri vicini che, davanti al giudice, dichiareranno se hanno sentito o meno i rumori. Non c’è necessità che questi sporgano denuncia o che si costituiscano quindi in giudizio: anzi, nel caso di un
Diversa è la regola nel processo penale dove anche la vittima può essere testimone a proprio favore. Per cui se, ad esempio, la denuncia fosse presentata da tutti i proprietari di appartamento, questi potrebbero ugualmente dichiarare al giudice – e le loro dichiarazioni avrebbero valore di prova – di aver sentito i rumori intollerabili.