Truffa contatore del gas: come difendersi?

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Che fare se il misuratore continua a girare anche quando non c’è consumo? Come verificare se c’è una frode in atto? A chi rivolgersi?

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Hai appena ricevuto la bolletta del gas e hai dovuto sederti per non cascare a terra: guardando l’importo, ti chiedi come sia possibile arrivare ad una cifra così elevata. Tra l’altro, hai eliminato il consumo di gas per il riscaldamento, visto che – fruttando le detrazioni fiscali – hai fatto installare una stufa a pellet a cui è attaccato la caldaia. Quindi, per tenere la casa calda non dovresti spendere un euro. Ci sono le docce della famiglia, certo. C’è il gas che si consuma per cucinare ma solo di sera, perché a mezzogiorno siete in mensa, chi al lavoro, chi a scuola. Insomma, quella bolletta puzza e non proprio di gas. Puzza di marcio. Temi di essere rimasto vittima di una

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truffa del contatore del gas e ti chiedi come esserne certo e, arrivato il caso, come difenderti.

Purtroppo, molti più italiani di quello che si pensava hanno scoperto di avere pagato bollette del gas più care del dovuto. I sospetti c’erano nell’aria, poi la trasmissione televisiva Le Iene ha portato alla luce quella che ormai appare come la truffa del contatore del gas più recente. Le associazioni dei consumatori si sono mobilitate e organizzate per far partire una class action, cioè una protesta collettiva che porti al risarcimento dei soldi pagati oltremisura. Ma ci sarà diritto a quel risarcimento?

Ma in che consiste la truffa del contatore del gas? Il meccanismo è semplice da spiegare, un po’ meno da capire. In buona sostanza, i numeri girano da soli, anche quando i rubinetti del gas sono chiusi. Com’è possibile? Bella domanda. Che si pongono solo i consumatori perché, a quanto pare, le aziende fornitrici del gas nemmeno si sognano di trovarne una risposta. Non finora, almeno. Il risultato e che molti, troppi contatori che presentano questo tipo di difetto continuano a girare al loro ritmo, indipendentemente dal consumo reale. Consumo che, però, l’utente è poi tenuto a pagare quando gli arriva la bolletta. Se si rifiuta, rischia di perdere la possibilità di contestare la bolletta e di pretendere il risarcimento.

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Vediamo, allora, come difendersi dalla truffa del contatore del gas, quanto costa agli italiani coinvolti, loro malgrado, in questo scandalo e quando presentare ricorso per ottenere un risarcimento.

Truffa del contatore del gas: che cos’è?

Una storia diventata un vero e proprio giallo, come colore del rubinetto del gas. Uno consuma (si fa per dire) 10 metri cubi di gas e ne paga 12, perché è quello che è stato rilevato dalla lettura. C’è qualcosa che non quadra. Eccome se c’è: è quello che è stato battezzato come la truffa del contatore del gas. Di che si tratta?

Basicamente, di questo. Cioè l’utente consuma un tot di metri cubi ma il contatore (nonostante sia di nuova generazione, cioè di quelli modernissimi) ne rileva di più. Un difetto di funzionamento che potrebbe essere facilmente risolvibile ma che, a quanto pare, sarebbe passato volutamente inosservato.

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Roba da non credere se non fosse stato proprio un tecnico di un’azienda del gas a farlo emergere, dopo che molti utenti si erano lamentati del fatto che, una volta sostituiti i vecchi contatori con quelli nuovi, la bolletta era crescita in modo a dir poco inconsueto.

Truffa del contatore del gas: come si scopre?

Avete presente la canna dell’acqua che usate per bagnare i fiori del giardino durante l’estate? La attaccate ad un rubinetto, ma se non la aprite, cioè se non fate passare l’acqua dalla canna, difficilmente bagnerete i fiori. Rubinetto chiuso, significa niente acqua. Niente acqua significa (oltre a fiori secchi) niente consumo.

Bene, con il gas succede esattamente lo stesso. Se il mitico rubinetto giallo che consente l’erogazione del gas resta chiuso, il consumo dovrebbe essere pari a zero, giusto? Alla peggio, la bolletta riporterà tutte le altre voci che si pagano anche quando non si è in casa: tasse, oneri vari, ecc. Ma non certo il consumo. Perbacco, se tengo il rubinetto chiuso appare estremamente chiaro.

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Invece, la truffa del contatore del gas riesce a compiere il miracolo: rubinetto chiuso, significa niente gas. Niente gas, significa che consumi lo stesso. L’equazione salta per aria.

Dimostrare quanto hai effettivamente consumato di gas in un normale periodo dell’anno è un problema. Devi fidarti di quello che ti dice il contatore. Escludendo il caso in cui sei stato via per 2 o 3 mesi o quello in cui la presenza di una persona anziana per tutto l’inverno ti ha obbligato a tenere il riscaldamento acceso più del dovuto, non è possibile accorgersi di una variazione minima da un anno all’altro. Basta qualche doccia in più, un mese di malattia a casa con più riscaldamento acceso e più gas per cucinare. Riconoscere, dunque, una truffa basata su pochi euro al mese non è così semplice. A meno che si utilizzi un sistema drastico. Quel sistema che è stato usato per smascherare la truffa del contatore del gas difettoso.

Come capire se sei vittima della truffa? Vai al rubinetto del gas, quello che si trova accanto al contatore. Lo chiudi e guardi se il contatore del gas

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continua a girare. Non riaprirlo subito: aspetta qualche minuto perché il contatore potrebbe segnalare l’eventuale gas rimasto in circolazione nei tubi. Dopo un tempo congruo, controlla di nuovo. Il contatore gira ancora? Ci siamo: il misuratore è difettoso. Così, pure la tua bolletta lo sarà: pagherai più di quello che, in realtà, hai consumato. Mediamente è stato calcolato un sovrapprezzo di 15 euro a testa al mese. 15 euro pagati per ogni utente ma non consumati.

Truffa del contatore del gas: l’azienda ha delle responsabilità?

Ovviamente, affinché questo possa essere formalmente definito una vera e propria truffa occorrerà dimostrare che le aziende del gas erano consapevoli del difetto dei contatori e se ne sono ben guardate dal risolvere il problema per continuare ad incassare bollette più alte del dovuto. In questo caso, la frode potrebbe avere proporzioni piuttosto vaste, considerando che i contatori incriminati sono quelli di nuova generazione, cioè quelli digitali.

Ricorda che la bolletta è un atto unilaterale contabile che fornisce prova del credito da parte dell’azienda fornitrice. Ma ricorda anche questo: quando la

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bolletta del gas è «a lettura» o a «telelettura» da parte dell’utente, dev’essere il fornitore stesso a dover dimostrare che l’importo preteso corrisponde all’effettivo consumo [1].

Se contesti i consumi in bolletta, il fornitore deve verificare le misurazioni del contatore, vale a dire i consumi reali. Non solo: è sua la responsabilità del regolare funzionamento del contatore. Pertanto, se l’utente contesta, l’azienda deve dare prova del fatto che il contatore non era difettoso [2]. Ecco dove potrebbe appoggiarsi chi sostiene l’esistenza di una truffa del contatore del gas: sul fatto che l’azienda o le aziende energetiche hanno volutamente ignorato il problema ma continuato ad incassare dei soldi derivanti da consumi inesistenti.

Truffa del contatore del gas: cosa fare?

Reclamo all’azienda

Se dalla verifica che ti abbiamo spiegato prima risulta che anche il tuo contatore registra più scatti di quelli dovuti, hai diverse possibilità. La prima, contattare il tuo fornitore di energia con una lettera di reclamo (con raccomandata a/r) per fare una segnalazione e

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contestare il consumo registrato. Non hai bisogno di prove, ti bastano delle normali presunzioni. Ad esempio, dimostrare che in casa, nel periodo fatturato, non c’era nessuno perché ricoverato in ospedale o perché in viaggio all’estero. Una cartella clinica o una carta di imbarco di andata e ritorno sarebbero sufficienti.

Il fornitore deve rispondere alla tua lettera entro 40 giorni dal giorno in cui l’ha ricevuta. Se ammette l’errore, è tenuto a rettificare la bolletta. Se hai già pagato, dovrà restituirti l’importo entro 90 giorni o con accredito nella bolletta successiva. Può anche inviarti un assegno o un bonifico bancario o postale. In caso contrario, cioè se entro 90 giorni non ti vengono restituiti i soldi, l’azienda fornitrice del gas dovrà pagare un ulteriore risarcimento di:

Ricorso al Garante

Nel caso in cui l’azienda non ne voglia sapere del ricorso che hai presentato per la cosiddetta

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truffa del contatore che ti ha fatto scoprire dei consumi in più, puoi presentare un ricorso all’Autorità Garante di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, cioè l’Arera. Lo Sportello per il consumatore di questa Authority ha sede a Roma e raccoglie i ricorsi degli utenti. I contatti sono:

Arera, comunque, può sanzionare la società fornitrice ma non imporle di riconoscerti un rimborso.

La conciliazione e la causa

Se non sei ancora soddisfatto, puoi imboccare (nell’ordine) queste ultime due strade:

Altra possibilità è quella di contattare un’associazione di consumatori. Come detto, alcune di loro si stanno organizzando per avviare una class action che porti al rimborso dei soldi pagati in più.

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