Bolletta luce alta per contatore non funzionante
Come contestare la fattura elettrica per consumi mai fatti e come provare che il contatore è guasto.
Se arriva una bolletta della luce troppo alta rispetto ai consumi stimati e ritieni che la colpa sia del contatore non funzionante la prima cosa che ti conviene fare è chiamare l’Enel e chiedere una sostituzione dell’apparecchio. Verrà un addetto che ti farà firmare un verbale con l’attestazione dei consumi registrati e, dopo aver preso in consegna il contatore vecchio, lo sostituirà con uno nuovo. Questo non implica però l’annullamento della bolletta già emessa, né l’azzeramento dei consumi già registrati e ancora non contabilizzati in fattura. Insomma, il debito resta. Cosa devi fare per contestarlo? Come opporsi a una
Indice
Che valore ha la bolletta della luce?
Partiamo subito da una domanda che, per quanto possa sembrare banale, è dirimente nel risolvere il problema relativo al contatore guasto: che valore ha una bolletta? Fa prova dei consumi o è una semplice dichiarazione della società erogatrice suscettibile di contestazione da parte dell’utente?
Quando firmi il contratto di fornitura, in una delle tante clausole (che di certo non avrai letto) ti impegni a riconoscere validità alla bolletta come attestazione dei consumi. Si tratta però di quella che, tecnicamente, si chiama “presunzione relativa”, ossia di una presunzione contro cui si possono portare “prove contrarie” al fine di contrastarla. Quindi, se l’utente ritiene che la bolletta non sia corretta può opporsi ad essa dimostrandone la sua erroneità.
E qui il problema più grosso: quali sono queste prove contrarie? Come può un consumatore dimostrare che la bolletta è sbagliata se non ha strumenti di rilevazione dei consumi al di là del contatore fornito proprio dalla società elettrica e che, peraltro, si assume essere guasto?
Se ti può sembrare il cane che si morde la coda non disperare: la soluzione c’è ed è anche molto semplice.
La prova contraria alla bolletta
La cosiddetta “prova contraria” alla bolletta può essere un semplice “indizio”. Non c’è quindi bisogno che sia una prova piena. Visto che dimostrare errori di calcolo non è cosa facile per un utente privo di strumenti di rilevazione e di conoscenze tecniche, questi può fornire al giudice degli elementi ulteriori di valutazione per convincersi degli sbagli commessi. E così il primo di questi elementi è il confronto con le bollette precedenti e, in particolare, quelle dello stesso periodo dell’anno: una persona che ha sempre pagato 100 euro al bimestre per la luce difficilmente potrà aver prodotto consumi per 1000 euro.
Il secondo elemento tipico è il numero di familiari conviventi, la dimensione e la destinazione dell’immobile. In una casa di 150 metri quadri, abitata da quattro persone, adibita a civile abitazione, non è pensabile che si consumi quanto in un’azienda con computer, uffici, stampanti, telefoni e televisori.
Il terzo elemento per far cadere la presunzione di veridicità della bolletta è l’eventuale presenza dell’utente all’interno dell’abitazione. Ad esempio, dimostrando che nel periodo di agosto la casa era disabitata per via delle ferie, si può contestare una bolletta della luce particolarmente elevata.
Il quarto elemento utile può essere la potenza del contatore ossia il numero di chilowatt (Kw) che l’utente ha chiesto come limite per i consumi. Di solito la tipologia media è di 3 kw. Poi ci sono i contratti con 4,5 kw, 6 kw, ecc.. Una potenza da 3 kw è per la maggior parte delle utenze domestiche. A 4,5 kw si arriva quando in casa ci sono condizionatori, congelatore, scaldabagno, ecc. A 6 kw si arriva quando c’è una cucina a induzione, riscaldamento autonomo con pompa di calore, ecc. Anche questi dati possono contribuire a giustificare una bolletta più o meno alta. Non è verosimile che chi ha un contatore con solo 3 kw possa presentare consumi così elevati che lo stesso impianto non riuscirebbe a sopportare.
Contatore non funzionante: chi deve dimostrarlo?
Veniamo all’ultimo problema: come dimostrare che il contatore della luce non funziona? In realtà non è un problema che deve porsi l’utente. Dinanzi alla contestazione della bolletta della luce fatta da quest’ultimo – e corroborata dagli indizi appena elencati – è la società elettrica a dover provare il contrario, ossia che l’apparecchio non è guasto.
Questo è appunto il principio fornito dalla Cassazione con la sentenza in commento: la rilevazione dei consumi, mediante contatore, si presume corretta e veritiera; pertanto, se interviene una contestazione da parte dell’utente, l’onere di provare il perfetto funzionamento del contatore e conseguentemente, la correttezza delle sue rilevazioni, grava sulla società della luce; all’utente spetta invece il compito di dimostrare di aver diligentemente vigilato, al fine di evitare che terzi potessero manomettere il contatore o comunque rendersi responsabili dell’aumento dei consumi, oppure che la detta anomalia sia dovuta a fattori estranei al proprio controllo, che non potevano essere evitati, nemmeno custodendo attentamente l’impianto.