Tesserino polizia falso

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La detenzione del tesserino di riconoscimento delle forze dell’ordine come Polizia, Carabinieri o Municipale, anche se scaduto, integra il reato di possesso di segni distintivi contraffatti.

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Cosa rischia chi ha un falso distintivo della Polizia o dei Carabinieri? Di tanto si è occupata la Cassazione con una recente sentenza [1].

Si vendono un po’ ovunque: sia su internet che nei negozi. Ma sono tutti dei falsi palesi, proprio perché la legge vieta di vendere il tesserino della polizia falso. Chi riesce a ingannare gli altri è perché lo realizza da sé, avendo chiaro com’è fatto l’originale.

Un comportamento del genere può essere classificato come reato? Cosa rischia chi ha con sé, senza usarlo, un

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tesserino della Polizia falso o quello dei Carabinieri? E che succede se, al posto del tesserino, si dovesse entrare in possesso di una placca di riconoscimento del Corpo di Polizia? Cerchiamo di fare il punto della situazione alla luce della pronuncia più recente della Suprema Corte.

Il reato di falso non scatta quando si è in presenza di un falso grossolano, ossia riconoscibile da chiunque ad occhio nudo. Se cedi a un’altra persona una banconota del Monopolio con su scritto “Facsimile” nessuno ti potrà incriminare. L’oggetto, infatti, anche se falso, non è in grado di trarre in inganno alcuna persona dotata di buon senso. Così, se ti vesti da poliziotto o carabiniere a carnevale e porti con te un falso distintivo di plastica, completamente diverso da quello originale, nessuno potrà denunciarti.

Il punto è che, chi ha con sé una placca o un tesserino falso, lo fa il più delle volte per ingannare la gente e magari ottenere obbedienza pur non avendone diritto. Ed è qui che può scattare il reato, proprio quando la vittima viene tratta in inganno. Secondo la Cassazione, essere in possesso di una placca distintiva identica a quella in dotazione all’Arma dei Carabinieri o della Polizia che, a un immediato controllo visivo può apparire originale, fa scattare il reato. È irrilevante, secondo i giudici, il fatto che l’oggetto incriminato sia semplicemente custodito in una casa privata e, quindi, non utilizzato: la semplice detenzione, infatti, costituisce illecito penale. Scatta allora il processo per «

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possesso di segni distintivi contraffatti» in uso ai Corpi di Polizia o, come nel caso di specie, di oggetti che ne simulino la funzione, a prescindere dalla loro collocazione in un luogo pubblico o privato.

E se lo fai per scherzo ma poi sei tu stesso ad autodenunciarti alla vittima dichiarando l’intento burlesco? Attento perché si tratta di un reato procedibile d’ufficio e, quindi, le autorità possono agire contro di te a prescindere dalla segnalazione del privato. Non contano le tue intenzioni: come detto, infatti, non rileva l’uso del segno distintivo, ma il semplice possesso. Quindi, anche se tieni il tesserino falso in un cassetto puoi essere processato.

I precedenti giurisprudenziali vanno nella stessa direzione appena tracciata dalla Cassazione e confermano la linea dura dei giudici. In particolare, la Suprema Corte ha già stabilito che il delitto di segni distintivi contraffatti scatta anche in caso di detenzione di un tesserino riferibile alla Polizia di Stato, ma grossolanamente falsificato, in quanto detta disposizione sanziona la detenzione di segni distintivi, contrassegni o documenti di identificazione che, pur senza riprodurre fedelmente gli originali, ne simulino la funzione e siano idonei a trarre agevolmente in inganno i cittadini sulla qualifica e i poteri di colui che ne fa uso. Quindi, non conta tanto quanto sia corrispondente all’originale il tesserino ma la sua capacità di indurre in errore gli altri cittadini

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[2].

Ed è altresì reato detenere – anche senza usare – una paletta segnaletica identica a quella in uso ai Carabinieri o alla Polizia municiale, priva soltanto del numero identificativo seriale, trattandosi di contrassegno comunque idoneo a trarre in inganno i cittadini sulle qualità personali di colui che ne fa uso e sul potere connesso a detto uso [3].

Senza contare, infine, che chi si spaccia per una forza dell’ordine commette anche il reato di sostituzione di persona.

Ultima sentenza interessante è quella del tribunale di Benevento che ha condannato un ex poliziotto in pensione che aveva conservato il tesserino di riconoscimento (anche se scaduto) in uso quando era in servizio. Anche lui è responsabile per il reato di segni distintivi contraffatti in quanto non più appartenente alle forze dell’ordine [4].

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