Coronavirus, le mascherine fai-da-te sono sicure?

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Boom di protezioni artigianali fatte di stoffa di ogni tipo e carta da forno. Ma davvero ci mettono al riparo dalla possibilità di contrarre il Covid-19?

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Se il tema fosse un po’ più allegro, diremmo che è la moda del momento. Complice la quarantena che ci regala qualche ora di tempo libero in più, molti di noi si sono lanciati in un nuovo business: quello delle mascherine fatte in casa. Business si fa per dire, naturalmente. Sono produzioni artigianali, destinate a familiari e da regalare. Ma a giudicare dal proliferare di tutorial e di esemplari in circolazione (complice anche la difficoltà di trovare quelle chirurgiche) evidentemente vanno forte.

Sarte e massaie sono al lavoro da giorni e distribuiscono in giro le loro creazioni. Perfino il ministero della Giustizia ha pensato di avviare la produzione nelle carceri mettendo al lavoro i detenuti. Ma siamo sicuri che siano sicure?

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Quali mascherine?

Non vorremmo smontare l’entusiasmo e la buona volontà di chi ne ha sfornate in quantità industriale per amici e parentame vario ma la risposta è no. O almeno questo tipo di mascherine non è completamente sicuro. Certamente, in misura parziale, proteggono dal “droplet“, parola nuova che in queste settimane abbiamo imparato a memorizzare. Per chi ancora non sapesse di che parliamo, si tratta di quelle “goccioline di respiro” che ci costringono a mantenere la distanza di sicurezza. Proprio questa specie di saliva nebulizzata, infatti, attraverso un colpo di tosse o uno starnuto può essere uno dei principali veicoli di contagio. Ovviamente, nell’assenza totale di dispositivi di protezione professionali, meglio le mascherine fai-da-te che niente. In più, una volta indossate, ci impediscono di toccarci naso e bocca o di limitare i danni del contatto. Ma è bene tenere presente che non offrono uno schermo totale dal droplet. Idem per quelle con carta da forno: neanche loro isolano completamente. Più protettive quelle di garza, da usare, nella maggior parte dei casi, solo a titolo di precauzione. L’Istituto superiore di sanità, infatti, ha chiarito fin dal primo momento che se si resta a casa bastano le classiche accortezze di cui parliamo dall’inizio dell’emergenza: lavare spesso le mani, non toccare occhi bocca e naso, disinfettare spesso le superfici, mantenere la distanza di sicurezza. E le mascherine non hanno alcuna utilità se andiamo a correre/passeggiare da soli o viaggiamo in macchina in solitaria. Chi ha davvero bisogno di mascherine sono i malati e chi li assiste e, in questo caso, servono i cosiddetti dpi, dispositivi di protezione a efficacia potenziata: le mascherine ffp2 e ffp3.

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