Covid: così i cani fiutano chi è positivo al virus

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Sperimentazioni e studi in tutto il mondo per avere conferma del superpotere di questi animali.

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In diversi Paesi, europei e non, si sta testando un particolare tipo di strumento per la diagnosi del Coronavirus: il cane. Pare, infatti, che il miglior amico dell’uomo sia in grado di riconoscere a naso – letteralmente – un contagiato.

Non è ancora chiarito al cento per cento come questo accada. Tra l’altro è escluso, per ora, che Fido possa sostituire i tradizionali tamponi. Ma è un dato di fatto che in molte sperimentazioni in corso ormai in tutto il mondo i cani abbiano sfoderato una particolare abilità nella rilevazione del Covid, anticipando i risultati dei test. È successo in Finlandia, Arabia Saudita, Libano.

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La prudenza è d’obbligo, perché gli scienziati, per essere sicuri, vogliono studi su vasta scala: quasi tutti quelli in corso non sono stati ancora sottoposti a revisione o pubblicati, quindi il livello di affidabilità va ancora vagliato come premette Wired, che oggi ha dedicato un approfondimento al tema.

È comunque una questione di olfatto. Superolfatto quando si tratta di Fido, che possiede qualcosa come 300 milioni di recettori, a fronte dei 6 scarsi dell’uomo. La rivista scientifica Nature ha raccontato di una videoconferenza tra ricercatori che stanno sondando questa strada, dove si è fatto il punto su alcuni dei test in corso.

A Beirut, per esempio, alcuni cani sono stati addestrati ad annusare campioni di sudore di persone contagiate, per imparare a riconoscere «l’odore dell’infezione». Dopo l’addestramento sono stati messi alla prova in un aeroporto, dove hanno annusato circa 1600 viaggiatori. Quando rilevavano il virus, dovevano sedersi: si sono seduti 158 volte e nella maggioranza dei casi la positività è stata confermata dai

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tamponi molecolari, con una precisione del 92%.

C’è anche chi è scettico al riguardo. Al momento, l’unico studio pubblicato, su questo superpotere dei cani, è tedesco. In tal caso, gli animali hanno dovuto odorare campioni di materiale prelevato dalle vie respiratorie di 14 persone, 7 negative e 7 positive al Covid. Hanno riconosciuto il 96% dei casi negativi e l’83% dei casi positivi. Si obietta che la sperimentazione sia stata condotta su un numero troppo piccolo di casi per essere affidabile.

Non è comunque la prima volta che il fiuto canino viene utilizzato in ambito sanitario. Questi animali sarebbero capaci anche di riconoscere altre malattie, come la malaria e alcune tipologie di tumore. Ma come fanno? Non c’è ancora una risposta precisa. Si pensa che, a causa della patologia, l’organismo possa sprigionare dei composti organici volatili. L’evaporazione delle loro molecole nell’aria originerebbe un odore che i cani sanno fiutare. Ma, per ora e in assenza di evidenze scientifiche, è solo un’ipotesi.

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