Tagliando assicurazione falso: il reato giusto è “falso in scrittura privata”

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Se il tagliando assicurativo posto sull’auto è falsificato scatta il falso in scrittura privata, mentre il reato di ricettazione viene contestato solo se il documento contraffatto proviene da furto, rapina o appropriazione indebita.

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Falsificare il tagliando dell’assicurazione non configura il reato di ricettazione, ma quello di falso in scrittura privata. Lo ha detto la Cassazione con una sentenza di stamattina [1] con cui ha chiarito in quali termini va inquadrata tale condotta criminosa.

Per individuare quale sia il reato commesso dall’imputato è bene fare una distinzione.

Se il contrassegno assicurativo, posto sul parabrezza dell’auto, è stato semplicemente falsificato

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(anche se originariamente riferito a una diversa macchina), ma non è di illecita provenienza, allora scatta solo il “falso in scrittura privata”.

Se, invece, il documento, sebbene contraffatto, provenga da altri reati, come nel caso in cui i moduli dei contratti di assicurazione e i relativi contrassegni siano stati oggetto di furto, rapina o appropriazione indebita, allora scatta il reato di ricettazione. E ciò perché, in tale caso, sussiste un reato presupposto (a prescindere dalla successiva o contestuale contraffazione, mediante l’indicazione del nome e delle generalità dell’apparente assicurato).

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