Debiti: quando non si trasmettono agli eredi?

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Quando gli eredi devono pagare i debiti lasciati dal defunto e quando invece non hanno alcuna responsabilità.

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Se è vero che, per ereditare i debiti del defunto, si deve prima accettare l’eredità, è anche vero che non tutti i debiti si trasferiscono agli eredi. Ve ne sono alcuni, come le sanzioni fiscali o le multe stradali, che non passano mai in successione.

Per stabilire quali debiti non si trasmettono agli eredi bisogna considerare due variabili. Innanzitutto, c’è l’accettazione dell’eredità: prima di questa data, infatti, nessun erede è tenuto a pagare i debiti del defunto. La seconda è, invece, la natura del debito: come vedremo a breve, infatti, i debiti personali non si trasmettono agli eredi.

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Ma procediamo con ordine.

Quando gli eredi non devono pagare i debiti?

Come noto, la divisione dell’eredità si fa secondo le volontà del defunto riportate nel testamento. Se non c’è un testamento, il patrimonio viene diviso tra i parenti più prossimi secondo le regole e le priorità indicate dal Codice civile.

In entrambi i casi, ciascun erede acquista una fetta del patrimonio del defunto calcolata in base alla quota a questi spettante. Ad esempio, un erede al 33% avrà diritto a un terzo dell’asse ereditario.

Insieme all’attivo, però, si eredita anche il passivo ossia i debiti lasciati dal defunto. Così, nell’esempio di poc’anzi, l’erede al 33% dovrà pagare anche un terzo di tutte le obbligazioni non adempiute dal familiare defunto

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L’assunzione dell’eredità, e quindi anche dei debiti, non è però automatica. Essa presuppone l’accettazione dell’eredità, dichiarazione che può essere fatta in forma espressa (dinanzi a un notaio o al cancelliere del tribunale) o in forma tacita (con comportamenti che denotino la volontà di accettare l’eredità, come la vendita dei beni ereditari).

Da ciò si evince innanzitutto che gli eredi non devono pagare i debiti del defunto in due casi:

Eredi che non hanno ancora accettato l’eredità

Solo dal momento dell’accettazione dell’eredità si subentra nei debiti del defunto. Prima di tale atto, gli eredi possono anche ignorare le eventuali diffide dei creditori che dovessero pervenire presso la loro residenza o quella del defunto.

Il creditore non può quindi agire contro nessun familiare del defunto prima dell’accettazione dell’eredità.

Ci sono 10 anni di tempo per comunicare l’accettazione dell’eredità, ma il creditore può rivolgersi al tribunale affinché assegni agli eredi un termine più breve.

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L’erede che si trova nel possesso dei beni ereditari (si pensi a un figlio convivente) ha solo 3 mesi di tempo per fare l’inventario e 40 giorni successivi per comunicare l’eventuale rinuncia all’eredità.

Nel momento in cui l’erede accetta l’eredità, non risponde di tutti i debiti del defunto ma solo di quella parte pari alla sua quota ereditaria. Così, se ci sono due soli eredi, ciascuno dovrà pagare solo il 50% di ogni debito lasciato dal defunto.

L’erede evita ogni responsabilità versando la sua parte, anche se gli altri coeredi dovessero essere inadempienti.

Eredi che hanno rinunciato all’eredità

Gli eredi che rinunciano all’eredità non devono pagare alcun debito del defunto, neanche di natura fiscale. Questo significa che non saranno responsabili neanche se gli altri eredi non dovessero adempiere.

Chiaramente, la rinuncia all’eredità pregiudica la possibilità di acquisire diritti sui beni del defunto. Fa eccezione solo la pensione di reversibilità che spetta anche al coniuge che abbia rinunciato all’eredità.

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Debiti che non si trasmettono agli eredi

Oltre alle ipotesi viste sopra, esistono dei debiti che non si trasmettono agli eredi, neanche a quelli che hanno accettato l’eredità. Vediamo quali sono.

Sanzioni amministrative e multe stradali

Tutte le sanzioni amministrative restano in capo al defunto. Quindi, gli eredi non sono tenuti a pagarle. Si pensi alla sanzione per assegni protestati, a quelle per gli atti osceni in luogo pubblico o per l’ingiuria (che, come noto, è un illecito ormai depenalizzato). Sono anche sanzioni amministrative quelle che si riferiscono alle licenze per l’attività commerciale.

Sono sanzioni amministrative anche le multe stradali: le contravvenzioni fatte all’auto del defunto finché questi era ancora in vita non si trasferiscono agli eredi e da questi quindi non devono essere pagate.

Nell’ipotesi in cui la sanzione amministrativa sia ormai confluita in una cartella esattoriale, gli eredi potranno chiedere lo sgravio di tali somme e far annullare (totalmente o parzialmente) la cartella stessa.

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Sanzioni fiscali

Anche le sanzioni fiscali sono sanzioni di carattere amministrativo. Pertanto, gli eredi non sono tenuti a pagarle.

Attenzione però: quasi sempre, la sanzione fiscale si aggiunge a una richiesta di pagamento per imposte non versate (la sanzione è infatti la punizione per tale violazione tributaria). Quindi, l’obbligazione si compone di due parti: l’imposta e la sanzione. Ebbene, gli eredi non sono tenuti a pagare solo le sanzioni, mentre le imposte restano dovute e quindi si trasmettono con la successione.

In pratica, agli eredi non si trasferisce solo la sanzione per l’illecito tributario commesso dal defunto quando ancora era in vita, ma resta l’obbligo di versare l’imposta non corrisposta da quest’ultimo.

Tale principio vale per tutte le obbligazioni di carattere tributario: quindi, si applicano sia ai debiti con Inps, Inail, sia alle imposte dovute ad Agenzia Entrate, Comune, Provincia, Regione, sia alle cartelle esattoriali dovute all’Agente della Riscossione.

Sanzioni penali

Non si trasmettono agli eredi neanche le

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sanzioni penali conseguenti alla commissione di un reato. Si tratta della multa o dell’ammenda.

Tanto per fare un esempio, se il defunto è stato condannato penalmente per un abuso edilizio, la relativa sanzione non si trasmette agli eredi (resteranno però obbligati alla demolizione dell’opera abusiva).

Obbligazioni personali

Gli eredi non ereditano le obbligazioni di carattere personale del defunto, tali intendendosi l’obbligo di corrispondere gli alimenti o l’assegno di mantenimento all’ex coniuge o ai figli. Questi ultimi, perdendo quindi ogni emolumento alimentare, potranno rivalersi nei confronti dell’eredità o con la pensione di reversibilità.

Quindi, se una persona divorziata muore, i suoi eredi non dovranno continuare a pagare il mantenimento all’ex moglie che questi invece stava versando prima del decesso. Né ovviamente l’ex moglie potrà rivalersi nei confronti dell’eredità, avendo ormai perso ogni diritto successorio. I diritti successori invece restano in capo al coniuge separato e non ancora divorziato che potrà pretendere la propria quota di patrimonio del defunto, ma comunque non anche l’assegno di mantenimento.

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Debiti prescritti

La prescrizione determina la decadenza del debito. Si verifica la prescrizione quando il creditore ha omesso di riscuotere il proprio diritto entro un determinato lasso di tempo indicato dalla legge.

Il più delle volte, la prescrizione si verifica per le somme dovute alle cartelle esattoriali, ma nulla esclude che possa trattarsi anche di un debito tra privati o nei confronti di un’azienda.

I termini di prescrizione variano a seconda del tipo di obbligazione. In generale, per tutti i debiti derivanti dai contratti, la prescrizione è di 10 anni; per quelli invece conseguenti ad atti illeciti la prescrizione è di 5 anni.

Sul punto, leggi l’elenco sulla prescrizione crediti.

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