Pignoramento di beni di valore superiore al debito: come ottenere la riduzione

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Il creditore ha pignorato la mia automobile e alcune somme del conto corrente per un valore complessivo tre volte superiore al mio debito: è legittimo e come posso tutelarmi?

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Il creditore, che agisca in esecuzione forzata contro il debitore, è libero di pignorare beni di proprietà di quest’ultimo anche se hanno un valore superiore rispetto a quello del credito vantato.

Per esempio, il creditore potrebbe chiedere all’ufficiale giudiziario di prelevare un unico bene del valore di 10.000 euro, sebbene il proprio credito sia solo di 3.000 euro; oppure potrebbe pignorare più beni il cui valore sommato supera quello dei credito in esecuzione. Addirittura, si può pignorare il

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conto corrente del debitore arrivando a bloccare una somma superiore a quella effettivamente dovuta.

La ragione di ciò è presto spiegata.

La legge consente al creditore di pignorare beni (o denaro) del valore pari all’importo del proprio credito aumentato della metà.

Per esempio: se il creditore agisce per un credito di 1.000 euro, egli può pignorare il conto in banca per un valore di 1.500 euro, oppure potrebbe pignorare dei mobili (un lampadario, un armadio, un divano, ecc.) per un valore di 1.500 euro (ossia 1.000 euro + la metà di 1.000).

La ragione di questo aumento sta nel fatto che, all’esito della procedura esecutiva, il creditore avrà sostenuto delle spese legali e, in più, saranno scattati gli interessi. Pertanto, tale ulteriore valore pignorato servirà proprio a coprire queste ulteriori voci.

Ma, come si diceva, l’ufficiale giudiziario potrebbe anche pignorare un unico bene per un valore di gran lunga superiore rispetto al credito per il quale si agisce. Per esempio potrebbe essere asportato un televisore, di ultima generazione, del valore di 5.000 euro sebbene il creditore agisca per un credito di 1.000 euro.

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Che succede in questo caso?

All’esito della procedura esecutiva, il bene viene venduto all’asta, secondo le modalità che stabilisce il giudice dell’esecuzione. A quel punto, il ricavato viene utilizzato per soddisfare il creditore (sia nel capitale, che nelle spese e interessi). L’eventuale parte che eccede il valore del credito viene poi restituita al debitore. In pratica:

– quando vengono pignorati beni mobili, l’importo della vendita che supera quello preteso dal creditore viene restituito al debitore;

– quando viene pignorato il conto corrente, le somme che superano il credito sono sbloccate e rientrano nella piena disponibilità del debitore.

Riduzione del pignoramento

Il debitore, prima ancora di aspettare l’esito della vendita dei beni espropriati o l’assegnazione delle somme in conto corrente, può tutelarsi presentando al giudice un’istanza di riduzione del pignoramento [1]. Con tale facoltà, egli chiede al giudice di ridurre le somme pignorate perché di valore eccessivo o sproporzionato rispetto al credito per il quale si agisce.

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Il giudice decide entro venti giorni con ordinanza, sentiti il creditore pignorante e gli eventuali creditori intervenuti, e qualora l’importo complessivo pignorato sia eccessivo rispetto al credito può:

– se sono stati pignorati più beni mobili: limitare l’espropriazione solo a uno di essi fino all’importo dovuto più interessi e spese;

– se sono state pignorate somme del conto corrente: limitare il pignoramento al solo importo dovuto più interessi e spese;

– se sono stati pignorati beni immobili: limitare il pignoramento ad una sola o più parti di essi fino all’importo dovuto più interessi e spese.

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