Quali sono i beni durevoli?

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Come vengono classificati i beni economici in base alla durata, alla modalità di utilizzo, alla capacità di soddisfare un bisogno individuale o collettivo.

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Ti sarà capitato di sentire nominare, quando si parla al telegiornale dell’andamento dell’inflazione o dei dati sulla produzione industriale, dei vari tipi di beni economici classificati in base a diversi paramenti: la presenza di materialità, la loro funzione, la disponibilità nel tempo, ecc. Tra questi ci sono i beni che vengono distinti in base alla modalità con cui soddisfano i bisogni di un consumatore, ovvero i beni durevoli e quelli non durevoli. Quando si può dire che un oggetto appartenga ad uno o all’altro gruppo? Va da sé che, identificando

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quali sono i beni durevoli, per esclusione si arriva anche a capire quali sono i beni non durevoli.

La principale e più semplice differenza fra entrambi viene data dal loro utilizzo: il bene durevole è quello destinato a reggere nel tempo il suo uso prolungato, mentre il non durevole viene consumato velocemente. Il primo potrebbe essere una casa o un’auto, il secondo un chilo di pasta o un litro di benzina.

Vediamo di seguito la classificazione dei beni economici e, in particolare, quali sono i beni durevoli.

Beni economici: quali tipologie?

In economia, un bene è l’oggetto di cui si dispone in quantità limitata rispetto alla domanda, reperibile e utile poiché soddisfa un bisogno.

I beni economici possono classificarsi in base a tanti criteri. Ad esempio, sulla base della presenza o meno di materialità abbiamo:

In base alla capacità o alla possibilità di spostamento, distinguiamo:

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In base alla loro utilità vi sono:

In base alla scelta di utilizzo, troviamo:

In base al momento in cui verranno utilizzati, abbiamo:

In base alla loro capacità di soddisfare un bisogno, è possibile distinguere:

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In base al tempo per il quale vengono utilizzati, troviamo:

Quando si parla di beni durevoli?

Nel vedere quali sono i beni durevoli, abbiamo detto che si tratta di quelli che soddisfano più volte lo stesso bisogno, come la casa in cui si vive, l’auto che viene utilizzata più volte, la lavastoviglie che si avvia ogni giorno, ecc. La regola generale stabilisce che i beni durevoli restino tali per almeno tre anni. Nel tempo, non perdono la loro connotazione anche se hanno bisogno di riparazione o di manutenzione oppure se c’è bisogno di sostituire alcune delle loro parti. Si pensi, ad esempio, alla casa che ogni tanto necessita di una tinteggiatura, della sistemazione di balconi o grondaie, ecc. Resta, pur sempre, un bene durevole anche dopo 20 o 30 anni.

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Ovviamente, i beni durevoli rientrano nella categoria degli acquisti a lungo termine. Significa che chi li produce e li distribuisce deve allargare il più possibile la platea dei consumatori: conta di più, in questo caso, l’avere il maggior numero possibile di persone che comprano un’auto o un computer ciascuno. Diversamente, per i beni non durevoli oltre che sull’ampio numero di consumatori si punta alla fidelizzazione del cliente che può avere bisogno di acquistare frequentemente lo stesso prodotto (il pane, il latte, il burro, i prodotti per la cura personale, la cartuccia della stampante, ecc.).

Non bisogna dimenticare, infine, che i beni durevoli comprendono anche alcuni beni immateriali. Si pensa spesso alla casa, ai veicoli o ai mobili ma occorre anche segnalare, ad esempio, un brevetto, un diritto d’autore, un software. Beni che non vediamo ma che utilizziamo quotidianamente e che (si spera) durino nel tempo, anche più dei tre anni stabiliti dalla regola generale.

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