Aborto: l'Europa decide e fa discutere
L’Ue ha chiesto di inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali, così che nessuna futura decisione possa limitare il diritto ad abortire delle donne.
L’Europa ha scelto, e lo ha fatto grazie al pessimo esempio degli Stati Uniti, così cattivo da averla spinta a fare di tutto pur di evitare di seguirlo in futuro. Dopo la sconcertante decisione della Corte Suprema statunitense di abolire il diritto all’aborto negli Usa, il Parlamento Europeo ha deciso di correre ai ripari, chiedendo di sancirlo quale inviolabile, almeno a livello comunitario. L’obiettivo è quello di scongiurare che, in futuro, Paesi membri possano fare passi indietro da giganti come quello compiuto dall’America, limitando una libertà che le donne si sono conquistate col sangue decenni fa.
In una risoluzione non legislativa, il Parlamento Europeo ha chiesto di inserire il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. La risoluzione è stata approvata a Strasburgo oggi con 324 voti favorevoli, 155 contrari e 38 astenuti.
I deputati hanno affermato che va presentata al Consiglio una proposta di modifica dell’articolo 7 della Carta, che sancisce il rispetto della vita privata e della vita familiare, poiché «ogni persona ha diritto all’aborto sicuro e legale», e attendono ora che il Consiglio Europeo si riunisca per convocare una Convenzione per la revisione dei trattati.
Gli europarlamentari hanno espresso piena solidarietà e sostegno alle donne e alle ragazze negli Stati Uniti, a tutti coloro che sono coinvolti nella prestazione e nella promozione del diritto e dell’accesso all’assistenza legale e sicura all’aborto in circostanze così difficili, e chiedono al Congresso degli Stati Uniti di approvare un progetto di legge che tuteli l’aborto a livello federale, dopo che la Corte Suprema ha invalidato la sentenza Roe versus Wade.
I deputati hanno manifestato anche preoccupazione per un possibile aumento del flusso di denaro per finanziare gruppi anti-genere e anti-scelta nel mondo, anche in Europa, ed esortano i Paesi Ue a depenalizzare l’aborto, a eliminare e combattere le rimanenti restrizioni giuridiche, finanziarie, sociali e pratiche in alcuni Stati membri. I Paesi Ue, secondo l’Aula, dovrebbero garantire l’accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti, a servizi di assistenza sanitaria prenatale e materna, alla pianificazione familiare volontaria, a servizi adatti ai giovani, nonché alla prevenzione, al trattamento e al sostegno nella lotta all’Hiv, senza discriminazione alcuna.
La Commissione e gli Stati membri, secondo il Parlamento Europeo, dovrebbero intensificare il loro sostegno politico a favore dei difensori dei diritti umani e dei prestatori di assistenza sanitaria che lavorano per far progredire la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti (Sexual and reproductive health and rights). Il 9 giugno scorso, gli eurodeputati avevano approvato una risoluzione a sostegno della decisione
La risoluzione ha visto il voto contrario di buona parte del gruppo della destra Identità e Democrazia, inclusa quasi tutta la delegazione della Lega. L’eurodeputata leghista Gianna Gancia è l’unica ad aver votato a favore della risoluzione, risulta dal roll call del Parlamento, mentre alcuni europarlamentari del gruppo della destra si sono astenuti.
Come c’era da aspettarsi, diversi esponenti della destra italiana si sono scagliati contro la decisione assunta dagli europarlamentari. In primis, come spesso accade quando si affrontano questioni relative a diritti civili, il senatore leghista Simone Pillon (quello del family day, finito a processo per omofobia), che ha ricordato quanto per lui sia assurdo trattare l’aborto come un diritto rimarcando su quanto, a suo dire, le