Chi paga le tasse in Italia?
Il 43% della popolazione non paga tasse o paga importi irrisori. A pagare metà dell’Irpef è solo il 10% della popolazione.
Una lamentela piuttosto ricorrente e comune negli italiani è quella relativa all’entità della pressione fiscale: paghiamo troppe tasse. In realtà, seppur il grido di dolore proviene dall’intera popolazione, le imposte gravano unicamente su poche fasce di reddito. Solo queste dunque avrebbero ragione di dolersi; le altre invece non pagano un bel nulla, vuoi perché il reddito è troppo basso, vuoi perché beneficiano delle detrazioni fiscali, vuoi perché rientrano nella cosiddetta “no-tax area”.
Ma allora chi paga le tasse in Italia? Chi sono gli sfortunati che devono sobbarcarsi l’onere di mantenere un intero Stato coi suoi bonus assistenziali, i servizi sociali spesso inefficienti e una sanità che premia solo gli ospedali del centro-nord?
Si parla di massacro del ceto medio. Questo perché ben metà dell’Irpef raccolta dall’Erario proviene dal 10% dei contribuenti. Già: il 50% della raccolta della più importante imposta, quella sul reddito delle persone fisiche (appunto, l’Irpef), grava su 4 milioni di lavoratori, pensionati e imprenditori, i quali peraltro guadagnano circa 2mila euro netti al mese. La vecchia borghesia è stata letteralmente spazzata fuori da una pressione fiscale che premia o i super ricchi (che possono portare i propri redditi all’estero o realizzare operazioni societarie elusive) o i super poveri (che, alla fine, vivono di rendita, mantenuti da un Paese che, per Costituzione, non li lascia mai soli).
Indice
Chi paga le tasse in Italia?
Stabilire «chi paga le tasse in Italia» significa verificare chi versa l’Irpef. Per chi non è un imprenditore, infatti, l’unica imposta diretta sul reddito è appunto questa. Non ve ne sono altre. Dunque, verificare come è distribuito il peso dell’Irpef nel nostro Paese significa avere una mappa di chi, al di là delle lamentele, paga effettivamente le tasse.
Ebbene, in Italia, sono 41,3 milioni i contribuenti soggetti all’Irpef. Tale analisi è stata condotta dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali incrociando i dati messi a disposizione dal Dipartimento del ministero dell’Economia e delle Finanze, e i dati Istat sulla popolazione residente. Il report si è basato sui redditi delle persone fisiche dichiarati nel 2021, ossia percepiti nel 2020.
Lo studio prende innanzitutto in considerazione due fasce di reddito: quelle che arrivano fino a 7.500 euro e quelle tra 7.500 e 15.000 euro all’anno (circa 1.000 euro netti al mese). Si tratta di quasi la metà dei contribuenti, per l’esattezza il 43,68%. Che sia per evasione fiscale, lavori precari, part-time o difficoltà economiche è un dato di fatto. Ebbene, tali contribuenti hanno versato, nelle casse dello Stato, solo il 2,31% di tutta l’Irpef, pur beneficiando gratuitamente di servizi socio-assistenziali come la sanità. Mentre oltre il 95% del gettito Irpef arriva dagli altri 23 milioni di contribuenti e ha una distribuzione tutt’altro che omogenea.
Di questo 95%, ci sono 2,2 milioni di italiani che dichiarano più di 50mila euro all’anno e versano quasi il 40% di tutta l’Irpef con aliquote effettive medie dal 27% al 36%.
Subito sotto di loro ci sono le due fasce dei redditi: quella da 15mila a 29mila euro e da 29mila a 50mila euro, con aliquote effettive del 14,5% e del 21% circa. Da ognuna di esse arriva più del 25% del gettito Irpef totale. Si tratta soprattutto di dipendenti e pensionati che di fatto finanziano buona parte della macchina pubblica.
In particolare, la fascia di reddito più svantaggiata, perché su di essa grava tutta la restante Irpef, è quella che va da 29.000 a 35.000 euro annui. Questa paga il 71,5% di tutta l’Irpef.
In Italia si pagano molte tasse?
Pertanto – conclude lo studio che abbiamo citato – «non è vero, o almeno è vero solo per una piccola parte di contribuenti, che siamo un Paese oppresso dalle tasse e che va ridotta la pressione fiscale; quel che si dimentica di specificare è che a pagarle è solo il 42,94% della popolazione che ne versa oltre il 91%, mentre il restante 57% non solo paga assai poche tasse ma è anche totalmente a carico della collettività a partire dalla spesa sanitaria».
Dati alla mano, è chiaro che non sono solo i ricchi a evadere le tasse, ma siamo davanti a un fenomeno di evasione di massa.
Non è tutto. La maggioranza dei contribuenti che comunque versa l’Irpef gode di un’aliquota estremamente agevolata. In particolare, secondo le stime del Sole 24 Ore, su dieci contribuenti che dichiarano redditi sottoposti all’Irpef, otto hanno un’imposta “effettiva” inferiore o uguale al 15%.
Come si spiega? L’Irpef ha aliquote marginali che vanno dal 23% al 43%, ma il suo peso reale dipende dalle deduzioni e dalle detrazioni. Così, su circa 40 milioni di contribuenti con redditi superiori a zero, ce ne sono 31,4 per i quali l’incidenza dell’imposta netta sul reddito complessivo non va oltre il 15 per cento. Di questi, 9,4 milioni hanno addirittura un’imposta nulla. È un risultato – quest’ultimo – dovuto soprattutto alla no tax area, cioè alla detrazione per dipendenti e pensionati che azzera l’Irpef per i redditi più bassi. Lo si vede bene nella fascia di reddito fino a 7.500 euro all’anno, rilevata dalle statistiche delle Finanze rielaborate dal Sole 24 Ore del Lunedì: qui ci sono 9,1 milioni di contribuenti, ma solo 2,1 versano davvero l’imposta (260 euro in media).