Quanto costa morire
Il caro energia incide anche sulle esequie per chi opta per la cremazione. Ecco, mediamente, ciò che si spende per un funerale e cosa si può detrarre.
A vedere bene quanto costa morire, a uno gli passa la voglia. Un funerale non è mai stato molto economico ma da quando il prezzo dell’energia elettrica è andato alle stelle, passare a miglior vita è diventato meno conveniente. Quasi quasi, meglio restare vivi.
Se proprio non se ne può fare a meno, è opportuno dire a chi resta e deve organizzare le esequie di scegliere la tradizionale inumazione nella classica tomba di famiglia senza optare per la cremazione. Perché è proprio questa la scelta più cara. Recentemente, le imprese del settore hanno denunciato rincari delle bollette fino al 500%. Aumenti che, ovviamente, rischiano di ricadere almeno in parte sulla famiglia del defunto. Anzi, chiamatelo pure «caro» estinto. In tutti i sensi.
Un problema non da poco perché rischia di avere degli effetti a catena: se la cremazione costa troppo, è inevitabile che le famiglie tornino a prediligere la normale sepoltura, il che costringerà i Comuni nel tempo ad ampliare i cimiteri. Perché, a parità di morti, senza la cremazione ci vuole più spazio per ospitarli.
Vediamo quanto costa dare l’ultimo saluto a un parente e sistemare la sua salma.
Indice
Quanto costa un funerale?
Un funerale viene a costare mediamente da 1.250 a 3.300 euro. Prezzi che, però, ultimamente registrano dei rincari se si sceglie la cremazione, per via dell’aumento dell’elettricità necessaria ad alimentare i forni.
Vediamo qualche cifra, tenendo conto che ci possono essere tre tipologie di funerali, cioè quello tradizionale, quello essenziale e quello denominato «signorile».
Un funerale essenziale prevede di solito la bara ed il carro funebre di qualità economica, e le persone che portano la cassa (vengono chiamati «valletti»). Se è prevista la sepoltura, il costo si aggira attorno ai 1.250 euro. Se, invece, viene scelta la cremazione (caro energia a parte) si va sui 1.350 euro. Il costo aumenta di altri 100 euro se si vuole sistemare la salma in un loculo.
Il funerale tradizionale prevede la cassa e il carro funebre standard, le persone che portano la bara, la vestizione della salma e i fiori. I costi variano, a seconda della scelta fatta tra sepoltura, cremazione o loculo, da 1.750 a poco più di 2.000 euro.
Più elevato, come si può immaginare, il costo del funerale signorile, che prevede gli stessi servizi del funerale tradizionale ma con cassa e carro funebre pregiati. In questo caso, i costi vanno dai 3.000 ai 3.300 euro mediamente.
Attenzione, però: questi sono i costi stimati dell’agenzia di pompe funebri. Occorre, poi, aggiungere il costo della tomba o del loculo, che varia a seconda dei Comuni, più le tasse e i servizi cimiteriali, anche questi decisi da ogni ente pubblico.
Quando viene pagato il funerale dal Comune?
Ci sono dei casi in cui l’Amministrazione comunale decide di accollarsi le spese di un funerale. Si tratta di situazioni veramente particolari e per le quali viene scelta la tipologia più economica.
È il Comune a decidere, poiché non è obbligato a farlo, ma di norma l’ente locale paga le esequie in toto o in parte:
- del defunto che appartiene a una famiglia indigente impossibilitata a pagare anche la cassa meno costosa (funerale sociale);
- del defunto nullatenente e senza famiglia (funerale di povertà).
Quanto si può recuperare dalle spese del funerale?
Le spese funebri fino ad un massimo di 1.550 euro beneficiano della detrazione fiscale del 19%, il che vuol dire che si potranno recuperare non più di 294,50 euro..
Alla detrazione può accedere chi ha effettivamente sostenuto la spesa, anche se non è parente del defunto. Si pensi all’amico di una vita che ha voluto pagare il funerale perché la famiglia del caro estinto versa in difficoltà economica.
Si può detrarre tutto ciò che è riconducibile al funerale, come ad esempio la fattura dell’agenzia di pompe funebri, i diritti cimiteriali per la tumulazione o il seppellimento, la fattura del fiorista, la spesa della cremazione, quella per i diritti comunali relativi all’affissione degli annunci funebri, ecc. La legge, infatti, impone il criterio di «attualità» per poter accedere alla detrazione del 19%. Che cosa significa?
Vuol dire che non è possibile recuperare alcunché da ciò che viene speso oggi per avere la sistemazione un domani. Ci sono, infatti, delle persone che per i motivi più vari acquistano in vita un loculo o una tomba da occupare il più tardi possibile. Forse per non gravare un domani sulle tasche dei figli, forse perché vogliono una sistemazione accanto a un parente o chissà per quale altra ragione. Chiamiamolo pure «investimento immobiliare» su quella che, a Dio piacendo tra molto tempo, diventerà per il proprietario la sua abitazione principale.