Furto d’identità su Facebook: cosa fare?

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Chi risponde dei contenuti offensivi e diffamatori pubblicati dal falso titolare dell’account? A chi e come denunciare il fatto?

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Immagina di ricevere un’e-mail dal tuo capo che ti comunica il licenziamento. Il motivo? Certe cose poco ortodosse che hai pubblicato sulla tua bacheca di Facebook. Poco dopo, tua moglie ti mette le valigie sulle scale e ti dice di andartene via. Ma perché? Esattamente per la stessa ragione: sul tuo profilo di Facebook hai fatto i complimenti ad un’avvenente ragazza scrivendole quanto sei stato bene con lei la sera scorsa, quella in cui, in teoria, ti eri fermato al lavoro per una riunione. Ma non è finita: un avvocato ti ha mandato una raccomandata per informarti che sei stato querelato per diffamazione a causa di certi post offensivi pubblicati sulla tua bacheca. Che sta succedendo? Se davvero non sei stato tu a combinare tutti quei guai, vuol dire che l’ha fatto qualcun altro al posto tuo, con il tuo nome e la tua foto. Insomma, hai subìto un

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furto di identità su Facebook. Cosa fare per rimediare?

Innanzitutto, denunciarlo e subito. Altrimenti si rischia di dover rispondere di tutto quello che il malintenzionato ha scritto. Farlo in un secondo momento o non farlo e scusarsi con i destinatari potrebbe essere troppo tardi. Così ha stabilito recentemente la Cassazione. Vediamo perché.

Furto d’identità su Facebook: cosa si intende?

Il furto di identità su Facebook avviene quando qualcuno apre sul social network un profilo falso utilizzando il nome e l’immagine di un’altra persona identificabile. Non un nome e un cognome a caso con una qualsiasi foto ma proprio un’identità che corrisponde a quella di un’altra persona, che sia già utente o meno.

Questa azione comporta la commissione di un doppio reato. In primis, quello di sostituzione di persona [1], che scatta quando qualcuno finge di essere un altro per compiere atti illeciti. Più nello specifico, la normativa punisce «chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici». La pena prevista è la reclusione fino ad un anno.

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Il secondo delitto commesso da chi mette in atto un furto d’identità su Facebook è quello di frode informatica [2]. In questo caso, il Codice penale contesta la condotta di chi «alterando in qualsiasi modo il funzionamento di un sistema informatico o telematico o intervenendo senza diritto con qualsiasi modalità su dati, informazioni o programmi contenuti in un sistema informatico o telematico, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno». La pena prevista in questo caso è la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 51 a 1.032 euro. Ma, nel caso del furto d’identità su Facebook si rischia di più. Il Codice, infatti, parla di reclusione da due a sei anni e di una multa da 600 a 3.000 euro «se il fatto è commesso con furto o indebito utilizzo dell’identità digitale in danno di uno o più soggetti».

Furto d’identità su Facebook: come avviene?

Rubare l’identità di un utente di Facebook è molto più semplice di quanto si possa immaginare. Basta visualizzare il profilo della «vittima», scaricare e salvare le sue foto e le sue informazioni principali (nome, cognome, città di residenza e quant’altro l’ignaro utente abbia riportato sul suo account) ed aprire una nuova pagina inserendo tutti questi contenuti, registrandosi con un indirizzo di posta elettronica diverso.

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A tal fine, non guasta fare ogni tanto la ricerca di sé stessi sull’apposita barra del social network, per controllare che non ci siano degli altri account con lo stesso nome e la stessa foto.

Furto d’identità su Facebook: chi ne risponde?

Secondo la Suprema Corte [1], chi non denuncia un furto d’identità su Facebook risponde in prima persona degli eventuali contenuti diffamatori trovati sulla sua bacheca.

Confermando quanto era già stato stabilito dalla giurisprudenza, la Cassazione ha ribadito che non reagire formalmente al furto d’identità con una denuncia alle forze di polizia comporta l’attribuzione della paternità dei contenuti alla persona intestataria del profilo social. Vuol dire che se una persona presenta querela per diffamazione contro Mario Rossi per insulti e offese alla sua reputazione, non conta il fatto che il sig. Rossi non sia stato l’autore materiale dei post: basta che il comportamento diffamatorio provenga dal profilo Facebook di Mario Rossi e che questi non abbia denunciato alcun furto d’identità.

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Cosa fare in caso di furto d’identità?

Chi viene a sapere di essere stato vittima di un furto d’identità su Facebook deve, quindi, presentare denuncia alle forze di polizia, in modo che se poi qualcuno lamenta di essere stato da lui offeso sia chiaro che i post può averli scritti qualcun altro.

Ma deve anche segnalarlo al social network. Nel menu del proprio profilo c’è una sezione di «aiuto e assistenza» occorre inviare la segnalazione a Facebook affinché l’account falso possa essere bloccato o eliminato. Il sistema offre una guida passo dopo passo per la segnalazione e la risoluzione del problema. Verrà chiesto di modificare la password (cosa che, comunque, andrebbe fatta periodicamente, proprio per evitare dei problemi con qualche malintenzionato) e di controllare le attività di accesso recenti.

Alcuni segnali che possono far pensare ad una manomissione del profilo sono:

Per segnalare il falso profilo, dunque, bisogna:

Dopodiché, occorre seguire le istruzioni che appaiono sullo schermo.

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